Blu, Banksy e la Street Art. Intervista a Steve Lazarides

Parola al gallerista britannico che ha contribuito alla fama di Banksy e di Blu. Tra vicinanza e incolmabili differenze.

Sono settimane molto importanti per la Street Art perché due artisti ormai globali come Blu e Banksy, accomunati dalla loro assenza in prima persona dai media ‒ neppure il loro nome è noto ‒ si sono distinti: l’italiano di Senigallia per la pubblicazione del libro fotografico Blu Minima Muralia, mentre l’artista inglese di Bristol, oltre all’ennesima incursione “stradale” a New York, è stato tra i mattatori assoluti delle aste primaverili a Londra dove Bonhams e Sotheby’s hanno battuto all’asta quattro sue opere realizzando quasi 2.300.000 euro.
Banksy dovrebbe avere 44 anni, Blu giù di lì e i due hanno anche collaborato nel 2007 a Betlemme, in Palestina.
Per intendersi, a 44 anni Andy Warhol (era nato nel 1928) aveva appena ritratto alla sua maniera “pop” Mao Zedong ‒ forse tra le sue immagini più conosciute, di cui eseguì circa 200 tele e l’ultima è stata battuta un anno fa per 13 milioni di dollari ‒ ma le sue tele, nel 1972, come ricorda il rocker Alice Cooper protagonista di un clamoroso smarrimento/ritrovamento nel suo stesso garage, costavano soltanto 2500 dollari (15mila dollari odierni).
Warhol alcuni anni prima aveva forgiato la frase “Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti”, che si dice abbia poi ispirato la stagione dei reality show e dei social network. Banksy e Blu non si sono affatto ispirati a lui, anzi.

SIMILITUDINI E DIFFERENZE

Entrambi sono completamente anonimi ai media, non esistono loro fotografie, dicono che le loro opere parlino da sole, e in effetti è proprio così. Il libro Blu Minima Muralia (edito da ZOOO Print & Press, Bologna) è la collezione più completa dei 200 murales dipinti dall’artista in tutto il mondo negli ultimi quindici anni, un libro pieno dei capolavori più noti, scatti di backstage e opere inedite direttamente dagli archivi dell’artista. Nelle 288 pagine dense d’immagini, però, neanche una parola tranne i ringraziamenti finali con le più varie ispirazioni culinarie. Banksy avrebbe dipinto soltanto 120 murales, ma gli sono bastati per essere definito l’artista più importante di questa generazione e i risultati delle aste londinesi sono solo l’apice di un decennio d’escalation continue costellato di fama mondiale e successo. Blu si dice per scelta viva in un camper parcheggiato a Roma perché disprezza una vita basata “sull’accumulazione privata e della creatività di tutti a vantaggio di pochi”, dedicando la sua vita alle lotte sociali, alla tutela dell’ambiente, degli animali, non al capitalismo e non al denaro. È il denaro infatti che divide profondamente Blu e Banksy, artisticamente “gemelli”. Tutta la produzione artistica di Banksy vale sul mercato letteralmente centinaia di milioni di sterline classificandosi come l’artista più valutato/commercializzato (si definisce infatti Blue Chip Artist) della sua generazione.
Un’opera di Blu non è quasi mai stata battuta in asta, la sua ultima personale a Londra risale all’agosto 2007 e la sua ultima opera multipla è stata pubblicata nel 2012.
Banksy cerca di farti ragionare con leggerezza sulle grandi tematiche sociali: è un cosiddetto provocateur, utilizzando il tipico distacco “british” dell’ironia, della satira. Banksy ti prende in giro e per farlo adopera la strada, dove le operazioni che fa diventano gesta di marketing virale a livello globale. I dipinti stradali di Blu, in confronto, sono anche drammatiche lezioni di morale e il suo è un linguaggio più rigoroso, a tratti militante, per intendersi come il Picasso di Guernica.
In loro “assenza” abbiamo voluto parlare di questi due grandi street artist con Steve Lazarides, l’eminenza grigia dietro l’avvento di Banksy, al suo fianco per undici anni ma anche al fianco di Blu nel 2007, oggi titolare con partner finanziari del Qatar di una galleria che porta il suo nome dislocata su tre piani a Mayfair, il quartiere chic di Londra.

Blu_ITALIA

Blu_ITALIA

L’INTERVISTA

Blu e Banksy sono artisti e persone molto, molto diversi. O forse sono simili. Non lo so, nessuno lo sa. Potresti forse saperlo solo tu che li hai conosciuti entrambi. Quindi ti farò qualche domanda, se non ti dispiace, visto che sei testimone diretto dell’avvio di questo movimento artistico culturale. Sto parlando naturalmente partendo da Bristol. E penso che, guardando indietro, bisogna essere molto orgogliosi e impressionati nel vedere che i musei di tutto il mondo si stanno combattendo per esibire le opere d’arte di strada e che l’arte di strada è entrata in tutto il mondo nell’arena artistica dalla porta principale.
Vedi, non sono ancora sicuro che la Street Art sia entrata a pieno titolo nei musei. Secondo me questa è la forma d’arte più populista al mondo. Dovrebbe essere in ogni singolo museo al mondo; la forma d’arte più potente e più populista che sia uscita dagli Young British Artists.
E non capisco perché non ci siano ancora importanti retrospettive in tutto il mondo che celebrano questa forma d’arte. Penso ancora che ci sia un enorme elitarismo nel mondo dei musei, dove i curatori hanno paura di questa forma d’arte perché non è qualcosa che hanno scoperto loro. È qualcosa che è stato messo sul piedistallo direttamente dalla gente piuttosto che dall’élite del mondo dell’arte.

La Street Art è nata decisamente fuori dai musei perché in realtà è arte pubblica, pensata solo per la gente, per tutti, non solo per qualcuno che paga il biglietto. Quindi il fatto che già ora ci sono alcuni musei che fanno pagare i biglietti per vedere la Street Art e che le principali case d’aste e gallerie d’arte di tutto il mondo battono queste opere d’arte per molto denaro è un fatto di per sé sconvolgente.
Oh, penso che abbia fatto tanta strada, anche nel periodo in cui sono stato coinvolto direttamente. Il mio coinvolgimento con la Street Art risale alla metà degli Anni ’80, quando ero un adolescente. E vedere quanta strada abbiamo fatto e vedere quanto seriamente sia stata presa e il volume di artisti che hanno adottato i graffiti come forma d’arte, dà un grande senso di orgoglio.

La prima volta che hai visto l’arte di Banksy, cosa ti colpì di più? Qual è stata la tua prima reazione?
Ho pensato che fosse l’arte più fresca e nuova che avessi mai visto. A quel punto nel tempo, gli stencil non venivano realmente utilizzati. Quindi era solo qualcosa di nuovo. E poi il tipo di messaggio politico molto semplice che stava divulgando era qualcosa che nessun altro stava facendo. Era così fresco, così nuovo, e anche lui era assai prolifico. L’uso degli stencil gli ha permesso di creare un’enorme quantità di lavoro e rimasi semplicemente sconvolto.

Banksy dovrebbe avere 44 anni o almeno questo è quello che sappiamo. E quindi a che punto è nel suo percorso artistico? Come ricorderai Pablo Picasso è morto a 91 anni, ma è stato molto prolifico fino alla fine. E David Hockney ha scritto un pamphlet dove scrive che il migliore Picasso era il Picasso della fine. Quindi a che punto è la carriera di Banksy oggi?
Penso che sia già stato estremamente prolifico nei suoi primi anni di carriera, e penso che lo sia ora anche se sta utilizzando altre forme d’arte. Quindi nel modo in cui altri artisti sono andati a esplorare la ceramica e fare altre cose, penso che Banksy abbia esplorato il cinema, il situazionismo e il Walled Off Hotel. Non lavoriamo insieme da molto tempo, ma penso che sia un artista davvero prolifico. È un genio creativo. E penso che qualunque cosa dove rivolga la mano (e la mente) sarà probabilmente brillante. Quindi non so dove andrà dopo, non so quali siano i suoi prossimi progetti, ma penso che continuerà ad andare avanti e che continuerà fino alla fine. Penso anche che potrebbe non continuare a fare molti lavori sulla strada. Potrebbe fare un libro, potrebbe fare una serie televisiva, ma non so dove rivolgerà prossimamente il suo sguardo, ma sono abbastanza sicuro che continuerà ad andare avanti.

Banksy & Blu, watchtower

Banksy & Blu, watchtower

Andy Warhol nel 1972 aveva 44 anni, la stessa età di Banksy oggi. E il 1972 è stato l’anno in cui ha pubblicato i suoi ritratti di Mao Zedong realizzati in 200 esemplari. Sto parlando dei pezzi unici, ovviamente. E, a quel tempo, una tela di Andy Warhol, ad esempio la sedia elettrica, era venduta dalle gallerie a 2.500 dollari del 1972. Poche settimane fa hanno battuto quattro originali di Banksy per oltre 2,8 milioni di dollari, in media già 40/50 volte superiore a quanto un quadro di Warhol costava quando lui aveva 44 anni. Cosa pensi di questa evoluzione dei valori in gioco e della fama? Forse Internet ha contribuito.
Penso che il tutto ‒ la carriera di Banksy e l’esplosione della Street Art ‒ è intrinsecamente legato alla nascita di Internet [l’avvento del World Wide Web è del 1991, N.d.R.]. La carriera di Banksy è iniziata proprio mentre Internet stava iniziando a esplodere. E improvvisamente questi artisti di strada si ritrovano una potente piattaforma attraverso la quale possono arrivare simultaneamente a miliardi di persone in tutto il mondo, mentre in passato ‒ se tornassimo ai tempi di Andy Warhol ‒ l’unico modo per far conoscere la tua opera era attraverso una galleria o un giornale. E nessuno di questi media ha una portata simile a quella di Internet oggi.

Blu ha molto probabilmente la stessa età di Banksy. È nato in Italia, a Senigallia, e, in realtà, è anche molto più prolifico di Banksy riguardo alle opere sui muri, in strada.
Oh, assolutamente. Per quanto sia possibile Blu è il più puro dei puri rispetto agli artisti di strada. Non ha alcuna angolazione commerciale quello che fa, ha una mentalità molto politica, è prolifico e ‒ per quanto mi riguarda – è il vero modello da seguire per quello che dovrebbero essere gli artisti di strada.

Sì, ho capito il tuo punto. Lasciami andare al 2007, dove in West Bank, in Palestina, tu e Banksy avete organizzato…
Devo fermarti qui. Non era una mia organizzazione. È Banksy che ha organizzato tutto da solo.

Bene, ma in quel contesto Blu e Banksy fecero insieme anche un opera d’arte, un faro, una scultura in legno d’ulivo firmata insieme e Blu fece alcuni murales del West Bank. E proprio lo stesso anno, proprio la stessa estate, hai fatto una mostra di Blu nella tua galleria a Londra in Greek Street. Cosa ricordi?
L’ho fatta davvero. Mi sento assolutamente privilegiato di essere una delle poche gallerie al mondo che sia mai riuscita a ottenere Blu per fare una mostra di quel livello. Ed è stato un successo assolutamente clamoroso. E lui era unico, non posso dire abbastanza cose positive su di lui. È stato un vero piacere lavorare con lui. E abbiamo fatto alcuni pezzi nelle strade di Londra, ha fatto i pezzi che erano esposti nella galleria. Ma, in realtà, Blu non crea quadri, quindi era più roba che aveva quasi strappato dal suo album da disegno e poi incorniciato per andare in galleria. È stato un grande successo soprattutto perché è stata una delle poche volte in cui Blu ha fatto qualcosa all’interno del “sistema” delle gallerie d’arte.

