Il meglio delle cose viste alla Vienna Design Week 2025
Va in scena il più importante festival multidisciplinare dedicato al design in Austria. Un festival che vuole essere radicato nel territorio ma connesso globalmente, mettendo in relazione il mondo creativo con pubblico, aziende e istituzioni e contribuendo ad alimentare il dibattito critico sul ruolo del design oggi

“Nel design, non c’è giusto o sbagliato. Il design esplora. Scopre e scarta, connette e crea. Il dubbio è il suo compagno costante. Il design non è il semplice risultato finale, ma il percorso che è stato intrapreso per arrivarci. Il design è processo“. Parte da questa considerazione la 19° edizione della Vienna Design Week, la manifestazione che dal 2007 per dieci giorni porta in giro gratuitamente per la capitale austriaca progetti, esperimenti, mostre, pop-up, performance, workshop, installazioni, programmi di sensibilizzazione, conferenze e molto altro. Fondata da Lilli Hollein, Tulga Beyerle e Thomas Geisler, dal 2021 è diretta da Gabriel Roland con un palinsesto che comprende circa 200 eventi (e 40mila visitatori all’anno), dimostrando come Vienna sia una città curiosa e ricca di creatività, capace di trasformare angoli dimenticati in palcoscenici per il design.
Alla VDW va, infatti, dato il merito di saper creare opportunità per osservare da prospettive inedite la storia e lo sviluppo urbano della città, attivando temporaneamente spazi chiusi (vuoti o in ristrutturazione) per renderli per qualche giorno il quartier generale della manifestazione, riformulandoli senza nasconderne la storia originaria. Anzi. L’anno scorso era stato il caso del DOCKS – l’edificio progettato da ARTEC Architekten lungo il Landstraßer Gürtel, prima parte completata del cosiddetto VILLAGE IM DRITTEN -, quest’anno è la volta di impressionanti locali adibiti a officina e showroom di una ex concessionaria automobilistica nel centralissimo 4° distretto, in Wiedner Hauptstraße 52.
Il Best Of della Vienna Design Week 2025
Il format Design Everyday

La crescente complessità del mondo che ci circonda rende sempre più difficile determinare le qualità che conferiscono senso a un buon progetto o prodotto. Per questo Design Everyday – il format ideato e curato dallo studio di progettazione Vandasye (Georg Schnitzer e Peter Umgeher) in collaborazione con il Dipartimento Creatività e Business della Vienna Business Agency – prova a offrire spunti di riflessione sulle attività quotidiane degli studi di design austriaci. Giunto alla nona edizione, il formato mette in luce il potenziale innovativo della scena austriaca dimostrando come funzionalità, estetica, tattilità, circolarità e sostenibilità siano criteri progettuali da ripensare e ottimizzare costantemente, in linea con le esigenze più recenti. Ospitata nel quartier generale, Design Everyday rappresenta una collezione aperta e collettiva di oggetti quotidiani che cresce nel tempo: senza pretese di completezza, ma con la prospettiva di offrire ai migliori designer di prodotto austriaci selezionati ogni anno, una piattaforma di portata internazionale.
BUILDING – Design in Gesellschaft

