Fundraising e cultura in Italia. L’opinione di Massimo Coen Cagli

In occasione dell’evento “+fundraising + cultura”, giunto alla sua seconda edizione, il direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma Massimo Coen Cagli racconta in prima persona lo scenario della raccolta fondi culturale in Italia

Perché parliamo di fundraising e cultura? L’evento + fundraising + cultura, giunto alla seconda edizione, si propone di essere uno “spazio” in cui tutti i soggetti che sono legati al nostro enorme patrimonio culturale uniscano le loro intelligenze, competenze, e passioni per far sì che il nostro paese abbia un fundraising all’altezza delle sfide che il settore culturale deve affrontare.

LA STORIA DEL FUNDRAISING IN ITALIA

Perché l’Italia, che viene riconosciuta da tutto il mondo come la prima potenza culturale, sotto l’aspetto del fundraising e quindi della sua sostenibilità, ha un esercito mal assortito e con scarsi mezzi. Mal assortito perché sono poche le risorse umane dedicate al fundraising; con scarsi mezzi perché non ha o non dispone pienamente di tutti gli strumenti che possono favorire la raccolta fondi. Per questo abbiamo scelto di dare, come titolo dell’evento “il fundraising come risposta immunitaria per affrontare le nuove sfide del settore culturale”. Perché la cultura è stata colpita drammaticamente dagli effetti della pandemia soprattutto nella sua sostenibilità economica e perché abbiamo tutti capito che la ripresa sociale della nostra comunità è fondata anche e soprattutto su una piena fruizione della cultura in tutti i suoi aspetti, in quanto fattore di benessere personale e addirittura di buona salute. Il fundraising è una risposta immunitaria perché garantisce che il sistema culturale possa svolgere pienamente il ruolo che tutto il paese gli riserva: essere uno degli asset principali dello sviluppo economico, sociale e personale.

IL FUNDRAISING CULTURALE

In 30 anni di impegno professionale come fundraiser, mi sono convinto che il fundraising culturale, nel nostro paese non è sviluppato non perché non sia importante o non vi sia un reale potenziale di crescita, ma perché vi sono ostacoli burocratici, amministrativi, culturali organizzativi e politici che impediscono di liberare il potenziale delle donazioni, delle sponsorizzazioni e delle partnership. E le istituzioni culturali e l’associazionismo culturale, nonostante ritengano drammatica la situazione economica, sono riluttanti nell’investire personale, competenze e risorse sul fundraising. Oggi sappiamo, sulla base di indagini, che il 40% degli italiani è propenso a sostenere la cultura con una media di 86 € l’anno (In UK: 20% per 36 euro di media!).  E sappiamo che tutte le volte che si è investo 1 euro nel fundraising questo ha fruttato almeno 10 volte tanto. E sono proprio questi ostacoli che metteremo al centro di 6 tavoli di lavoro che coinvolgono tutti gli stakeholder della cultura: fondazioni, aziende, istituzioni culturali, enti locali, terzo settore, mondo della formazione, con l’obiettivo di elaborare proposte di provvedimenti e azioni e raccomandazioni di policy che tutti gli attori pubblici e privati possano raccogliere e mettere in pratica per far crescere in qualità e quantità il fundraising culturale. Che poi vuol dire garantire alla comunità il diritto e il piacere di sostenere i propri beni comuni e alle organizzazioni culturali di dare loro l’opportunità di farlo.

 – Massimo Coen Cagli

Direttore Scientifico della Scuola di Fundraising di Roma

Roma // fino al 16 dicembre 2021
+ fundraising +cultura
Consulta il programma qui
https://www.scuolafundraising.it/ 

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Redazione

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