Il videogioco Rise of Ruins porta il Parco Archeologico di Sepino sullo smartphone. Gaming che genera accessibilità
I giocatori vestono i panni del direttore del parco, cercando di gestire le diverse attività della struttura, dalla catalogazione dei reperti all'amministrazione di tutti i giorni
L’accessibilità museale è uno dei temi più urgenti e trasformativi nel dibattito culturale. Non riguarda più soltanto l’eliminazione delle barriere fisiche o l’introduzione di strumenti compensativi, ma la capacità di rendere la cultura comprensibile, partecipabile e coinvolgente per pubblici diversi, attraverso linguaggi che appartengono davvero alla vita contemporanea. In questo scenario il gaming sta assumendo una nuova centralità: è un ambiente di apprendimento, un dispositivo narrativo, un’opportunità di apertura. È una lingua condivisa che permette di avvicinare la complessità, di esplorare il patrimonio e di trasformare la percezione dei musei in spazi dinamici e inclusivi.
“Rise of Ruins”, il videogioco del parco archeologico di Sepino
Un esempio significativo di questo cambiamento arriva dal Parco Archeologico di Sepino, in Molise, che con il progetto Rise of Ruins introduce il primo videogioco gestionale ambientato in un sito archeologico reale in Italia. Al centro del gioco c’è Altilia-Saepinum, ricostruita digitalmente con rigore scientifico: aree di scavo, reperti, strutture e ambienti musealizzati diventano lo scenario di un’esperienza interattiva che permette a chiunque – studenti, famiglie, appassionati, professionisti – di scoprire cosa significa davvero dirigere un parco archeologico.
Come si gioca a “Rise of Ruins”, il videogioco del parco archeologico di Sepino
In “Rise of Ruins”, sviluppato dal collettivo internazionale TuoMuseo, il giocatore assume la responsabilità del direttore del sito: deve organizzare campagne di scavo, restaurare reperti, progettare allestimenti, bilanciare budget, affrontare imprevisti. Il videogioco traduce così in dinamiche immediate la complessità del lavoro quotidiano che sostiene un bene culturale, rendendo percepibili quelle funzioni – ricerca, tutela, valorizzazione – che di solito restano invisibili al pubblico. È un modo per restituire il dietro le quinte del patrimonio, mostrando come ogni scelta sia frutto di competenze tecniche, sensibilità culturale e strategie gestionali.
Accessibilità museale attraverso il gaming
Il valore più innovativo del progetto, però, emerge nel modo in cui Rise of Ruins interpreta e amplia il concetto di accessibilità. Il videogioco rende immediatamente comprensibili processi archeologici e museografici attraverso azioni intuitive, utilizzando un linguaggio naturale per le generazioni più giovani e creando una soglia d’accesso che non chiede preparazione, ma curiosità. Allo stesso tempo, permette a chi gioca di assumere un ruolo attivo, favorendo un legame emotivo che rende il patrimonio percepito come qualcosa di vivo e fragile, di cui ci si sente responsabili. La fedeltà scientifica con cui sono ricostruiti scavi, restauri e fasi di musealizzazione offre inoltre un valore formativo concreto a studenti e giovani professionisti, che trovano nel gioco una simulazione credibile delle dinamiche reali del settore. In questo intreccio di comprensione, coinvolgimento, emozione e formazione, il gaming si rivela un modello di accessibilità capace di ampliare l’ingresso al patrimonio e moltiplicare le modalità di partecipazione.
Rise of Ruins è gratuito, disponibile su Google Play e App Store: una scelta che ne amplifica ulteriormente la portata sociale. Non sostituisce la visita reale, ma la prepara, la accompagna, la prolunga. Trasforma lo smartphone in un luogo di avvicinamento al patrimonio e suggerisce come il museo possa estendersi oltre i confini fisici, diventando un ecosistema di esperienze integrate. L’esempio di Sepino mostra che innovazione e tutela non sono in contraddizione: un parco archeologico può diventare digitale senza perdere autenticità; anzi, può amplificare le occasioni per essere conosciuto, compreso, frequentato. Il futuro dell’accessibilità passa da questa capacità di ibridazione: non è una questione di strumenti, ma di visione. Il gaming, quando è guidato da rigore scientifico e responsabilità culturale, è uno degli strumenti più promettenti per costruire musei più aperti, più leggibili e più capaci di dialogare con le comunità del presente.
Giulia Silvia Ghia
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