Fuck Taboo: l’omosessualità esposta
Camera 16 si trasforma in Wunderkammer saturando i suoi spazi di fotografie, disegni, stampe e collage di artisti eterogenei. Per ragioni espressive, cronologiche, geografiche. Il comune denominatore è il tema: l'omosessualità. A Milano fino al 30 marzo.
![Fuck Taboo: l’omosessualità esposta](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2013/02/88-813x1024.jpg)
Se è vera la distinzione operata da Judith Butler tra sesso biologico e gender, intendendo quest’ultimo come prodotto e identità culturale, allora arte e gender è un binomio caldo dalla fine degli Anni Sessanta. Da quella data si può parlare di arte omosessuale, dichiarata e cosciente. Parallelamente alle lotte del movimento per i diritti civili, essa si determina attraverso la forza politica delle immagini e dei corpi, esponendo gli aspetti più radicali e meno assimilabili di un’identità che, fino allora, era esistita nel closet della società e, nell’arte, in forme cifrate e allusive.
Le molte opere di Fuck Taboo sono allestite senza didascalie, fino a saturare le pareti seguendo un criterio dichiaratamente a metà tra la camera delle meraviglie e la dark room, a voler in principio scioccare per poi avvolgere. Ci sono nomi sacri come Larry Clark e Wolfgang Tillmans e lavori meno noti come l’eccellente reportage di Lisetta Carmi sui travestiti genovesi o di Zanele Muholi sulle discriminazioni in Sudafrica. Ci sono opere leggere e divertite oppure di pura contemplazione estetica dei corpi come i nudi mapplethorpiani di Gianpaolo Barbieri; c’è l’aspirazione a una normalità ridiscussa di Lovett/Codagnone, come i pugni nello stomaco programmatici di Bruce LaBruce.
Un’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte omosessuale, ma soprattutto per verificare se l’uscita dalla marginalità ne ha affievolito o incrementato l’impatto.
Alessandro Ronchi
Milano // fino al 30 marzo 2013
Fuck Taboo
a cura di Carlo Madesani
CAMERA 16
Via Pisacane 16
02 36601423
[email protected]
www.camera16.it
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