L’azienda italiana che fa fare arazzi ad artisti e architetti contemporanei
Lanciato dal brand marchigiano i-Mesh, il progetto emerge come un esperimento ambizioso all’intersezione fra ricerca artistica, innovazione e dialogo con l'architettura. Nei nuovi arazzi firmati da Kego Kuma, Tomo Ara, Yuko Nagayama e Migliore+Servetto il tessuto diventa vettore di significati, identità e relazioni spaziali
A Castelfidardo, nelle Marche, non lontano dalla Riviera del Conero, dal 2014 esiste una realtà produttiva con una missione non comune: ammorbidire l’architettura. Un’azienda allo stesso tempo radicata nel suo territorio e aperta al mondo, alle innovazioni e alle relazioni che costruiscono senso, proprio come il filo che ha brevettato: per i-Mesh, infatti, i tessuti sono il mezzo espressivo e il mare (Adriatico) un fecondo campo di prova. Fabbricando materiali per le vele e vestendo le imbarcazioni, del resto, l’azienda si è da sempre misurata con il contesto e le esigenze del mare, dove bellezza e performance hanno regole ben precise. “La mia formazione è legata all’architettura navale, al design di barche a vela”, racconta Alberto Fiorenzi, fondatore del brand. “Ero a Valencia e lavoravo per i team di Coppa America. A quel tempo le vele erano fatte di filamenti di carbonio e kevlar: è stato lì che ho visto quei materiali applicati a una facciata, quando Renzo Piano scelse di rivestire la base di Prada con vele esauste. Una scelta tematica perfetta e un’estetica interessante. Io, che producevo vele ed ero esperto di materiali compositi e di design sposato all’architettura, ho visto in quell’applicazione un grande potenziale”.
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Le “architetture morbide” di i-Mesh
Il filo ottenuto da i-Mesh è frutto di questa esperienza e di un’intensa attività di ricerca, anche accademica: una tecnologia brevettata, con radici nella nautica e nell’aerospaziale, disponibile in diverse varianti cromatiche e minerali, dal basalto al silicio, dal carbonio allo zylon. Grazie a un approccio sistemico, che integra la compatibilità ambientale in ogni fase del processo produttivo, e grazie al design parametrico, ogni pannello è realizzato su misura, on demand in funzione del progetto, riducendo gli sprechi di produzione a zero, ottimizzando l’uso delle risorse e garantendo un impatto ambientale minimo.

Il progetto “Arazzi Contemporanei”
Nato da un’intuizione di Alberto Fiorenzi e Cristiano Toraldo di Francia come strumento di narrazione, sperimentazione e collaborazione, il progetto Arazzi Contemporanei intende riattualizzare con una poetica contemporanea l’arazzo, oggetto che è insieme codice e arredo, allestimento e opera, ma soprattutto racconto. Il tessuto tecnologico i-Mesh – che è più precisamente un materiale “multiassiale” e multifunzionale -diventa il punto di partenza per opere uniche: a ogni artista invitato viene chiesto di ideare un progetto creativo interpretando liberamente la potenzialità del tessuto, la tridimensionalità, la trasparenza e la sua relazione con l’intorno. L’intento? Mostrare come un materiale tecnico possa diventare anche strumento artistico, declinando il concetto di “architettura morbida” con superfici flessibili, permeabili, leggere che entrano in dialogo con il contesto.
A firmare le opere in collezione, esposte a Palazzo Gallo, a Osimo, numerosi protagonisti del mondo dell’architettura e dell’arte: Alberonero, Cristiano Toraldo di Francia, Graphic Surgery, Giovanna Latis, Ippolito Fleitz Group, Lis Beltran & Alberto Lievore, Marco Ferreri, Pierpaolo Pitacco, Rona Meyuchas-Koblenz. A cui si aggiungono le quattro nuove opere – di Yuko Nagayama, Kengo Kuma, Tomo Ara e Migliore + Servetto – prodotte per Expo 2025, all’interno del Padiglione Italia di Mario Cucinella Architects che ha utilizzato i-Mesh anche per le pareti esterne.

A Osaka gli arazzi tra geometrie attraversabili e tradizioni giapponesi
Ad arricchire questa collezione già ampia e sfaccettata, i nuovi arazzi presentati a Osaka. Shades. BG di Migliore + Servetto è un’opera ambientale pensata per porsi in dialogo con lo spazio che l’accoglie,ispirata al concetto di attraversabilità e al rapporto che instaura con lo scenario circostante attraverso il linguaggio grafico delle texture. Filamenti neri s’intrecciano con filamenti dorati in un disegno verticale perfettamente ortogonale che si fa più denso al centro, sfumando poi verso i margini. Il design dell’arazzo Fuku-Ori di Kengo Kuma prende invece ispirazione dal Kumiko, l’arte tradizionale giapponese utilizzata per realizzare paraventi shoji, porte scorrevoli e altri elementi decorativi in legno. I due motivi geometrici sovrapposti che lo compongono – creati senza chiodi, utilizzando la tecnica del Kumiko-haiku – rappresentano strati di benedizioni: dall’alto verso il basso, la struttura si trasforma gradualmente da densa e solida a trama più aperta e ariosa, evocando il lento disfacimento delle fibre.
Cascata/Griglia Morbida è stato disegnato da Tomo Ara come omaggio a Cristiano Toraldo di Francia, scomparso nel luglio 2019, con cui l’architetto e designer nipponico lavorò a stretto contatto. L’opera riflette l’influenza globale dell’avanguardia di Superstudio, reinterpretando le geometrie degli Istogrammi di Architettura attraverso una griglia tridimensionale fluida e dinamica; la composizione si sviluppa come una superficie bianca, continua e coesa, in cui le parti arrotondate permettono alla griglia di spostarsi da un piano all’altro, evocando un diagramma fisico e mentale in continua evoluzione. Mentre in Wave as a phenomenon la connazionale Yuko Nagayama sovrappone pattern di varie dimensioni per raccontare le onde come un fenomeno che emerge dai sottili vuoti tra di esse e si muove in risposta ai movimenti dei visitatori.
Giulia Mura
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