Dall’Asia agli Emirati. C’è fermento nel mondo dei musei e dei poli espositivi

Trainato dalla spinta delle destinazioni culturali emergenti, il settore della progettazione museale quest’anno sta attraverso una fase di particolare vigore. Con molti big dell’architettura in campo, ma anche con il diretto coinvolgimento di progettisti in netta ascesa

Manca ancora qualche settimana al termine del 2025, ma non è azzardato o prematuro affermare che sia stato un anno di fermento per l’architettura museale. A confermarlo non c’è solo la conclusione di uno degli iter costruttivi più articolati degli ultimi decenni, ovvero quello che ha portato alla completa apertura del colossale Grand Egyptian Museum, disegnato dallo studio Heneghan Peng Architects al Cairo. Concorsi, maxi investimenti, annunci di prossime realizzazioni, nuove città e territori che si affacciano sullo scacchiere globale con dichiarate ambizioni in questo specifico segmento, chiusure e inaugurazioni di poli espositivi che si sono susseguite in questi mesi testimoniano la vitalità del settore, nonostante l’instabilità globale. Cominciamo ad analizzarla a partire da alcuni casi salienti.

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Rendered image of Naoshima New Museum of Art. ©︎ Tadao Ando Architect & Associates

Il maestro Tadao Ando tra Giappone, Uzbekistan ed Emirati Arabi Uniti

Con l’apertura primaverile del Naoshima New Museum of Art, sull’omonima isola giapponese, il Benesse Art Site Naoshima ha ulteriormente consolidato il proprio legame con Tadao Ando, pluripremiato progettista che fin dagli esordi ha rappresentato la controparte architettonica del riuscito programma di riattivazione culturale promosso da Benesse Holdings e Fukutake Foundation, in contrasto allo spopolamento dell’area del mare interno di Seto. Alla costellazione di strutture museali già fruibili nel circuito, lo scorso aprile si è aggiunto un edificio di nuova costruzione di tre piani (di cui due interrati). All’interno è esposta una collezione di opere d’arte che include interventi site-specific di recente commissione, realizzati da artisti e collettivi provenienti dalla regione asiatica. Periodicamente vengono proposte mostre temporanee, oltre a iniziative pubbliche, come conferenze e workshop, concepite per incoraggiare a raggiungere il sito più volte. Fuori dai confini nipponici, sull’indiscusso talento nella progettazione museale di Ando puntano Uzbekistan ed Emirati Arabi Uniti. Nel primo caso, con l’affidamento all’architetto autodidatta di Osaka del National Museum of Uzbekistan, annunciato per il 2028; nel secondo con il Dubai Museum of Art, destinato a sorgere nel Dubai Creek. Alle latitudini emiratine, Ando sembra aver sviluppato una soluzione di compromesso rispetto al suo inconfondibile vocabolario materico e formale, con il progetto di un museo dal volume avvolgente, evocativo della dimensione marina e della tradizionale pesca delle perle.

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Credit JKMM Architects / Architecture & Design Museum Helsinki

A dicembre apre ad Abu Dhabi lo Zayed National Museum disegnato da Foster + Partners

Si resta negli Emirati, ma trasferendoci nella capitale Abu Dhabi, con il conto alla rovescia per l’inaugurazione dello Zayed National Museum. Dal 3 dicembre sarà possibile accedere all’ultimo arrivato del celeberrimo Saadiyat Cultural District, in progress sull’omonima isola artificiale. Disegnato dallo studio Foster + Partners, e contraddistinto dalla presenza di cinque strutture che si innalzano verso il cielo come ali – il riferimento, in questo caso, è alla radicata pratica della falconeria – il museo racchiude già nella denominazione la volontà di omaggiare la figura del riconosciuto padre degli Emirati Arabi Uniti: il defunto sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan. Situato tra il Louvre Abu Dhabi, datato 2017, e il Natural History Museum Abu Dhabi (che, a sua volta, apre al pubblico dal 22 novembre 2025), il museo custodisce una collezione di oltre 3.000 pezzi, la metà dei quali esposti nelle sei gallerie permanenti. Focus della narrazione museale è il ruolo degli Emirati Arabi Uniti come crocevia dei commerci e degli scambi non solo nelle rotte verso l’Asia Centrale, ma anche nella loro successiva espansione verso il Sud America e la Cina. Spostandosi quindi nella Penisola Arabica, proprio nel 2025 è stata avviata la costruzione dell’Asaan, Misk Heritage Museum a Diriyah, uno dei più importanti siti storici del Regno Saudita. Mattoni di argilla e fango prodotti localmente saranno impiegati nella realizzazione di questo edificio museale, disegnato dallo studio Zaha Hadid Architects.

