A Roma partono le visite al cantiere di restauro di una incredibile villa del Cinquecento: affreschi mai visti prima
Palazzo Silvestri Rivaldi, vicinissimo al Colosseo, ha attraversato molte vicissitudini: da residenza sfarzosa a convento per fanciulle povere, a primo centro sociale di Roma tra gli Anni Settanta e Ottanta. Nel 2024 la Regione l’ha acquistato per 25 milioni di euro e il MiC ne finanzia il restauro. Da inizio 2026 le visite per scoprire come procede il cantiere
Data al 2018 l’accordo per il recupero, la rifunzionalizzazione e la valorizzazione di Palazzo Silvestri Rivaldi stipulato dall’allora Direzione Generale Educazione e Ricerca del Ministero della Cultura con l’ente all’epoca proprietario del complesso – gli Istituti di Santa Maria in Aquiro, dal 1975 – l’Agenzia del Demanio e la Soprintendenza Archeologia e Belle Arti di Roma.

La storia di Villa Silvestri Rivaldi nell’area del Colosseo
Un impegno ambizioso quanto essenziale per ripristinare lo splendore della villa cinquecentesca fatta costruire – probabilmente su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane – dal prelato Eurialo Silvestri da Cingoli, che nel 1542 aveva acquistato l’ampia porzione di terreno circoscritta tra le odierne vie del Colosseo, via del Tempio della Pace e via dei Fori Imperiali, a pochi passi dall’anfiteatro Flavio. Silvestri, cameriere privato di papa Paolo III Farnese, in odore di cardinalato (sogno sfumato con la morte del pontefice) diede incarico di realizzare una residenza sontuosa, che si estendeva per circa 4500 metri quadri, circondata da 2500 metri quadri di giardini e corti esterne digradanti sulla Velia – su progetto di Jacopo del Duca, ampliati a inizio Seicento da Giovanni Vasanzio con fontane e giochi d’acqua – tra rampe e passaggi che collegavano direttamente il complesso agli Horti Farnesiani (lo sbancamento dell’antica collina per realizzare via dei Fori Imperiali, negli Anni Trenta del Novecento, ha ridotto di oltre la metà lo spazio esterno della villa, interrompendo la continuità dei giardini verso la Basilica di Massenzio).

Villa Silvestri Rivaldi diventa convento. La copertura degli affreschi
Alla morte di Silvestri, il palazzo, sorto su preesistenze romane e arricchito da un programma decorativo ad affresco attribuito alla bottega di Perin del Vaga – tra i più talentuosi interpreti di un manierismo di prima mano, maturato a stretto contatto con Raffaello – fu affittato dai suoi eredi a diverse figure note dell’ambito religioso romano: Alessandro Medici (futuro papa Leone XI), Marzio Colonna, Lanfranco Margotti, membro della curia papale di Paolo V Borghese (che forse pensò persino di acquisire il lotto, prima di ripiegare sul Pincio) e fautore dell’ampliamento dei giardini, Carlo Emanuele Pio di Savoia. Nel 1660 il complesso passò al Conservatorio delle Zitelle Mendicanti, fondato a Roma vent’anni prima da monsignor Ascanio Rivaldi, che nel 1680 elargì una rilevante donazione per favorire la nuova funzione del palazzo, divenuto ricovero conventuale per fanciulle povere e fabbrica tessile. La Villa fu dunque ampliata per ospitare fino a 120 donne, impiegate nella lavorazione della lana: all’epoca risalgono le ridipinture degli affreschi rinascimentali nelle tre sale principali del piano nobile, i cui temi mal si accordavano con la nuova vita del complesso.
Più tardi il conglomerato di edifici – dopo l’Unità d’Italia riadattato come sede scolastica femminile, col nome di Pio Istituto Rivaldi – sarebbe cresciuto ancora: l’aggiunta dell’ultimo corpo di fabbrica risale al 1909, quando fu realizzato l’edificio che chiude la corte minore sul lato di via del Colosseo. Al 1949 data la dichiarazione di interesse storico artistico dell’immobile.
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La storia moderna di Villa Silvestri Rivaldi. Dal primo centro sociale di Roma all’acquisto della Regione Lazio
Tra gli Anni Settanta e Ottanta, il palazzo acquistò la fama di Convento occupato, primo centro sociale di Roma e vivace spazio culturale per concerti (molti gli artisti che vi suonarono, da Battiato a James Senese, al Banco di Mutuo Soccorso), mostre e numerose altre iniziative affini alla stagione della prima Estate Romana. Dai primi Anni Duemila sono invece iniziati gli interventi di ricerca e consolidamento: scavi archeologici (il primo sotto la direzione di Filippo Coarelli) in uno dei due grandi cortili che fu giardino segreto nel Seicento; ristrutturazioni volte a ripristinare l’agibilità; saggi di restauro che hanno permesso di scoprire le decorazioni sottostanti agli intonaci di età conventuale. Fino al 2021, quando è stato firmato l’accordo per la valorizzazione e la ristrutturazione del Palazzo tra Regione Lazio e Ministero della Cultura, con l’impegno da parte del MiC a restaurare il complesso in vista di una prima apertura al pubblico per il Giubileo del 2025, tramite le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione e in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro.
Nel luglio 2024 la Giunta regionale deliberava un piano da 25 milioni di euro, tradottosi a dicembre dello scorso anno nell’acquisto da parte della Regione Lazio dell’intero complesso dagli Istituti di Santa Maria in Aquiro.

