Punti esclamativi, interrogativi, parentesi tonde e persino graffe. La mostra di Gabriele De Santis (Roma, 1983) da Frutta sembra essere stata concepita da un chatteur. Dopotutto uno dei paradossi del nostro tempo smartphonizzato è il sopravvento inatteso che ha avuto la scrittura sulle altre forme di comunicazione. L’idea di fondo è di dare dignità di ready made al monogramma “muto”, che, isolato e quindi ulteriormente silenziato, finisce per assumere un plus di significato. Certo, mettere insieme atomizzazione del typing ed estetica minimal-pop è un po’ poca cosa. Ma De Santis è bravo a rendere preziosi e sottilmente pulsanti i suoi lavori in apparenza così facili. Ci riesce con poche e affilate mosse: mette le ruote ai quadri come fossero skateboard; fa delle parentesi presenze marmoree, con tanto di venature; fonde in modo tanto leggiadro quanto straniante simboli grafici incongruenti. Com’è pop (per non dire camp) ormai il concettualismo.
Pericle Guaglianone
Roma // fino al 26 aprile 2014
Gabriele De Santis – Dear Michael,
FRUTTA GALLERY
Via Giovanni Pascoli 21
06 68210988
[email protected]
www.fruttagallery.com
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