PLATFORM è il contenitore dove trovano spazio le iniziative speciali della VDW, in cui aziende, musei, istituzioni culturali, università, gallerie e studi di architettura e design collaborano con il team del festival presentando contributi realizzati appositamente per l’occasione. Tra questi spicca BUILDING, il lavoro dell’associazione Design in Gesellschaft (DING), comunità di studi nel 20° distretto, formatesi nel 2021 con l’idea che i giorni del design autoriale siano contati e che si possa ottenere molto di più lavorando in gruppo, “in Gesellschaft”, a seconda di competenze e disponibilità. Da quattro anni, l’associazione utilizza una serie di laboratori riuniti attorno a un cortile, accettando, senza porsi troppe domande, le tracce degli usi passati dell’immobile come parte integrante dell’infrastruttura per il proprio lavoro. Per il progetto BUILDING, tuttavia, hanno voluto condurre una ricerca specifica rendendo visibile ciò che solitamente rimane nascosto: chi ha vissuto e lavorato qui nel corso dell’ultimo secolo? L’analisi ha fatto emergere i quasi 50 anni di produzione di soda e limonata da parte della famiglia Natowic, che qui realizzava la famosa “Wiener Gold” fino a quando non fu costretta a fuggire negli Anni ’30 perdendone la ricetta. Ispirati dalla storia del luogo, sono stati presentati in mostra una serie di oggetti e interventi site specific: il food designer Philipp Loidolt-Shen e Julia Schwarz (del collettivo gemello Studio Wasser) una bevanda gassata; Mia Meus l’installazione che decora la facciata dell’edificio Tumble, oggetti leggeri che danzano nel vento imitando le bolle d’aria sott’acqua; la designer Blanka Wittmann ha colto l’occasione per cimentarsi nella progettazione di mobili insoliti (incluso un cuscino oversize a forma di limone); mentre Johanna Pichlbauer ha curato un archivio che ripercorre le tracce scomparse della Wiener Gold. Uno dei pezzi centrali della mostra è il SODA BAR nel cortile, realizzato da Fabio Spink e Julia Habarda, un bar a forma di bottiglia di limonata gigante che durante la VDW diventa luogo di incontro, scambio e socializzazione grazie ai “Soda Talks”.
COMMON GROUND – CO—AG

Cosa succede quando approcci creativi diversi si incontrano in uno spazio utilizzato collettivamente? Cinque menti, cinque prospettive, un atelier condiviso: è quello su cui prova a riflettere COMMON GROUND, la mostra corale organizzata nei nuovi (bellissimi) spazi di CO—AG che sono, insieme, ambiente di lavoro, campo di sperimentazione e palcoscenico temporaneo. Avviato per volere del designer Georg Adam, CO—AG è un luogo aperto di produzione interdisciplinare per mostre, workshop e nuove sinergie, uno spazio condiviso e disponibile per format collaborativi utilizzato da professionisti creativi provenienti da diversi settori del design, dall’interior alla ceramica, dalla pelletteria alla falegnameria. L’elemento comune che collega i pezzi in mostra – con opere di Georg Adam, Marie-Theres Genser, Federico Fiermonte, Isabelle Orsini e Rosenberg, Laura Schreiber – non è tanto l’accordo stilistico o estetico, ma il contesto di lavoro condiviso, caratterizzato dallo scambio, dalla curiosità e dalla pratica quotidiana di convivenza.
KOENIG2 by_robbygreif: LABINAC

Tra le iniziative diffuse sparse in giro per la città, ci ha colpito la piccola ma raffinata mostra curata dal collettivo di design sperimentale berlinese LABINAC, fondato nel 2018 da Maria Thereza ALVES e Jimmie DURHAM insieme a Kai-Morten VOLLMER con l’obiettivo di progettare e realizzare oggetti d’arredo col punto di vista di un artista. Ospitata in una delle sedi della galleria Christine Köning – una stanza 3x3x3m con due vetrine su strada – la mostra presenta reinterpretazioni di sedie Thonet, panche millepiedi, paraventi acidati, tavoli ispirati ai pini mediterranei, lampade che rendono omaggio alle forme topiarie della cultura del giardino e chandelier in acciaio inox, vetro di Murano e luci a LED, un mix di opere di Maria Thereza ALVES, Jimmie DURHAM, Rosaria IAZZETTA, Jone KVIE, Philipp MODERNSOHN, Alessandro PIROMALLO e Víctor SANTAMARINA.
NEAR, FAR, WHEREVER YOU ARE – Bureau Fomo

