Il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna va online. Con un percorso immersivo

Dopo il Museo internazionale e biblioteca della musica, il Museo Civico Medievale e il Museo per la Memoria di Ustica, un’altra istituzione di Bologna Musei lancia un percorso di visita digitale, diventando così fruibile da tutti gli utenti del web

Un percorso virtuale immersivo che consente, anche a distanza, di fare un tuffo nel passato e di rivivere la storia produttiva della città di Bologna, documentata e raccontata dal Museo del Patrimonio Industriale. Quello appena lanciato dall’istituzione bolognese è, infatti, un progetto digitale aperto a tutti gli utenti del web, permettendo loro di visitare gli spazi espositivi del museo approfondendo inoltre temi e opere in esso custodite. Il Museo del Patrimonio Industriale va così ad aggiungersi, tra i siti di Bologna Musei, a quelli che hanno già sviluppato un percorso di visita digitale, ovvero il Museo internazionale e biblioteca della musica, il Museo Civico Medievale e il Museo per la Memoria di Ustica, “con l’intento di porre l’utente e i suoi diversi bisogni e interessi al centro della progettazione di contenuti che vadano a integrare l’esperienza di visita fisica negli spazi museali, sfruttando al meglio le potenzialità del digitale”. 

Area Mulino da seta

Area Mulino da seta

IL MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE DI BOLOGNA TRA REALE E VIRTUALE  

VN 360°  è il titolo del percorso virtuale immersivo del Museo dal Patrimonio Industriale di Bologna, realizzato dallo studio di comunicazione  Veronesi Namioka.  Proprio come quello reale, l’iter di visita digitale ripropone il percorso espositivo situato all’interno della fornace da laterizi Galotti costruita nel 1887, prendendo avvio dal piano terra, dove si trova la collezione di stampi in gesso degli anni Venti e il  forno Hoffmann in cui, fino agli anni Sessanta del Novecento, avveniva la cottura delle terrecotte. A guidare questo percorso e a narrare la storia industriale della Bologna del XIX secolo sono alcune voci “storiche”, ovvero quelle dell’economista David Ricardo e dei docenti universitari Giovanni Aldini e Luigi Valeriani. “La tecnologia virtuale”, spiegano i promotori del progetto, “consente di visualizzare in alta risoluzione modelli, strumentazione scientifica e macchine funzionanti provenienti dall’Istituto Aldini Valeriani che raccontano la storia e lo sviluppo della città nel corso del XIX secolo nonché gli apparati di lettura come pannelli e didascalie”. All’esterno del forno, invece, si possono attivare video e vedere così in funzione macchine e prototipi risalenti agli anni 1940-1960, come le dosatrici e le confezionatrici per dadi da brodo Corazza e le confezionatrici per carta Cassoli e per caramelle ACMA. Il percorso prosegue al secondo piano, un tempo destinato all’essiccazione delle argille: questo ambiente oggi ospita la sezione dedicata all’antica Bologna dell’acqua e della seta, con video sottotitolati che mostrano il funzionamento del sistema idraulico e il viaggio del velo di seta da Bologna a Venezia lungo il canale Navile. 

Fabbrica del Futuro

Fabbrica del Futuro

IL MUSEO DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE DI BOLOGNA 

Un’altra sezione è dedicata al moderno distretto industriale bolognese, con riprese a 360 gradi che mostrano le macchine da pasta, le macchine automatiche e le motociclette, e poi ancora lo spazio dedicato alla “Scuola Officina”, focalizzata sull’educazione tecnica impartita per prima nell’Istituto Aldini Valeriani. Segue la “Fabbrica del Futuro”, spazio che ha le caratteristiche di un laboratorio interattivo e multimediale e che documenta lo sviluppo dell’assetto produttivo e organizzativo delle aziende del territorio. L’ultima sezione è dedicata alla mostra temporanea Moto bolognesi degli anni 1950-1960. La motocicletta incontra l’automobile, con oltre trenta motociclette targate F.B Mondial, Ducati, Moto Morini e DEMM. Qui è possibile accedere al percorso virtuale VN 360°.  

– Desirée Maida 

http://www.museibologna.it/patrimonioindustriale 

 

 

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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