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Zayed National Museum. Credit line: Zayed National Museum

SANAA in campo nel più importante sviluppo culturale di Taiwan del 2025

Al già citato Uzbekistan, tra le destinazioni che stanno contribuendo a ridefinire la “geografia museale globale” rientra Taiwan. Oltre la capitale Taipei, il Taichung Green Museumbrary (nell’omonima città di Taichung) in apertura il 13 dicembre è l’esito di uno di uno dei più coraggiosi progetti culturali promossi in loco; alla base del piano si colloca l’ambizione di posizionare Taiwan tra le destinazioni artistiche attive sia sul fronte del contemporaneo, sia nel sostegno delle pratiche artistiche locali. Si tratta, infatti, della prima sede di Taiwan in cui un museo d’arte e una biblioteca pubblica sono integrati: una doppia mission, che dal punto di vista architettonico lo studio giapponese SANAA, formato dai Pritzer Prize Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, e quello taiwanese Ricky Liu & Associates Architects + Planners hanno risolto con un complesso di otto volumi interconnessi. Di diverse dimensioni e unificati dalla facciata continua in rete metallica stirata bianca, sono stati costruiti nello Shuinan Trade and Economic Park, a sua volta realizzato in un aeroporto militare dismesso nel 2004.

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Rendering of Taichung Green Museumbrary. Courtesy of Cultural Affairs Bureau, Taichung City Government

Cosa succede sul fronte museale tra USA ed Europa?

Sormontato da uno scultoreo tornado in copertura, dal 16 maggio scorso il Fenix Rotterdam è divenuto il primo polo museale ultimato in Europa dallo studio MAD Architects, guidato dal progettista cinese Ma Yansong. Nasce dal recupero di un ex magazzino risalente agli Anni Venti del secolo scorso, situato nell’area portuale della città nei Paesi Bassi. Si resta sempre sulla linea tra mare e città anche con il futuro Museum of Architecture and Design, opera chiave per la rigenerazione di una porzione del porto di Helsinki.

La call per la scelta del team progettista è stata una delle competizioni del 2025, almeno sul fronte museale, e si è conclusa con l’assegnazione dell’incarico, lo scorso settembre, allo studio finlandese JKMM Architects: è stato selezionato al termine delle due fasi della competizione, alla quale sono pervenute 624 candidature da tutto il mondo. E mentre a New York è stato appena inaugurata la nuova sede dello Studio Museum di Harlem – il 15 novembre –, affidato agli studi Adjaye Associates e Cooper Robertson (come executive architect) e si guarda al 2030 per l’ampliamento del Metropolitan Museum of Art di New York, con la nuova Ala Tang progettata dall’architetta messicana Frida Escobedo, in Europa sono Parigi e Londra sono le due città ad aver maggiormente inciso nello scacchiere museale nel corso del 2025.

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The Fondation Cartier pour l’art contemporain, 2 Place du Palais-Royal, Paris © Jean Nouvel / ADAGP, Paris, 2025. Photo © Martin Argyroglo

Verso il Nuovo Rinascimento del Louvre?

Oltre al recente e simbolico “passaggio di testimone” tra il Centre Pompidou, chiuso fino al 2030 per la maxi ristrutturazione affidata agli studi e la nuova sede della Fondation Cartier pour l’art contemporain, nella capitale francese è apertissima la questione del restyling del Louvre. Non solo perché il clamoroso furto di ottobre 2025 ha fatto divampare il dibattito sulle criticità strutturali dello storico complesso museale, ma soprattutto perché è in fieri il concorso Louvre – Nouvelle Renaissance. Annunciato all’inizio dell’anno dal presidente Emmanuel Macron, bandito a fine giugno, ha dato i suoi primi esiti con la recente short-list a cinque che comprende: Amanda Levete Architectes (AL_A), Architecture Studio con Diller Scofidio + Renfro, Dubuisson Architecture in collaborazione con SANAA, Sou Fujimoto Ateliers Paris con Sou Fujimoto Architects, e STUDIOS Architecture insieme a Selldorf Architects. 

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Jadids’ Legacy Museum. Elevation sketch. Render by Lina Ghotmeh – Architecture. Courtesy Uzbekistan Art and Culture Development Foundation

Il 2025? L’anno della definitiva consacrazione di Lina Ghotmeh

A Londra, infine, l’architetta dell’anno – indiscutibilmente Lina Ghotmeh –, lo scorso febbraio ha vinto il concorso per la riprogettazione delle gallerie Western Range del British Museum. Inserita, a metà ottobre, nella prestigiosa TIME100 Next 2025 list, si occuperà della realizzazione del Padiglione Qatar, nei Giardini della Biennale di Venezia: un incarico reso noto a ridosso dell’opening della Biennale Architettura 2025. Non da ultimo, debutterà in Asia Centrale proprio in ambito museale: proprio nel gi citato Uzbekistan si occuperà infatti del recupero di una residenza storica, a Bukhara. Entro il 2027 diventerà un museo supportato dall’Uzbekistan Art and Culture Development Foundation (ACDF). Tornando a Londra, qualche settimana fa, la National Gallery ha infine annunciato un piano di rinnovamento – da attuare tramite un concorso di progettazione – da 375 milioni di sterline: si tratta della più alta cifra fin qui raccolta nel Regno Unito per un progetto museale, supportata da donazioni internazionale. A conferma che il 2025 non è stato un anno qualsiasi per il futuro di musei e poli espositivi.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "ArtribuneRender", dedicata alla rigenerazione urbana a base culturale. Ha studiato architettura all’Università La Sapienza…

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