Per la VDW di quest’anno, bureau fomo – il duo curatoriale transdisciplinare composto da Hanna Gassner e Christoph Wimmer-Ruelland – presenta la sua prima mostra NEAR, FAR, WHEREVER YOU ARE con una selezione di artisti e designer internazionali e viennesi. Concentrandosi sul tema dell’home office: soluzione temporanea un tempo, condizione permanente oggi in cui i confini tra pubblico e privato, lavoro e tempo libero, presenza fisica e digitale si confondono in uno spazio ibrido. NEAR, FAR, WHEREVER YOU ARE è un’installazione spaziale immersiva e inaspettata (vi si accede entrando in un armadio) che raccoglie opere sperimentali e provocatorie (incluso un tavolo di pelliccia o un laptop che va a fuoco) di Alma Bektas, Alicia Borssén, Jun Fujisaku, Laurids Gallée, Leo Koda, Hannah Kuhlmann, Serim Kwack, Xenia Lesniewski, Flora Lechner, Delphine Lejeune, Alex Macedo, Benjamin Nagy, Sho Ota, Paul Riedmüller, Clara Schweers, Tim Teven, Alise Tipse, Christoph Wimmer-Ruelland e Jiin Yoon.
CMD + SHIFT + D/ESIGN – Atelier Z57

A proposito di inaspettato: sul tetto-giardino (con tanto di girasoli alti 2 metri, prato e altalene) di in un elegante palazzo nel cuore del 7° distretto, Atelier z57, studio creativo multidisciplinare composto da grafici, architetti, fotografi e persino una nail artist, presenta la mostra collettiva CMD + SHIFT + D/ESIGN, con opere dei laureati dell’Università delle Arti di Berlino (UdK). A colpire è, soprattutto, il cortocircuito tra la location pensile sopra i tetti di Vienna, in uno spazio che si estende su tre piani mansardati (dove originariamente era stato costruito negli Anni ’70 uno studio di architettura che è rimasto lì per 40 anni), e gli oggetti in mostra, che sono progetti di design che immaginano un futuro migliore. Uno in particolare: un divertente sistema urbano, modulare, giallo fluo, da posizionare alle fermate degli autobus.
Abbinamento perfetto!
Passionswege, il design che unisce
Una delle mission principali della VDW è far incontrare designer internazionali e austriaci con aziende produttrici viennesi. E Passionswege è il format che – libero da vincoli commerciali – intende coltivare dialoghi creativi e sperimentali che aprono nuove prospettive temporali su entrambe le discipline: da una parte i designer apprendono tecniche tradizionali per poi innovarle, dall’altro si mantiene vivo l’artigianato, evitando di far scomparire preziose manifatture locali. Ė risultato di questo tipo di collaborazione, ad esempio, il lavoro fatto dallo Studio Kai Linke di Francoforte con Schnitzstube Stadlhofer, il laboratorio viennese di intaglio del legno dove l’artigianato alpino viene portato nel presente. Dal loro incontro (in un’operazione che molto ricorda gli esperimenti di Michele De Lucchi) sono nate una serie di scatole-case con facciate intagliate, in cui ogni piano è dedicato a una tecnica o a un ornamento diverso e ogni livello racconta la propria storia creativa. La scatola si trasforma in un simbolo dell’urbano: impilate una sopra l’altra e coronate da tetti simili a coperchi, diventano una casa – e le case diventano una città astratta fatta di conoscenza, diversità, storia, incontri e dialogo tra artigianato e design.
Biofabrique Vienna

Dopo un’edizione dedicata ai materiali da costruzione bioregionali, l’edizione di quest’anno di Urban Food & Design – il format presentato congiuntamente dalla Vienna Business Agency e dalla VDW – si concentra sullo sviluppo di coloranti e pigmenti da risorse naturali bioregionali e da materiali di scarto organici precedentemente inutilizzati, come quelli provenienti dalla produzione alimentare: semi, foglie e altri componenti non consumabili dall’uomo, incluse piante invasive. Obiettivo del progetto è creare un’alternativa esteticamente ed ecologicamente interessante ai coloranti sintetici e ai concept cromatici standardizzati a livello globale. Wiener Farben (letteralmente colori viennesi) è il progetto curato da Ute Ploier per Biofabrique Vienna, nato dalla collaborazione tra designer, università e industria come sinonimo di regionalità, conservazione delle risorse e innovazione creativa riflettono il carattere unico della città e dei suoi dintorni. Molto chic.
Giulia Mura
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