Dentro l’84 di Tokyo: il bar segreto che custodisce 40 anni di storia della Nintendo

A Shibuya, in un luogo inaccessibile senza prenotazione, Toru “Chōkan” Hashimoto apre ad Artribune il suo scrigno di memorabilia: disegni autografati da Miyamoto e Aonuma, cimeli unici di Pokémon e Zelda, e racconti di una vita con Nintendo

A Shibuya, nel centro di Tokyo, una porta anonima nasconde uno dei luoghi più misteriosi e desiderati dal mondo del gaming. Nessuna insegna, nessuna posizione sulle mappe: chi ne conosce l’indirizzo lo custodisce gelosamente. All’interno, ogni centimetro di parete è ricoperto di memorabilia raccolti in oltre quarant’anni: un disegno originale di Mario realizzato da Shigeru Miyamoto, uno spartito firmato da Koji Kondo, un’illustrazione di Link mangiando una ciotola di riso autografata da Eiji Aonuma, una bozza di Lakitu di Takashi Tezuka, Pikachu disegnato dal team di Game Freak. In mezzo a questi tesori, Toru “Chōkan” Hashimoto accoglie un massimo di quindici persone alla volta per l’84tour, un format esclusivo che include souvenir personalizzati e la possibilità di ascoltare dalla sua voce storie vissute dentro Nintendo, negli anni in cui il Famicom e il Super Famicom stavano cambiando per sempre il mondo dei videogiochi.

L’intervista a Toru “Chōkan” Hashimoto

Può ricordare il momento preciso in cui ha capito che l’84 doveva diventare una meta di culto per gli appassionati di videogiochi di tutto il mondo?
All’inizio del 2020, poco prima che il COVID arrivasse in Giappone, ho pensato che fosse il momento di aprire questo luogo anche a chi non era membro. Fino ad allora l’84 era rimasto privato, frequentato solo da colleghi e amici dell’industria. La pandemia, con la chiusura di tanti locali e le difficoltà del settore, mi ha spinto a pensare che fosse il momento di condividere questa collezione più ampiamente, pur mantenendo un accesso calmierato. Così è nato l’84tour, con prenotazione obbligatoria e gruppi ristretti, per dare a più persone la possibilità di vivere questo spazio in modo autentico.

Quanto è stato importante il suo network di ex colleghi Nintendo per costruire una collezione così rara e iconica?
Direi che è stato tutto. Ogni singolo oggetto che vedi qui è un dono diretto di amici e colleghi con cui ho lavorato in Nintendo o attraverso Sarugakucho, la mia società di supporto e debugging. Non accetto regali da persone che non conosco bene, nemmeno se famose. Per me questa collezione è come un album di ricordi condivisi: c’è la fiducia costruita durante anni di lavoro, test di gioco, progetti in cui ci siamo sostenuti a vicenda. L’84 è un luogo comunitario, dove ogni pezzo racconta una storia vera.

La collezione di Toru “Chōkan” Hashimoto al bar 84 di Tokyo

C’è un pezzo della collezione che considera il più intimo o insostituibile? Perché?
Non posso scegliere un solo oggetto: tutti hanno un valore speciale. Ma i disegni e le opere realizzate apposta per Hashi— come Mario a cena di Miyamoto o Link di Aonuma — hanno un significato particolare. In quei tratti c’è lo spirito dei creatori, e il gesto nasce sempre da un rapporto personale, non da un dovere. È un dono che porta con sé il tempo, la dedizione e il legame di chi lo ha fatto.

Che cosa rivelano questi gesti privati sui legami invisibili dell’industria videoludica giapponese?
Sono un linguaggio silenzioso di sostegno e incoraggiamento. Quando un collega mi regala qualcosa, mi sta dicendo “continua a lavorare sodo” o “voglio vederti riuscire”. È un’energia che ricevo e che voglio trasmettere anche a chi entra qui. L’industria giapponese del gaming è competitiva, ma dietro le quinte esiste una rete di solidarietà e rispetto reciproco che ha radici profonde.

Qual è stata la reazione più sorprendente o commovente che ha ricevuto da un visitatore dell’84tour?
Molti si emozionano appena entrano: qualcuno piange vedendo gli oggetti della propria infanzia. Ricordo un bambino di dieci anni che correva ovunque, chiamando la madre per mostrarle ogni cosa. Era in estasi, come se fosse tornato in un mondo che conosceva già. Mi ha colpito vedere come questo spazio unisca generazioni: dai collezionisti cresciuti con il Game Boy ai giovani appassionati di Pokémon, l’emozione è identica.

L’evoluzione di Nintendo secondo Toru “Chōkan” Hashimoto

Dopo aver vissuto Nintendo dall’interno nei suoi decenni d’oro, come vede oggi il ruolo dell’azienda nella cultura globale?
La filosofia di Nintendo non è mai cambiata: creare esperienze uniche che nessun altro offre. Quando lavoravo lì, il focus era sempre su cosa inventare di nuovo, e questo è rimasto identico. L’azienda continua a essere umile, concentrata sull’innovazione e sull’obiettivo di far divertire le persone, in ogni parte del mondo e in qualsiasi situazione. Non c’è stato un vero distacco dall’epoca del Famicom: c’è sempre stata la stessa energia creativa.

Alessia Caliendo

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Alessia Caliendo

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…

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