David Adamo, Sophie Bueno-Boutellier, Gianni Caravaggio, Jason Martin, Gianni Piacentino, Dan Shaw-Town: sono i nomi degli artisti in mostra da Unosunove, ma sono anche i primi di un lungo elenco di ossessionati dall’arte. Meglio, da un singolo aspetto della tecnica o della materia che permette all’arte di incarnarsi. La dimensione teatrale di Adamo, lo spazialismo della Bueno-Boutellier, il “seme” generativo di Caravaggio, l’alluminio di Martin, il neo-futurismo di Piacentino e il segno a grafite di Shaw-Town sono tante facce dello stesso fenomeno: la ripetizione ossessiva di un’idea contribuisce alla formazione dell’identità, del “myself” whitmaniano, evocato dal titolo della mostra. “La reiterazione di un gesto nel tempo rievoca la funzione del mantra […] che rappresenta un’energia mentale tale da provare la convinzione e dunque l’esistenza di un pensiero, di un modo di essere”, scrive Carmen Stolfi nel testo critico sulla mostra. L’importante è che a farne le spese non sia il percorso nella produzione del singolo artista, sacrificato sull’altare della monomania.
Chiara Ciolfi
Roma // fino all’11 maggio 2013
Song of Myself
1/9 UNOSUNOVE
Via degli Specchi 20
06 97613696
[email protected]
www.unosunove.com
1 / 18
2 / 18
3 / 18
4 / 18
5 / 18
6 / 18
7 / 18
8 / 18
9 / 18
10 / 18
11 / 18
12 / 18
13 / 18
14 / 18
15 / 18
16 / 18
17 / 18
18 / 18
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati