
Nel cuore della profumeria artistica si cela una figura spesso invisibile ma fondamentale: il naso, ovvero l’autore delle fragranze, l’artefice che plasma emozioni in molecole. La profumeria di nicchia, lontana dalle logiche industriali della grande distribuzione, è oggi un terreno fertile per la sperimentazione sensoriale. Un linguaggio artistico che si muove tra chimica, memoria e immaginario.
Il ruolo del naso nella profumeria
Scegliere un profumo artistico vuol dire ‘indossare’ un’opera unica, spesso creata in piccoli lotti, con ingredienti selezionati. È un gesto di distinzione e di intimità, un modo per affermare la propria identità attraverso una traccia invisibile. Se il profumo commerciale mira a piacere a tutti, quello di nicchia osa, provoca e sorprende. E dietro ogni fragranza rivoluzionaria, c’è sempre un naso che ha saputo immaginare l’invisibile. I grandi nasi hanno avuto il merito di emancipare la profumeria da formule standardizzate e cliché olfattivi, restituendole il suo potenziale evocativo. Molti di loro hanno collaborato con artisti, architetti, filosofi, trasformando il mestiere di profumiere in quello di autore. Ecco cinque figure leggendarie che hanno riscritto le regole dell’olfatto e lasciato un segno indelebile nella storia della profumeria artistica.

Edmond Roudnitska: l’alchimista della sobrietà
Considerato il capostipite della profumeria moderna, Edmond Roudnitska (1905–1996) ha contribuito a definire l’idea del profumo come forma d’arte autonoma. Il suo approccio era essenziale, quasi zen: cercava la perfezione nella semplicità, opponendosi all’eccesso decorativo tipico del suo tempo. Le sue creazioni per Dior, come Eau Sauvage (1966), hanno introdotto un nuovo codice olfattivo, fondato sull’equilibrio, la freschezza e una raffinata trasparenza. Ma è con Le Parfum de Thérèse – fragranza rimasta segreta per decenni, creata per la moglie negli anni ’50 e pubblicata postuma da Frédéric Malle – che si coglie tutta la sua poetica privata. Roudnitska ha inoltre scritto testi fondamentali sulla teoria del profumo, promuovendo una visione culturale e intellettuale di questo mestiere.
Jean-Claude Ellena: l’esteta del minimalismo
Per Jean-Claude Ellena, il profumo è un linguaggio con regole proprie, un gesto narrativo fatto di materia invisibile. Naso ufficiale di Hermès dal 2004 al 2016, ha imposto una nuova grammatica olfattiva fatta di trasparenze, leggerezze, sottrazioni. Un Jardin sur le Nil, ispirato a un viaggio in Egitto, è diventato un manifesto di questo stile: una sinfonia agrumata e verde che evoca paesaggi interiori più che descriverli. Anche Terre d’Hermès, con il suo equilibrio tra mineralità e calore terroso, ha segnato una svolta nella profumeria maschile contemporanea, aprendo nuove strade al concetto di virilità olfattiva. Ellena ha scritto diversi libri sul mestiere del naso, tra cui “Il Profumo” (edito in Italia da L’ippocampo), dove esplora la bellezza della sottrazione come forma d’arte.

Serge Lutens: il regista dell’olfatto
Serge Lutens è forse la figura più teatrale e visionaria della profumeria artistica. Nato come fotografo e direttore artistico per Shiseido, ha poi fondato la sua omonima maison trasformando il profumo in un racconto oscuro, sensuale e carico di simbolismo. Le sue creazioni – spesso realizzate in collaborazione con il chimico profumiere Christopher Sheldrake – sono sceneggiature olfattive: oggetti di culto per gli appassionati. Féminité du Bois (1992), con le sue sfaccettature legnose, fruttate e speziate, ha spezzato le barriere di genere nella profumeria, aprendo un dialogo nuovo tra identità e desiderio. Ambre Sultan, Arabie, Chergui: ogni fragranza è una stanza dentro un palazzo immaginario. Le sue boutique stesse, come quella nel Palais Royal di Parigi, sono progettate come luoghi immersivi tra arte e rituale.
Dominique Ropion: il tecnico del desiderio
Dietro alcuni dei più grandi successi olfattivi degli ultimi decenni si cela Dominique Ropion, figura emblematica per la sua capacità di bilanciare sperimentazione e accessibilità. Formatosi alla leggendaria scuola di Roure, è noto per una tecnica impeccabile e per una sensibilità che abbraccia tanto l’avanguardia quanto il gusto del pubblico. Portrait of a Lady (2010), creato per Frédéric Malle, è un capolavoro di intensità e sensualità: una rosa sontuosa, arricchita da patchouli, incenso e spezie, che si impone con potenza e raffinatezza. Invece, con Carnal Flower, Ropion ha reinterpretato la tuberosa in chiave erotica ma mai volgare. Mentre Alien per Thierry Mugler ha esplorato il lato più mistico del gelsomino. Il suo lavoro mostra come rigore tecnico e immaginazione possano convivere in perfetto equilibrio.
Alessandro Gualtieri (Nasomatto): il ribelle dell’olfatto
Dietro lo pseudonimo Nasomatto si cela l’italiano Alessandro Gualtieri, figura iconoclasta della profumeria contemporanea. Il suo approccio è anarchico, provocatorio, profondamente istintivo. Le sue fragranze – come Black Afgano, ispirata all’hashish, o Duro, evocazione dell’energia maschile – non cercano di essere gradevoli, ma memorabili. Gualtieri lavora in segreto, non svela le piramidi olfattive, rompe con la trasparenza commerciale e mette al centro l’esperienza sensoriale più che la narrazione marketing-oriented. Anche il suo marchio successivo, Orto Parisi, continua questa filosofia: fragranze come Stercus o Terroni sfidano il buon gusto convenzionale per toccare l’animalità, il sacro e il terreno. Con Gualtieri, il profumo ritorna ad essere un atto viscerale e sovversivo.
Erika del Prete
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