Lavoro non pagato e altre ombre del mondo dell’arte. Un convegno e un libro analizzano il problema

Perché fare l’artista non “paga” quanto una qualsiasi altra professione? E se lo fosse, porterebbe beneficio alla collettività? È la domanda che si pongono 15 professioniste dell’arte riunite al convegno di Rivoli. Il lavoro nell’arte secondo una prospettiva femminista

Non è di certo un segreto il fatto che intraprendere la strada di artista sia sinonimo di futuro incerto, sacrifici e difficile sostenibilità (dei costi di produzione, come di quelli della vita). O almeno in Italia, mentre nei paesi Nordeuropei, ad esempio, è più facile andare alla ricerca, e ottenere, una serie di borse di studio, grants e appoggi istituzionali. Un argomento che Artribune aveva precedentemente affrontato attraverso inchieste quali Come campano gli artisti? e Come campano le artiste?. Si, poiché talvolta il problema può diventare supplementare per il gentil sesso. Ma deve essere per forza così? O c’è la possibilità che riconoscere il lavoro artistico su un piano professionale, e di conseguenza sostenerlo, possa portare a una ricchezza culturale, nonché a un ritorno economico effettivo per la collettività? È la domanda che si tenta di approfondire con Who’s art for? Art workers against exploitation, un saggio a più voci edito da Postmedia Books che diventerà anche un convegno il 6 dicembre, presso il Teatro del Castello di Rivoli in Piemonte. 

WHO’S ART FOR: IL CONVEGNO

Organizzato da R-set / Tools for cultural workers e Rete al Femminile, il convegno proverà a fare il punto sulle condizioni di lavoro oggi nel mondo dell’arte, adottando una prospettiva femminile. Le autrici selezionate, Alba Colomo e Lucy Lopez, Federica Fontana, Eva Frapiccini, Đejmi Hadrović, Valentina Miorandi, Santa Nastro, Sandrine Nicoletta, Paz Ponce, Giada Pucci, Nuvola Ravera, Carme Sais, Anna Santomauro, con il contributo di Paola Dubini e Anna Pironti, seguendo il programma della giornata si alterneranno in talk e tavole rotonde. Gli argomenti? Lo sfruttamento del lavoro artistico, l’urgenza di equi compensi, modelli economici e normativi virtuosi e il femminismo applicato alla gestione delle organizzazioni, per citarne alcuni. Senza dimenticare le minoranze, ovvero le categorie che vengono discriminate per genere, orientamento sessuale o razza, finendo per godere di minore visibilità e guadagno all’interno del sistema artistico. Il progetto Who’s art for? Art workers against exploitation è stato realizzato con i fondi raccolti attraverso la campagna di crowdfunding #whosartfor su Eppela, che ha ottenuto un totale di 7.255 euro, anche grazie al supporto di +Risorse della Fondazione Sviluppo e Crescita CRT. I proventi sono stati impiegati per il 75% nella retribuzione del lavoro delle autrici selezionate, per le traduzioni, la progettazione grafica e la stampa della pubblicazione. Il restante 25% è stato utilizzato per i materiali di supporto alla campagna #whosartfore per l’organizzazione del convegno.

-Giulia Ronchi 

Who’s art for? Art workers against exploitation
Venerdì 6 dicembre 2019
Teatro del Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea
dalle 9:30 alle 17:30
Piazza Mafalda di Savoia, 10098 Rivoli (Torino)
Ingresso libero

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

Scopri di più