But Does It Float

Nuovo appuntamento con il “Lap Tab” di Alfredo Cramerotti. Questa volta finisce sotto la lente di ingrandimento un sito che ha base - se così si può dire - a Los Angeles. E che potrebbe fornire suggerimenti ai curatori delle prossime biennali.

I sottotitoli dei vari contributi visivi di questo sito basterebbero a farlo entrare nella lista. Frasi o epigrafi tratte da libri, saggi o poemi, come: “With all my ideas and follies I could one day found a corporate company for the propagation of beautiful but unreliable imaginings” (Jakob von Gunten / Robert Walser); “How can you hide from what never goes away?” (Eraclito), “Bring something incomprehensible into the world!”(Gilles Deleuze, immancabile); I secretly think reality exists so we can speculate about it” (Slavoj Žižek, altro immancabile); One perceives all created things – solids, liquids, gases, electricity, energy, all beings, gods, men, animals, plants, bacteria – as forms of consciousness” (Paramahansa Yogananda); The Metropolis strives to reach a mythical point where the world is completely fabricated by man, so that it absolutely coincides with his desires (Rem Koolhaas, terzo immancabile). E via così. In termini propagandistici funziona, eccome.
Se poi si aggiunge che la parte visiva è curata magnificamente, e che molti darebbero un braccio per riuscire a mettere assieme certe chicche, capirete perché questo numero sia dedicato a But Does It Float.
I tre baldi giovani (si fa per dire) dietro il progetto sono Folkert Gorter (interactive designer, olandese, di base a Los Angeles dove manda avanti uno studio che di nome fa Superfamous), Atley G. Kasky (un altro designer che ha fondato lo studio grafico Outpost, anche questo a Los Angeles) e Will Schofield, il cui blog 50watts.com si autodefinisce come la più ricca collezione di design e illustrazioni relative al libro dell’intero universo. Giusto per dare il senso della misura.

But Does It Float

But Does It Float

Se l’autoreferenzialità dei tre autori non vi disturba, vi invito a dare un’occhiata alle varie collezioni, e a perdervi al loro interno. Non sono molte, e ognuna vale il tempo che ci metterete: architecture (36 selezioni), generative art (38 selezioni, una collezione particolarmente buona di una forma d’arte largamente sottovalutata), collage (58 selezioni), drawing (123 selezioni), typography (118 selezioni), sculpture (54 selezioni), photography (251 selezioni), painting (221 selezioni).
Non ce n’è una che sia sottotono. Selezioni curatissime, graficamente ineccepibili, con titoli mai banali e molte volte illuminanti (un altro esempio? I hoped for nothing. And yet I lived in expectation, Stanislaw Lem). Ogni selezione è un breve portfolio di nomi o progetti famosi, storici e contemporanei, mescolati con completi sconosciuti che non solo reggono la vicinanza e il paragone, ma che sembrano indicarci quanto ci siamo persi finora. Una miniera di suggerimenti, già filtrati e messi in ordine. Se tra qualche tempo li trovassi in giro per mostre e biennali non mi sorprenderei.

Alfredo Cramerotti

www.butdoesitfloat.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14

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Alfredo Cramerotti

Alfredo Cramerotti

Alfredo Cramerotti è un critico, curatore e artista di base nel Regno Unito. Il suo lavoro esplora la relazione tra realtà e rappresentazione attraverso una serie di media e collaborazioni tra le quali TV e radio, pubblicazioni, internet, festival mediatici,…

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