La nuova eleganza Anni Venti di Ferragamo alla Milano Fashion Week 2024

Maximilian Davis rilegge un capitolo della storia e del costume ancora attuale. Ridefinendo sia il concerto di eleganza sia il ruolo di certi elementi del guardaroba. Qui il racconto della sfilata di Ferragamo

L’aggettivo “elegante” può significare tutto o nulla. Eppure è credenza comune che ne esista una sola definizione, quella degli Anni Venti del secolo scorso, e che l’eleganza sia esclusivamente italiana. “Questo, però, non è vero” sembra controbattere la collezione autunno inverno 2024 di Ferragamo, vanto del Made in Italy alla cui direzione creativa c’è Maximilian Davis, stilista inglese nato a Manchester da famiglia di Trinidad. Senza alzare i toni o sforzarsi di convincere il pubblico della moda, solo attraverso abiti dal sapore vintage e un valido creativo che, in quanto tale, sa rileggere un’idea di costume che appartiene ancora per poco all’Italia. E l’unica salvezza sono proprio coloro che, come Davis, sono capaci di non arenarsi in un processo creativo nostalgicamente nuovo.

La collezione autunno inverno 2024 di Ferragamo

Se l’intento è quello di fornire un’ulteriore definizione dell’aggettivo “elegante”, allora il capospalla dev’essere il punto di partenza, quello che dettava anche il proprio ruolo sul posto di lavoro e quindi nella società. Così è stato: il secondo look del défilé è un cappotto lungo, preceduto dalla sua versione corta e a doppiopetto. Gli stessi ritornano in più colorazioni, sempre pacate. Ciò che lo rende nuovo e che segna un confine netto tra un mondo oltrepassato e un altro estremamente contemporaneo è il dettaglio della cintura: larga, aperta o chiusa, ad altezza girovita o al confine dell’indumento. Viene poi applicata su gonne, abiti eterei e mantelle in ecopelliccia, diventando la cifra stilistica di questa collezione che potremmo definire elegante ma slegata: dal passato, dall’obbligo di credere che esista una sola versione del “ben vestire” e dal ruolo che questo accessorio ha sempre avuto, ovvero quello di mantenere aderenti gli indumenti: si fa ciò che si vuole e in questo modo si ridefiniscono concetti che necessitano di adattarsi al secolo che ci appartiene. Mentre Maximilian Davis dà un nuovo significato alla cintura, lo fa anche con i colletti e i revers in una ricostruzione continua del capospalla secondo il proprio gusto. Poi ci sono gli shorts nascosti o in vista per l’uomo, la maglieria e l’abito da sera, altro elemento fondamentale quando si discute di eleganza. Pure questo non è esente dalla rilettura del direttore creativo che lo rende leggero, liquido, piumato, squamato, artistico, vintage, illusorio e contrastante a seconda delle occasioni e della persona.

Gli Anni Venti del Novecento secondo Ferragamo

È strano che un giovane stilista guardi molto indietro nel tempo? No, è un modo per comprendere il presente, magari prevedere il futuro del costume, e trarre ispirazione per un processo creativo che diventa esercizio di riflessione e di dimostrazione della propria totale libertà. Accorciando le distanze tra gli Anni ‘20 del secolo scorso e quelli del ventunesimo, mantenendo però solo il meglio e, anzi, ripudiando le costrizioni che certi abiti già consentivano di eludere cento anni fa. Ma solo nel momento in cui, tra le mura di luoghi privati, si faceva cadere il cappotto svelando sé stessi, pur sempre a pochi o a nessuno e non a tutti come oggi.

Giulio Solfrizzi

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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