Una commistione di temi dal sociale al politico, dalla cronaca al cinema. Andrea Salvino (Roma, 1969) propone, attraverso analogie sottili e rimbalzi: morti, da quella di Claretta Petacci per mano dei partigiani a quella di un comune soldato tedesco; erotismo, in una scena nudista disegnata sulla busta di un telegramma tedesco; il mondo intellettuale, rifacendo il volto di Voltaire su carta fotografica. L’immagine potente passa tramite il ricordo al déjà-vu in lavori che richiamano le costanti lotte di classe.
Nella grande tela – dal tratto realista di stampo neo-divisionista – Barbarella, la protagonista femminile del film di fantascienza del 1968 che influenzò più di una generazione, è distesa in una radura. Di fronte, un dipinto di un bamboccio in una cantina. Forse siamo noi davanti a tanti eventi della storia cui non prendiamo parte o posizione? Salvino ci vuole dire che il momento giusto per la rivoluzione non c’è mai, perché è sempre troppo presto o troppo tardi?
Martina Adami
Roma – fino all’11 settembre 2015
Andrea Salvino – Troppo presto troppo tardi
STUDIO SALES
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