Musei e digitale. Intervista a Neal Stimler

Consulente, imprenditore, ricercatore, Neal Stimler deve la sua notorietà al progetto “#MetOpenAccess”, che ha letteralmente rivoluzionato l’accesso alla sterminata collezione del mitico museo americano.

Hai lavorato per oltre un decennio al Metropolitan Museum of Art di New York e poi all’estero con altre organizzazioni.
Prima di essere un consulente indipendente, ho lavorato per oltre un decennio al Metropolitan. Di recente sono tornato a New York City, dopo aver prestato servizio come capo del public engagement alla Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki di Aotearoa, in Nuova Zelanda. Sono tornato negli Stati Uniti per essere più vicino alla famiglia. Sono entusiasta di condividere la profondità e l’ampiezza della mia esperienza professionale con clienti o organizzazioni nei settori dell’arte, della cultura, della tecnologia digitale, dell’istruzione e della gestione esecutiva.

Perché la trasformazione digitale è importante per i musei? Fino a che punto il settore museale è mutato e cosa si può fare ancora?
La trasformazione digitale è fondamentale per perseguire la mission di un museo, raggiungendo una buona efficienza operativa e la salute finanziaria. I musei hanno bisogno di membri del consiglio qualificati ed esperti nei settori dell’ingegneria e della tecnologia per sviluppare una capacità di leadership pensata su misura per la gestione a lungo termine delle istituzioni del XXI secolo. Il futuro dei musei non è rappresentato dai nuovi edifici: è nell’upload, download e remix della cultura in tempo reale tramite la tecnologia digitale, superando i confini grazie a differenti creatori di contenuti.

In che modo la digitalizzazione di un’organizzazione migliora il flusso di lavoro, l’efficacia della comunicazione e l’utilizzo delle risorse?
Utilizzando con competenza gli strumenti digitali, un’organizzazione migliora la comunicazione interna, la gestione dei progetti e ottimizza l’efficienza. È necessario che i processi vengano gestiti in maniera consistente all’interno di un unico e condiviso ecosistema-software. Questo aiuta a mantenere alta l’attenzione, aumenta la trasparenza e mantiene i team di progetto informati e coinvolti.

In un museo che è diventato un’organizzazione digitale, in che modo le attività e i contenuti sono resi più rilevanti e significativi?
Il compito principale è quello di digitalizzare i prodotti core del museo (collezioni, mostre, programmi e pubblicazioni) con flussi di lavoro ripetibili in un formato archiviabile, aperto e scalabile. La digitalizzazione, con la combinazione dell’accesso aperto, e la volontà di esplorare le capacità di generare redditività tramite partnership, allarga la proposta di valore dei prodotti museali oltre l’offerta limitata della visita fisica.

La trasformazione digitale è fondamentale per perseguire la mission di un museo, raggiungendo una buona efficienza operativa e la salute finanziaria”.

Dettagliamo ogni ambito, partendo da collezioni e mostre.
Le immagini e i dati delle collezioni sono materie prime per nuove forme di produzione culturale da parte di musei, partner e creatori indipendenti per poter offrire nuovi prodotti e servizi (in particolare modo se abilitati da accessi aperti che supportano il riutilizzo commerciale e non hanno severi requisiti di attribuzione o vincoli eccessivi). D’altra parte, un approccio digital-first sulle mostre richiede una visione mirata alla gestione da parte dei musei per vedere le loro collezioni (le risorse che già possiedono) come la principale risorsa cui attingere per creare contenuti per i consumatori e, dove occorre, aggiungere valore e significato per mantenere l’attrazione e l’interesse a lungo termine.

Passiamo all’ambito educational.
L’esigenza è di investire nell’educazione digitale, in modo che il futuro pubblico sia abituato a interagire con il museo attraverso tecnologie che sono consuete a partire dalla giovane età. Inoltre, la digitalizzazione dei programmi pubblici offre opportunità per la generazione di nuove entrate nella tariffazione ed emissione di biglietti per programmi specifici, oltre alla vendita di biglietti online o alla ricerca di donazioni con servizi di streaming.

Infine, le pubblicazioni.
Le pubblicazioni nei musei richiedono un approccio di tipo digitale con la stampa su richiesta come canale di distribuzione secondario. Un pretesto per la distribuzione della sola versione stampata è la falsa pretesa che il contenitore fisico del libro abbia un valore maggiormente percepito come oggetto.

Come si valuta il successo all’interno di un’organizzazione digitale?
Con un’infrastruttura digitale funzionale, un’istituzione può attingere da dashboard e sistemi software integrati per il reporting dinamico, tenendo traccia dei budget, del flusso di lavoro e dei progetti. I dati raccolti non dovrebbero essere solo quantitativi, ma anche qualitativi. Tutti i membri di un’organizzazione sono responsabili della contabilità per la loro produttività, per l’efficacia e i risultati del proprio lavoro. Gli aneddoti non sono prove. Le metriche definite invece lo sono.

Quali sono le tue preoccupazioni principali riguardo al futuro dei musei? Cosa ti appassiona?
Sono seriamente impegnato nel rendere i musei più efficaci dal punto di vista operativo e redditizi come imprese digitali. Il divario tra le aziende di contenuti di successo che si occupano di piattaforme digitali o ibride rispetto a quelle dei musei continua ad ampliarsi a detrimento a lungo termine dei musei. Se il settore museale vuole un futuro in una cultura digitale, deve lavorare in modo sostanziale sulla trasformazione digitale come massima priorità per il cambiamento istituzionale.

Puoi consigliare un libro che sia utile per i tuoi colleghi?
Raccomando Charlie Fink’s Metaverse – An AR Enabled Guide to VR & AR. Si può seguire il lavoro di Charlie Fink anche su Twitter e tramite la sua rubrica su Forbes.

Maria Elena Colombo

www.nealstimler.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #47

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