È morto a 84 anni Luigi Bonotto. Il mecenate visionario dell’arte e dell’impresa
Figura centrale nella storia dell'arte contemporanea internazionale e dell'imprenditoria tessile italiana, il collezionista veneto lascia un'eredità culturale che intreccia Fluxus, poesia sperimentale e artigianato
Collezionista, innovatore, mecenate e instancabile costruttore di relazioni, Luigi Bonotto è morto a 84 anni il 19 novembre, trasformando la sua azienda e la sua casa in un laboratorio creativo. Per tutta la sua vita ha tessuto un legame saldo tra arte, impresa e cultura, destinato a proseguire attraverso la Fondazione Bonotto e il lavoro dei figli Giovanni e Lorenzo.

Luigi Bonotto: tra radici artistiche e formazione imprenditoriale
Nato nel 1941 in una famiglia veneta in cui arte e lavoro erano da sempre intrecciati, Luigi Bonotto viene educato fin da bambino all’arte grazie al padre Giovanni, che lo guida alla scoperta dei grandi musei italiani ed europei. La sua formazione prosegue a Valdagno, capitale del tessile e nodo fondamentale dell’arte contemporanea negli anni del Premio Marzotto, dove entra in contatto con autori come Burri, Fontana, Christo e Arman. All’Accademia di Belle Arti di Venezia approfondisce l’astrazione di Tancredi, Vedova e Santomaso, con cui stringe rapporti personali, mentre inizia la carriera di docente di disegno tessile. Nel 1972 sceglie definitivamente l’impresa, portando nel settore dell’arredamento e dell’abbigliamento uno sguardo che nasce dall’arte molto più che dalla produzione industriale tradizionale.

La Collezione Bonotto: una delle raccolte più importanti sul pensiero Fluxus e sulla Poesia visiva
Lo studio di Duchamp, l’interesse per John Cage e la vicinanza con figure come Francesco Conz, Rosanna Chiessi ed Emily Harvey avvicinano Bonotto al mondo Fluxus e alle ricerche verbo-visuali. Con Emmet Williams scopre la Poesia Concreta, Visiva e Sonora, ampliando la sua visione e comprendendo quanto sottili siano i confini tra poesia, performance e sperimentazione intermedia. La sua azienda e la sua abitazione – di Molvena prima, e Bassano poi – diventano spazi ospitali in cui gli artisti di tutto il mondo lavorano, discutono, realizzano opere e lasciano un segno del loro passaggio: fotografie, edizioni, progetti, bottiglie di grappa personalizzate, lavori condivisi con il territorio. Un’attività che porterà alla costituzione della grande Collezione Bonotto, oggi riconosciuta come una delle raccolte più importanti al mondo sul pensiero Fluxus e sulle ricerche poetiche sperimentali composta da oltre 20mila documenti (e completamente digitalizzata).
Una collezione resa pubblica e accessibile grazie alla nascita della Fondazione Bonotto, presentata nel 2013 allo IUAV di Venezia, e votata al sostegno di progetti culturali che mettano in relazione arte e impresa.
La Fabbrica Lenta e il tessuto come un oggetto culturale
Sotto la guida dei figli Giovanni e Lorenzo, l’azienda Bonotto Spa prosegue e amplia l’intuizione paterna. A lasciare un segno è Giovanni Bonotto, il quale elabora il concetto di Fabbrica Lenta, manifesto contro la standardizzazione industriale e a favore della qualità artigianale. L’uso di telai meccanici lenti, l’attenzione al tempo, la centralità del savoir faire restituiscono dignità al rapporto uomo-macchina e trasformano il tessuto in un oggetto culturale prima che commerciale.
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