
A Mondolfo, nelle Marche, prende forma una bottega contemporanea: produzione e galleria condividono spazi e tempi, facendo del lavoro il primo testo espositivo. Artribune ha intervistato la mente che c’è dietro al progetto, Filippo Sorcinelli, leader della profumeria artistica che per la prima volta ha “dialogato” con il suo paese d’origine nelle immagini di Davide Sartori, vincitore del Premio Luigi Ghirri 2025, nell’ambito di Giovane Fotografia Italiana del Comune di Reggio Emilia.
L’intervista a Filippo Sorcinelli
Perché inaugurare proprio a Mondolfo il tuo primo laboratorio di produzione e una galleria d’arte?
Tornare a Mondolfo è un fatto di radici. Lì ho mosso i primi passi, lì ho assorbito da bambino la dimensione del sacro che ancora orienta il mio lavoro. Questo rientro non modifica la traiettoria del brand: la rafforza, perché rimette al centro una continuità tra arti, musica e profumeria fondata su memoria e trascendenza.
Il laboratorio produce, la galleria espone: quali processi sono resi visibili e che tipo di fruizione intendi per il pubblico?
La contiguità tra stanze di lavoro e opere rende leggibile il nesso tra gesto artigianale e forma artistica. Chi lavora attraversa quotidianamente le sale espositive e riconosce nel proprio fare una stratificazione: persino la polvere, sedimento del processo, diventa parte del racconto. Al pubblico è offerta una fruizione di prossimità, che mostra i passaggi del fare e la loro traduzione in linguaggio visivo e olfattivo.

















Il laboratorio di Filippo Sorcinelli a Mondolfo (Pesaro e Urbino)
Che tipo di maestranze locali sono coinvolte e come immagini la trasmissione dei saperi?
Il coinvolgimento è progressivo e avviene sul lavoro. Non tutti arrivano con dimestichezza rispetto al linguaggio dell’arte, ma qui si impara operando. Stiamo progettando una scuola-bottega, ponte tra Mondolfo e Santarcangelo, dove ha sede l’Atelier LAVS, altro mio progetto dedicato ai paramenti sacri, perché le Marche necessitano di una filiera strutturata del sapere artigianale orientata al fare.
Nel laboratorio, come si traducono le scelte operative nell’ottica di una “economia della lentezza” applicata al profumo?
La lentezza è metodo. Si lavora con consapevolezza dei tempi necessari e si condividono le esperienze di ricerca maturate, così che l’intero team comprenda il senso di ciò che produce. È un rifiuto della bulimia dei contenuti: la lezione dell’arte sacra — minuzia e cura del dettaglio — orienta ritmo, processi e qualità anche nell’ambito della profumeria artistica.
Mondolfo, le Marche e le fragranze
Come rientrano Mondolfo e le Marche nella cartografia sensoriale di sacrestie e reliquie rievocata nelle tue fragranze (penso anche a Reliqvia, Basilica d’Assisi, Tu es Petrus)?
Il territorio è già presente nei progetti olfattivi. Reliqvia comprende anche una piccola chiesa di Senigallia, a pochi metri dalla storica tipografia legata a Mario Giacomelli. Santa Casa, nella collezione Memento, custodisce la memoria olfattiva della Basilica di Loreto. Diverse fragranze d’ambiente tracciano una passeggiata ideale dell’infanzia a Mondolfo. La galleria d’arte continuerà con capitoli dedicati al territorio.
Dopo progetti come Epicentro (sisma 2016, sostegno a Bolognola) o Notre-Dame 15.4.2019, il nuovo spazio prevede commissioni site-specific, borse per giovani artigiani, restauri o archivi del profumo legati a Mondolfo?
L’impegno resta filantropico e indipendente. Ho investito per accrescere la consapevolezza del valore locale, con difficoltà burocratiche e senza sostegni istituzionali. Non adotto mai metriche: misuro l’impatto attraverso partecipazione, trasferimento di competenze e capacità del territorio di comunicare il proprio operato.
Alessia Caliendo
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