Milano Fashion Week 2023. La non-borghesia ribelle e punk di Prada

La nuova collezione di Miuccia e Raf esalta l’animo ribelle. Forse punk poiché aggressivo come i loro abbinamenti. Tra pelle e dettagli metallici. Qui il racconto della sfilata

Prada sembra sempre più distaccarsi dalla borghesia italiana solitamente a lei associata, perlomeno da quella di un tempo ormai lontano. E questo si evince dalla collezione Primavera Estate 2024 di Miuccia e Raf Simons, andata in scena il 21 settembre durante la Milano Fashion Week: quella realtà farlocca esiste ancora, ma è stata contaminata da ciò che la circonda, diventando pratica e meno idealizzata.

La collezione Primavera Estate 2024 di Prada

La nuova stagione di Prada si apre ingannando lo spettatore con abiti leggerissimi in organza, che replicano senza sforzo le sembianze delle nuvole grazie a pezzi di tessuto che svolazzano e a colori pacati. Poi arriva l’indecisione: a quei vestiti fatti d’aria si alterna e contrappone una donna tutt’altro che leggera, o invisibile. Gli abbinamenti diventano forti e ingombranti come le tutine a mo’ di completo unite a cinture spesse e gonne-non gonne fatte di frange e dettagli metallici; shorts altrettanto accessoriati e uniti a camicette con dettagli gioiello e cardigan forati. Questi motivi ritornano su abiti da sera, scialli e maglioni alla borghese maniera, senza però esserlo effettivamente. A rafforzare l’immagine della donna Prada del futuro prossimo (in realtà già del presente), si aggiunge pelle altrettanto impreziosita, grosse borse e scarpe stringate con punte squadratissime.

Il significato della collezione Primavera Estate 2024 di Prada

Il significato di tutto ciò? Nessuno, perché Miuccia e Raf hanno deciso di lasciare andare i sogni e i ragionamenti contorti in favore di vestiti che sono tali senza significato aggiuntivo. Insomma, una collezione veramente vendibile e indossabile, che non rinuncia all’esteticamente piacevole e all’evoluzione di un processo creativo ben più lungo, già iniziato dalla collezione uomo Primavera Estate 2024 in cui si rivedono le stesse tute e tutine a mo’ di completi imborghesiti. Un educato affronto, il loro, a un immaginario da sempre associato al marchio, seppur sbagliando; e una rappresentazione pragmatica di un mondo, nello specifico del genere femminile, andato avanti a tal punto (si fa per dire) da indossare contemporaneamente gonne trasparenti, tacchi a spillo e giubbotti simil-da caccia. È un mondo nuovo in cui Fabio Zambernardi, design director di Prada dagli anni Ottanta, non ci sarà più e rimarranno solo in due con la consapevolezza che il bello non sia di loro interesse, al contrario di tanti altri.

Giulio Solfrizzi

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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