Laura Biagiotti, appassionata collezionista d’arte, con una predilezione speciale per il Futurismo, porta nella sua collezione Fall-Winter 2017/18 un po’ di questa sua vocazione. Con una struttura dialettica. Protagonisti sono Antonio Canova, principe del neoclassicismo, e Alberto Burri, genio della pittura materica e informale. Il marmo immacolato da un lato e l’impeto del fuoco dall’altro; l’armonia dolce delle forme e l’intreccio ardito di piani, suture, cretti, ferite. A dominare la scena sono il bianco del marmo e il rosso delle plastiche, così come – proseguendo nel gioco dei contrasti – la preziosità dell’oro e la ruvidezza della juta. Tutto candidamente aristocratico, drammaticamente audace.
E ogni cosa, nel defilé di abiti, cappotti, tuniche, pellicce sintetiche, maglioni, si traduce nelle forme qui morbide e sinuose, lì destrutturate, antitradizionali. Con la maglieria a unire ed esaltare: autentico fil rouge per la Regina del cashmere.

Laura Biagiotti, AI 2017-18
DAL ROSSO FUOCO AL BIANCO ASSOLUTO
Si aggiungono la seta, i pizzi, l’oro dei damaschi e delle paillettes, le curve docili e le linee scivolate, le trasparenze e le morbidezze, nel bianco assoluto che odora di classicismo e di femminilità. Sul versante opposto esplode il rosso, che diventa fiamma screziata di nero, mentre sfilano monocromi intersecati, come riquadri cromatici giustapposti, e i collage di velluto screziati da intarsi, orditi, inserti irregolari: un richiamo alle tele grezze, alle combustioni, alle geometrie scomposte e alla materia pulsante.
Tra i pezzi forti: il lungo soprabito sciallato, stretto in vita, taglio kimono, che traduce l’impetuosità pittorica delle opere di Burri; il trench lineare di broccato, nei toni del nudo e dell’oro; il longdress in seta e organza celeste, che svapora come una nuvola, gli abiti bianco ghiaccio, ad accarezzare il corpo, e quelli nei colori della terra, decostruiti tra mille livelli: ancora tensioni fra la carne e l’idea, la ricercatezza aurea e la potenza organica, la passione e il candore.
– Helga Marsala
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