Federico Solmi e la mostra negata ad Ancona. Ovvero, come la censura trascina l’arte nella quotidianità…

Segreti e misteri, o forse vizi della comunicazione. Fai una mostra ad Ancona di un artista affermato a livello internazionale, premiato dal Guggenheim a New York, invitato a rassegna importanti come la Biennale di Santa Fe? Sulla stampa, nazionale o locale, ti becchi se va bene un trafiletto a pagina 37. Poi accade che lo […]

Federico Solmi

Segreti e misteri, o forse vizi della comunicazione. Fai una mostra ad Ancona di un artista affermato a livello internazionale, premiato dal Guggenheim a New York, invitato a rassegna importanti come la Biennale di Santa Fe? Sulla stampa, nazionale o locale, ti becchi se va bene un trafiletto a pagina 37. Poi accade che lo stesso artista sia vittima di un episodio di censura? Prima pagina garantita – specie sulla stampa locale -, e paginoni con interviste e riflessioni sociologiche.
Perché? Ci sarebbe materia per un saggio: una mostra d’arte interessa solo una nicchia di pubblico, la censura invece evoca visioni apocalittiche, restrizioni della libertà, fa emergere paure ancestrali sopite da secoli, ma mai del tutto rimosse dal bagaglio emozionale. Poi ci sono ragioni più “leggere”, cronachistiche, quasi gossippare: “quell’artista ha raffigurato il Papa pornomane, non può fare la mostra prima del Congresso Eucaristico”, oppure “ma sì, perché no, la libertà di espressione deve essere inviolabile”. E via banalizzando, fin dentro il Bar dello Sport.
Avete capito? Si parla di Federico Solmi, e della questione legata alla sua (vietata) mostra alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Ne abbiamo parlato due giorni fa, non stiamo qui a ripetere tutto, semmai leggetevi l’articolo linkato. Noi tiravamo le somme, facendo il punto della situazione oggi, quando si attende solo il pronunciamento del TAR. Ma la questione ha tenuto banco per mesi, con le modalità che tracciavamo sopra. Un caso esemplare, da incorniciare: come la pagine di quotidiani, che potete leggere nei pdf allegati…

Solmi blasfemo: niente mostra, ad Ancona c’è il Congresso Eucaristico. Ora la parola al Tar…

Il contenuto prosegue a seguire

Iscriviti a Incanti. Il settimanale di Artribune sul mercato dell'arte

 
 

Il Resto del Carlino 1
Il Resto del Carlino 2
Il Resto del Carlino 3
Il Resto del Carlino 4
Il Corriere Adriatico

 

Iscriviti alla nostra newsletter
CONDIVIDI
Valia Barriello
Valia Barriello, architetto e ricercatrice in design, si laurea nel 2005 presso il Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, con la tesi "Una rete monumentale invisibile. Milano città d'arte? Sogno Possibile". Inizia l’attività professionale collaborando con diversi studi milanesi di architettura fino a che la passione per gli oggetti quotidiani e il saper fare con mano la spingono verso il design e verso il mare. Inizia così un dottorato in Design presso la facoltà di Architettura di Genova che consegue nel 2011 con la tesi di ricerca "Design Democratico". La stessa passione la porta anche alla scrittura che svolge per diverse testate del settore e all’allestimento e curatela di mostre di design. Porta avanti contestualmente all'attività professionale la ricerca sui temi che ruotano intorno al design democratico all'autoproduzione e all'utilizzo di materiali di scarto. Attualmente lavora presso uno studio milanese, collabora con la NABA come assistente del designer Paolo Ulian e cura la rubrica di design per Artribune.