Nel cosiddetto Fabbro, art-dépendance della Galleria Shammah, Zlatko Kopljar installa – fino all’8 dicembre – la sua prima personale. L’artista, nello spazio avvolgente di una videoinstallazione, si mostra tre volte vestito di luce. Trinità di un memoriale della commemorazione.
Zlatko Kopljar - K15 - 2012 - courtesy Galerie Isabella Czarnowska, Berlino e Galleria Suzy Shammah, Milano
Zlatko Kopljar (Zenica, 1962; vive a Zagabria), dopo la sua prima rivelazione, a seguito cioè del progetto di performance interiore dei K9-Compassion (dove K, ancora oggi, è l’acronimo di Konstrukcija, ‘costruzioni’), presenta la sua prima personale milanese nell’outer space della Galleria Shammah. Nel cortile interno, la struttura del cosiddetto Fabbrorende omaggio alla simmetria della commemorazione di K15, K16 e K17. I tre video proiettano nel buio del’art-dépendance gli ultimi riti del progetto-K, iniziato da Kopljarnel 1997. L’artista, nel pieno del silenzio, smaterializza la propria immagine tre volte, all’interno di tre filmati differenti. Indossando un vestito che rifrange qualsiasi fonte luminosa, si aggira per la notte cittadina, scortato come un fantasma vivente, memore, meditativo e rievocativo di gesti archetipico-storici quali, ad esempio, la Genuflessione di Varsavia (1970).