Il cantiere di restauro di Villa Silvestri Rivaldi
Nell’ultimo anno, il team multidisciplinare formato da Giulio Fratini, Carla Giovannone, Gianni Pittiglio e Francesco Scoppola ha condotto ricerche e lavori che integrano competenze archeologiche, storico artistiche, architettoniche e di conservazione e restauro, in parallelo alla piena operatività in situ dell’Istituto Centrale per il Restauro, che nel palazzo ha allestito un impegnativo cantiere scuola.
Il Ministero ha per ora stanziato 35 milioni di euro con l’obiettivo di finanziare lavori di restauro e consolidamento che richiederanno, in realtà, molti più fondi e anni di lavoro. Intanto, però, c’è la volontà di costituire una fondazione per fare del complesso un polo museale e restituirlo alla fruibilità pubblica, seppur per piccoli passi.

Le visite al cantiere di Villa Silvestri Rivaldi dal 2026
Dall’8 gennaio 2026, ogni giovedì, il cantiere di Villa Silvestri Rivaldi aprirà alle visite guidate (ma anche ad attività laboratoriali per i più piccoli e a iniziative culturali: il programma è in fieri, si vorrebbe anche evocare l’epoca del Convento occupato, con chi quell’esperienza l’ha vissuta). Piccoli gruppi di 20 persone, previa prenotazione online tramite Eventbrite, potranno accedere al complesso dall’ingresso principale di via del Colosseo 61, per essere accompagnati tra le sale del piano nobile e nel primo cortile (con ninfeo, pozzo cinquecentesco e scavi archeologici), fino alla cosiddetta Torre Medicea, fatta decorare da Alessandro Medici con affreschi a tema religioso (dunque mai coperti).
Si ammirano, in questo tour, decorazioni rimaste nascoste sotto calce o arazzi per secoli, di fatto finora visibili per poco più di cento anni, tra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento. La Sala delle divinità e quella degli Imperatori, la Sala delle Virtù e quella di Amore e Psiche. Il programma iconografico ricalca un’impostazione comune a molte residenze romane cinquecentesche, con particolare vicinanza agli schemi adottati da Perin del Vaga, in più di qualche passaggio con una qualità non inferiore a quella del talentuosissimo artista. Di sicuro in queste sale arrivarono i cartoni di altri cantieri della sua bottega (tra tutti, Castel Sant’Angelo) oltre a moltissime suggestioni dalle Stanze Vaticane. I restauri in corso stanno progressivamente facendo emergere informazioni e dettagli che permettono di precisare soggetti iconografici e ambiti di riferimento stilistici.
E in attesa dell’apertura alle visite del palazzo, dal 15 dicembre al 6 gennaio la Regione aprirà alla città, con ingresso gratuito, il belvedere del complesso che affaccia su Via dei Fori Imperiali, offrendo una vista privilegiata sul Foro e sul Colosseo.
Livia Montagnoli
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