Antonio Ligabue, la scaltra follia a Lucca

Ottanta opere del controverso (ma popolarissimo) artista di Gualtieri arrivano a Lucca. Per una retrospettiva “decentrata”, impegnata a sfatare tanti miti e semplificazioni. Obiettivo: cercare una traccia che vada oltre l’ingenua follia. Al Lu.C.C.A., fino al 9 giugno.

Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965) è forse la più tipica incarnazione dello stereotipo del “pittore folle”: un van Gogh italiano andato assai di moda negli Anni Sessanta, celebrato ancora di recente con grandi retrospettive (come quella alla Fondazione Magnani Rocca del 2011) e immancabile protagonista di mostre dedicate al tema della follia (come quella ancora in corso al MAR di Ravenna). Ma di fronte al quasi assicurato successo di pubblico, la continua riproposizione della sua opera sotto i termini dell’Art Brut rischia alla lunga di svilirne lo spessore artistico. L’operazione proposta da Maurizio Vanni al Lucca Center of Contemporary Art cerca quindi di porsi in controtendenza rispetto a questa inclinazione: l’obiettivo è rinarrarne la storia, riconoscendovi piuttosto le tracce di una consapevolezza tecnica ed espressiva.
Alla luce di queste ottime (per quanto non universalmente condivisibili) premesse, la mostra tenta di offrirne le prove sostanziali. La serietà dell’operazione è garantita dalla consulenza di Sergio Negri (responsabile dell’autenticazione e catalogazione delle opere di Ligabue), arricchita da tre piccoli inediti e dal consueto ottimo allestimento su sfondo neutro. L’obliquità della selezione, che preleva solo due tra i “pezzi forti” del pittore (Autoritratto con farfalla e Testa di tigre) e lascia grande spazio al disegno e alla scultura, potenzia una pars destruens volta a forare un “canone” ormai dato per acquisito. Ma, alla resa dei conti, il suo contraltare costruttivo sembra latitare.

Antonio Ligabue, Autoritratto con farfalla, 1956-57, olio su tavola

Antonio Ligabue, Autoritratto con farfalla, 1956-57, olio su tavola

A guidare il visitatore in mostra, i pannelli esplicativi offrono qualche spunto interessante, ma non certo una traccia esaustiva. L’agile catalogo ovvia in parte a questa mancanza, ma solo a visita conclusa. E neppure avrebbe guastato qualche spiegazione in più sulle tecniche compositive, o anche sull’intricata vicenda dei bronzi, di cui pure la mostra può vantare 20 copie sulle 25 autorizzate. E proprio a questo riguardo l’allestimento cede a qualche vezzo di troppo, quando per esempio la figura del Duce (Statua equestre), realizzata controvoglia e “dispettosamente” da Ligabue, domina dall’alto il ben più vibrante bestiario.
Questa mostra, insomma, sembra aprire una strada davvero nuova, senza però batterla con la dovuta sicurezza. E a volte, pure di fronte alla serietà d’impostazione, vi si possono percepire le tracce di quello “stupore muto” che tanto ha esaltato (e inflazionato) l’arte di Ligabue, indebolendo però la consapevolezza critica.

Simone Rebora

Lucca // fino al 9 giugno 2013
Antonio Ligabue – Istinto, genialità e follia
a cura di Maurizio Vanni
Catalogo Silvana Editoriale
LU.C.C.A.
Via della Fratta 36
0583 571712
[email protected]
www.luccamuseum.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Simone Rebora

Simone Rebora

Laureatosi in Ingegneria Elettronica dopo una gioventù di stenti, Simone capisce che non è questa la sua strada: lascia Torino e si dedica con passione allo studio della letteratura. Novello bohémien, s’iscrive così alla Facoltà di Lettere a Firenze, si…

Scopri di più