Sì, ma poi perché Blu sostanzialmente non ha continuato a lavorare su questo percorso?
Penso che sia così politico e che abbia un così forte senso di chi è e che cosa vuole fare, e non penso che sia assolutamente motivato dal denaro o dalla fama: tutto ciò che vuole è dipingere per strada e dipingere muri. E penso che sia rimasto fedele a questo principio negli ultimi quindici anni.

Blu & Banksy watchover on left

Blu & Banksy watchover on left

Secondo te oggi, con Internet, con i social network e con il movimento Street Art, quale sarebbe il percorso artistico di Caravaggio o Pablo Picasso, per esempio?
Se fossero vivi oggi? Non sono sicuro perché ancora li considero degli artisti “tradizionali”. E penso che, nella società di oggi, le persone che stanno utilizzando meglio Internet da un punto di vista artistico siano persone come JR e Banksy e artisti che sono ai margini. È strano che molti artisti più grandi e affermati sembrano estraniarsi dall’utilizzo di Internet. Quindi non sono sicuro se Caravaggio e Picasso sarebbero stati gli stessi, non avrebbero utilizzato questi strumenti nello stesso modo in cui quel tipo di giovani, viscerali, nuovi artisti lo utilizzano oggi.

Ovviamente non c’è un’intervista a Banksy, nessuna intervista di Blu sull’argomento. Ma il fatto che questi due artisti abbiano lavorato insieme per un pezzo, in sostanza, dice già qualcosa, dice che molto probabilmente i due artisti si piacciono, giusto?
Sì, penso che ci sia molto rispetto reciproco tra loro. Ma in realtà non ho molto da condividere perché ogni volta che si incontravano, era in privato. Non sono mai stato coinvolto nelle loro conversazioni, quindi è difficile da commentare.

Pensi che siano la fama e il denaro a fare la differenza tra Blu e Banksy?
Penso di sì. Blu vive sul camper perché trascorre molto tempo viaggiando in Sud America e nel mondo. Come ho già detto, l’interesse di Blu per il mondo è solo quello di dipingere i muri. E penso che gli interessi di Banksy siano diversi. Quindi penso che siano simili su un livello e a milioni di chilometri di distanza su un altro.

Cosa pensi che rimarrà di questi due artisti per le generazioni future?
Penso che Banksy sarà considerato uno dei più famosi artisti di graffiti “commerciali” di tutti i tempi. E penso che Blu sarà considerato uno dei più puri artisti di graffiti di tutti i tempi.

Ma qual è tecnicamente la differenza?
Beh, Blu non ha mai realizzato tele, non ha mai venduto nulla, è rimasto fedele alle sue radici politiche. Quindi Banksy è, direi, un artista di graffiti piuttosto commerciale al giorno d’oggi. Spero che continuino a essere forti e fedeli alle loro radici. Quindi non riesco a vedere Blu cambiare, mi piacerebbe vederli entrambi nei musei, e andare avanti nel modo in cui stanno andando.

Per chiudere, qual è il tuo pensiero generale sul futuro della Street Art, dell’arte urbana?
Penso che debba avere un lungo sguardo su se stessa. Penso che ci siano così tanti artisti oggi nel mondo. E uno dei motivi per cui Blu e Banksy si distinguono così tanto dagli altri è che stanno effettivamente cercando di trasmettere un messaggio, stanno cercando di dire qualcosa. Quindi penso che ci siano molte cose da dire al mondo oggi. E penso che più artisti dei graffiti debbano cercare di dire di più piuttosto che dipingere solo belle immagini.

Andrea Olcese

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Andrea Olcese

Andrea Olcese

Andrea Olcese, russo e italiano, da una famiglia di pionieri industriali e una famiglia aristocratica russa, si diletta a fare il pubblicista dai tempi del Liceo e si è occupato di radio e di televisione avendo realizzato oltre 5.000 ore…

Scopri di più