Il Comune di Milano punta a un nuovo polo culturale al posto dell’ex Museo del Fumetto. Il bando per trovare il gestore

Lo spazio, nell’ex area industriale che per 14 anni ha ospitato WOW gestito dalla Fondazione Franco Fossati, dovrà accogliere un progetto culturale e sociale. Palazzo Marino si impegna a stanziare 1,2 milioni di euro per lavori di manutenzione necessari: ed è ancora polemica con il Museo del Fumetto, costretto a chiudere per morosità l’estate scorsa

Come si era conclusa – tra le polemiche strumentali per il presunto sfratto del Museo del Fumetto da parte del Comune di Milano – la vicenda che riguarda la gestione della Palazzina di Viale Campania, prossima a essere data in concessione a un nuovo assegnatario, sembra proseguire.

La storia del Museo del Fumetto di Milano nella Palazzina di Viale Campania

Nel 2011, un primo bando per la conversione in spazio culturale di parte dell’ex stabilimento Motta (poi deposito ATM) aveva visto come unica partecipante la Fondazione Franco Fossati, che per 14 anni ha gestito con passione ma senza grandi fondi, WOW, il Museo del Fumetto di Milano. Fino allo “sfratto” della primavera scorsa, giustificato in realtà dalla reiterata morosità della Fondazione, che dal 2017 in poi ha sempre faticato a pagare regolarmente l’affitto, dal canto suo accusando l’amministrazione di non provvedere alle ingenti spese di manutenzione “di uno spazio che segna il tempo in modo evidente e con impianti che non sono adeguati”.

Il nuovo bando di concessione della Palazzina di Viale Campania

Così, il 15 giugno 2025, con una grande festa d’addio, il Museo del Fumetto ha chiuso battenti. E si attendeva per l’estate la pubblicazione di un nuovo bando di concessione, che invece arriva solo ora, nell’ultimo scorcio dell’anno. L’avviso pubblico per la concessione d’uso a titolo oneroso della Palazzina ex ATM di viale Campania 12, fissa come destinazione obbligata la realizzazione di un progetto culturale e sociale, “con prevalente vocazione espositiva ma integrato con attività educative, aggregative e di prevenzione del disagio sociale”. “Potranno inoltre essere previsti punti di ristoro e attività commerciali o artigianali a supporto del progetto” prosegue il testo “purché non prevalenti e coerenti con le finalità culturali previste. Tali aree non potranno eccedere il 30% della superficie totale dell’immobile”.

Il bando è aperto a realtà profit o enti del Terzo settore, anche in forma associata, e c’è tempo fino al 20 marzo 2026 per presentare domanda di partecipazione. Chi si aggiudicherà la concessione potrà disporre di una superficie complessiva di circa 1.471 metri quadrati, tra spazi espositivi interni al piano terra e al primo piano, una caffetteria con area esterna, uffici, bookshop, depositi, terrazzi e un’area pavimentata in prossimità dell’ingresso del Giardino “Oreste Del Buono”. La concessione avrà una durata di 12 anni non rinnovabili e prevede un canone annuo di 67mila euro, con riduzioni del 30% per associazioni senza scopi di lucro. Il concessionario dovrà realizzare a propria cura una serie di interventi di manutenzione straordinaria per i quali il Comune di Milano corrisponderà un contributo massimo di 1,2 milioni di euro

È ancora polemica con il Museo del Fumetto. La questione delle spese di manutenzione

Su questo “contributo” previsto dall’amministrazione si innesta la nota polemica diffusa da Luigi F. Bona, presidente della Fondazione Franco Fossati e direttore del Museo del Fumetto, che fino all’ultimo si era speso, nei mesi scorsi, per evitare la chiusura di WOW. “La principale osservazione, che ci fa molto piacere perché finalmente contrasta con la narrazione finora condotta dal Comune, è che l’immobile necessita di interventi di ripristino, miglioramento e manutenzione straordinaria stimati in circa euro 900mila euro dalla Direzione Tecnica del Comune di Milano. Quindi l’Amministrazione erogherà un contributo in conto capitale fino a un massimo di 1,2 milioni di euro così come per le successive attività di manutenzione straordinaria che dovessero rendersi necessarie in corso di concessione e di cui vorrà farsi carico il soggetto concessionario”. Bona si concentra, dunque, sul cambio di passo di Palazzo Marino, rammaricandosi che questa disponibilità arrivi – a suo dire – tardiva: “Da subito, man mano che verificavamo gli “errori/orrori” dell’immobile, abbiamo chiesto al Comune di provvedere almeno ai problemi macroscopici (che oggi vediamo sommariamente riassunti nel nuovo Avviso) senza che nessuno di questi problemi fosse risolto in 14 anni”. Al mancato supporto dell’amministrazione, il direttore di WOW attribuisce i costi “altissimi e ingiustificabili” sostenuti per l’energia, i danni al patrimonio cartaceo dovuti ad allagamenti improvvisi, le infiltrazioni d’acqua, le spese a proprio carico per illuminazione, porte… E tanti altri “inconvenienti e danni subiti in 14 anni”. Ribadendo l’impegno costante del museo “senza che ci fosse empatia e sostanziale aiuto da parte di assessori e altri gestori della cosa pubblica”, mentre “oggi il Comune dichiara ufficialmente che quegli interventi sarebbero stati di manutenzione straordinaria e quindi di loro spettanza”.

Un rammarico accresciuto dall’impossibilità di partecipare al nuovo bando, che esclude chi abbia pendenze o morosità in corso verso l’Amministrazione. In questo caso, Bona rivela anche un retroscena: l’avvocatura del Comune aveva proposto di saldare con la cessione di parte del patrimonio certificato del museo il debito pari a 180mila euro. Ma la certificazione curata da Finarte, relativa a una serie di tavole originali da cedere al Comune, è stata rigettata dalla Direzione Cultura, che tramite sua perizia ha ribassato notevolmente la stima del valore economico del lotto, rendendolo inadeguato a saldare il debito.
Così, mentre si attende di scoprire il futuro della Palazzina di Viale Campania, un nuovo WOW nascerà altrove: “Speriamo di poterlo presto annunciare. Grazie a chi ancora ci offre altri spazi, in altre città: una rete virtuosa con Comuni che non usano la cultura come pseudonimo di reddito”.

Livia Montagnoli

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