La moda italiana ha perso la sua regina. In ricordo di Franca Sozzani

Clara Tosi Pamphili ricorda Franca Sozzani, scomparsa due giorni fa e per 30 anni direttrice di Vogue Italia.

Sono usciti tanti articoli sulla scomparsa di Franca Sozzani, scritti spesso con affetto, oltre che con la giusta attenzione, nel dire tutto quello che questa piccola meravigliosa donna, che non ha mai smesso di sembrare una bambina, ha fatto per la moda e per l’Italia.
Tante immagini su social network e stampa, tutte sorridenti; anche se, ricordandola, da lontano mentre guardava una sfilata o da vicino mentre le spiegavo il lavoro di un giovane designer, era sempre molto seria e attenta.

FRANCA SOZZANI A (ALTA)ROMA

Il mio ricordo più forte è quello della prima edizione dov’era parte del consiglio di amministrazione di AltaRoma, a luglio 2015 al Palazzo delle Esposizioni: venne a vedere A.I.artisanalintelligence, il progetto che curo con Alessio de’ Navasques. Lo apprezzava molto e per noi era motivo di orgoglio leggere i suoi post su quello che facevamo. Aveva capito da tempo l’importanza di Roma nello scouting: veniva sempre a luglio per premiare i giovani talenti di Who’s on Next, il concorso creato e curato da Vogue e Altaroma da cui sono usciti molti nomi noti di oggi.

POTERE E STORYTELLING

Credeva molto nei giovani: li ha spronati fino alla fine ad avere coraggio e volontà, anche nell’ultima apparizione del 5 dicembre scorso, quando ha ricevuto a Londra lo Swarovski Award for Positive Change.
Lì ci siamo commossi a guardarla, ormai fragilissima fisicamente ma con quella forza nelle parole e nello sguardo che l’hanno consacrata all’immortalità, a rimanere un punto di riferimento con cui relazionarsi comunque. La forza di non perdere mai di vista l’impegno che può fare la differenza nella vita delle persone, in lei si univa alla sapiente strategia dell’uso del proprio potere, alle copertine di Vogue Italia, diretto per quasi trent’anni, così diverse dagli altri magazine: veri e propri manifesti di quell’impegno.
I suoi famosi fotografi, le scoperte più importanti del suo curriculum, al momento giusto erano soldati capaci di combattere per i suoi scopi: contro l’uso drammaticamente smodato della chirurgia plastica o per la bellezza di un corpo sovrappeso, così Peter Lindberg, Bruce Weber, Steven Meisel e altri realizzavano servizi di moda epici.
Ha usato lo storytelling del fashion per raccontare altro: i bei vestiti coprono e scoprono donne malate e vittime di un sistema che premia solo la bellezza e lei lo denuncia con forza, pur facendo parte del sistema stesso.

UNA STORIA COERENTE

Era una donna intelligentissima, colta, incapace di essere superficiale e di non dare un senso al proprio lavoro a costo di sembrare dura; lo stesso senso e rigore che pretendeva da chi le stava accanto o da chi sosteneva fino all’autonomia. Era più che un’icona: era un flusso di energia, di luce, qualcosa che arrivava e incuteva rispetto, e lei lo sapeva, tanto da dichiarare apertamente di essere l’unica artefice del proprio successo.
Fiera della propria storia, che inizia con una laurea in Filologia e il lavoro per Vogue Bambini nel 1973, per guadagnare dopo un matrimonio finito in pochissimi mesi.
Capisce il valore culturale e sociale della moda, si appassiona alla comunicazione con Lei e Per Lui, in quegli Anni Ottanta dove tutti compravano le riviste per capire come essere diversi, poi dal 1988 dirige Vogue Italia. Il suo impegno era anche quello di presidente della Fondazione dell’Istituto Europeo di Oncologia dal 2013.
È evidente che a lei dobbiamo l’immagine di un periodo fondamentale nella storia della moda, una reggenza illuminata che ha portato e mantenuto l’Italia a una posizione di altissimo livello per trent’anni grazie a lei, al suo gusto, alla sua eleganza e alla sua determinazione.

IL FILM GIRATO DAL FIGLIO

Per “rivederla”, ora le immagini più efficaci sono quelle girate da suo figlio Francesco Carrozzini nel film Franca. Chaos&Creation, che ha diretto e presentato all’ultimo Festival di Venezia: il ritratto di una madre con cui si parla in macchina, come succede a tutti i figli dei genitori tanto impegnati, nel loro tentativo dolce di reimpossessarsi di una figura così importante per troppe persone oltre a loro.
Una regina che ora lascia un vuoto difficile da colmare e che ci vede sudditi spaesati in un momento di grande cambiamento nella moda come nel resto delle cose, di passaggio verso un altro panorama. Un evento che responsabilizza tutti a lavorare con coraggio.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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