Le immagini di Giacomo Costa (Firenze, 1970) potrebbero tranquillamente essere scenografie di un film americano post-apocalittico, nel delineare mondi oscuri e desolati dove l’uomo è assente fisicamente, ma onnipresente come agente distruttivo. Tecnicamente ineccepibili, sorretti da impalcature alla Yona Friedman e labirintici come carceri di Piranesi, questi ibridi di fotografia, architettura e science fiction diventano “pura” pittura digitale, visioni caleidoscopiche di equilibri ambientali irrimediabilmente alterati. In mostra anche una serie di ironici autoritratti inediti, nei quali l’esplorazione di un vasto campionario di stereotipi sociali, sommato all’uso del travestimento e al ricorso a immagini tratte da immaginari mediatici comuni, stempera cupi presagi catastrofici e suggerisce un percorso di ricerca che analizza da più punti di vista concettuali – etici e satirici – la manipolazione e la trasformazione nella rappresentazione fotografica.
Marta Veltri
Roma // fino al 28 novembre
Giacomo Costa – Visioni Apocrife
SMART
Piazza Crati 6/7
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