In Sicilia studenti universitari impegnati a riqualificare lo spazio pubblico di Piazza Armerina
Sede dal 2023 del “Mosaico Festival”, Piazza Armerina sarà prossimamente al centro di un’esperienza progettuale degli studenti dell’Università degli Studi di Palermo focalizzata sul rilancio dello spazio pubblico. Un’azione di cura e riscoperta, per formare gli architetti di domani

Si arriva a Piazza Armerina (in provincia di Enna, nel bel mezzo della Sicilia) spinti soprattutto dal desiderio di osservare con i propri occhi il sito della Villa Romana del Casale, ovunque nota per l’eccezionale sequenza di decorazioni musive. Dal 2023, è in quest’area della Sicilia che l’Associazione Collettivo Mosaico cura il Mosaico Festival, manifestazione agostana che già nella propria denominazione celebra l’indiscusso punto di forza del patrimonio storico-artistico locale. “Ambiamo a promuovere un modo nuovo di fruire gli spazi della nostra città” scrivevano gli organizzatori alla vigilia del debutto, lanciando una campagna di raccolta fondi a sostegno di quello che, fin dall’inizio, si è proposto sul territorio come “un evento multidisciplinare che vedrà nella musica elettronica il suo motore principale, ma che esplorerà tanti altri mondi: il cinema, la fotografia, il giornalismo, l’enogastronomia.”
In Sicilia un festival diventa attivatore dello spazio pubblico
Fedele a tale impianto, la terza edizione del festival si è svolta dal 6 al 10 agosto scorsi. Fin dal 2023, la programmazione delle attività culturali è stata affidata all’architetto Roberto Cremascoli (COR arquitectos), in tandem con la collega Deborah Castellitto. Come spesso avviene per le iniziative di questa natura, anche a Piazza Armerina il Mosaico Festival sta diventando l’attivatore di un percorso di ripensamento e rilancio dello spazio pubblico, con possibili esiti estesi oltre la durata dell’evento e un duraturo impatto sulla comunità residente. In quest’ottica va infatti a collocarsi l’invito, rivolto da Cremascoli e Castellitto, al Dipartimento di Architettura DARCH dell’Università degli Studi di Palermo, che nell’ambito della manifestazione ha presentato una mostra temporanea in cui sono stati raccolti i risultati di un’esperienza laboratoriale recentemente sviluppata con gli studenti. “Quest’anno abbiamo fatto un passo in più, con il protocollo sottoscritto per il prossimo triennio insieme al Collettivo Mosaico, all’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Nino Cammarata, e all’Università di Palermo” spiega Cremascoli, introducendo l’iniziativa Germogli Urbani. “Già a partire dalla prossima edizione, vorremmo iniziare a costruire insieme dei manufatti concepiti per luoghi specifici di Piazza Armerina, come Villa Ciancio o Villa Garibaldi: verrebbero direttamente impiegati durante il festival, per poi rimanere in dotazione alla città”.






Il progetto “Germogli Urbani” e il coinvolgimento dell’Università di Palermo a Piazza Armerina
Docente a contratto all’Università di Palermo, l’architetta Camilla Donantoni si è occupata dell’allestimento della citata mostra (con le colleghe Silvia Cattiodoro e Sara Ghirardini), oltre che del corso. Positivamente accolta dai residenti di Piazza Armerina, l’esposizione può essere considerata il diretto riflesso del caso studio palermitano preso in esame durante l’anno accademico dagli studenti del corso coordinato dalla Professoressa Silvia Cattiodoro. In una sorta di anticipazione di quanto si punta a fare a Piazza Armerina, in occasione di Mosaico Festival 2025 le maquette delle installazioni e dei padiglioni disegnati dagli studenti per il sito della Fossa della Garofala, a Palermo, hanno svelato il potenziale inespresso di un sito urbano dal valore storico, naturalistico e paesaggistico, ma poco utilizzato. Testimonianza del paesaggio della Conca d’Oro, la grande pianura su cui si estende il capoluogo siciliano, la Fossa appartiene da oltre mezzo secolo all’ateneo palermitano, come ha avuto modo di spiegare nel corso della manifestazione il Professor Manfredi Leone (che è delegato del Rettore di UNIPA per la supervisione proprio del contesto paesaggistico denominato Fossa della Garofala). Il laboratorio universitario di quest’anno ha dunque offerto l’occasione per un esercizio di progettazione, incoraggiando nello stesso tempo verso un’azione di osservazione, comprensione e riscoperta delle sue peculiarità e stratificazioni storiche. Perché in fondo, per attingere a una nota citazione del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, “Ogni posto è una miniera. (…) La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare”.
Azioni di cura per il futuro dello spazio pubblico a Piazza Armerina
“Attraversare – Vedere – Curare sono state le parole chiave del progetto proposto agli studenti, che hanno risposto con dispositivi pensati per rendere più fruibile e comprensibile la Fossa, ma anche iniziando loro stessi a frequentare quel luogo, riappropriandosene” chiarisce Donantoni. Per il prossimo anno accademico, attraverso il protocollo recentemente sottoscritto, si vuole replicare questa esperienza concentrando l’analisi sul contesto di Piazza Armerina, caratterizzato dalla presenza di alcune aree verdi che potrebbero essere rilanciate, nonché di un patrimonio di immobili religiosi in parte non più in uso. Nei laboratori universitari che partiranno, sempre con il coordinamento di Cattiodoro, anche attraverso una sorta di contest tra studenti si promuoverà quindi una riflessione sullo spazio pubblico di Piazza Armerina, secondo modalità in fase di definizione. È già intanto chiaro che, dopo la fase di progettazione di quello che potrebbe essere un playground, un palco, un teatrino, un mirador, anche attraverso il supporto di partner, i promotori sperano di realizzare il dispositivo. Si ipotizza quindi un workshop di costruzione, aperto agli studenti, per concretizzare il proposito di donare la struttura (o le strutture) al festival e alla città. “Si parla molto, e giustamente anche nel settore architettura, di sostenibilità. Anche avere cura di ciò che si ha, iniziando a conoscerlo davvero e valorizzarlo, significa agire in modo sostenibile. Ed è quello che ci piacerebbe fare con i Germogli Urbani nelle nostre città” conclude Donantoni.
Valentina Silvestrini
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