Nasce a Bologna Profilcultura, il portale per cercare lavoro nel settore culturale

Nasce come costola del portale ProfilCulture. Con più di 2.200 annunci e 200.000 visitatori al mese, sarà messo online il 19 marzo.

È prevista per il 19 marzo la messa online della sezione “lavoro” di Profilcultura, costola italiana del portale ProfilCulture. Con più di 2.200 annunci e 200.000 visitatori al mese, ProfilCulture è il sito di riferimento per l’impiego culturale in Francia dal 2004.
Intanto, dallo scorso settembre, è online la sezione italiana dedicata alla formazione, primo annuario interamente dedicato all’educazione professionalizzante nei settori culturali. L’iniziativa viene da due brillanti ex “cervelli in fuga”, Giulia Graffi e Filippo Dompieri, che, dopo aver fatto esperienza nella sede francese, si sono occupati di adattare il sito al mercato nostrano, grazie al supporto della casa madre di origine. I settori toccati sono le Arti dello Spettacolo, l’Artigianato, l’Architettura, il Design, l’Audiovisivo, il Web e Multimedia, i Beni Culturali e le Politiche Culturali, ma anche l’Edizione, la Comunicazione e l’Insegnamento. Come sa bene chi ha provato a cercare annunci nei siti classici per l’impiego quali Monster, Jobrapido, Adecco, per dirne solo alcuni, in Italia (e non solo) il lavoro culturale non viene spesso nemmeno considerato parte di un “settore” professionale e trovare un’offerta inerente diventa una vera e propria caccia al tesoro.
Già da qualche anno Artribune offre un servizio dedicato al lavoro (jobs.artribune.com) per ovviare all’evidente lacuna, e siti come “lavori creativi” offrono annunci soprattutto nell’ambito della grafica e della comunicazione. Profilcultura, grazie alla sua specializzazione e all’esperienza francese, si propone dalla sede bolognese non solo di diventare un vero e proprio punto di incontro tra istituzioni e professionisti, ma anche di creare un cambio di mentalità. Come ci spiegano i due fondatori, Giulia Graffi e Filippo Dompieri, sono le stesse esigenze del mercato che lo richiedono.

Come stanno reagendo gli Istituti e le Istituzioni a cui vi siete rivolti?
Per quel che riguarda il sito dedicato alla formazione – studiare, seguire dei corsi e tenersi aggiornati sono passaggi obbligati per poter lavorare nei settori della cultura – abbiamo riscontrato un grande entusiasmo verso la nostra iniziativa: al momento, ci sono già più di 650 istituti registrate e più di 2.150 formazioni online. Per il sito dedicato al lavoro ugualmente ci aspettiamo dei buoni risultati, consapevoli comunque che ci vorrà tempo perché possa raggiungere i livelli del sito madre francese. La nostra fiducia parte dalla consapevolezza che per poter far fronte alle ristrettezze economiche nelle quali si ritrovano ad operare molte realtà culturali è necessario individuare professionisti sempre più qualificati – uscendo quindi dal circuito delle persone già note e rendendo pubbliche le opportunità – per darsi una prospettiva futura.

Come vengono selezionati gli annunci?
Ogni annuncio viene filtrato secondo precisi criteri di qualità, basati su verifiche di provenienza, tipologia – questo deve essere in linea con i settori da noi considerati – e contenuto. L’inserzione non deve contenere ambiguità per quanto riguarda il compenso, il contratto e le mansioni richieste. Noi cureremo in modo puntiglioso la descrizione delle figure professionali ricercate per sviluppare un dialogo sempre più condiviso, ci auguriamo, su quelle che sono le professioni nei settori della cultura. Questo sforzo di precisione crediamo sia funzionale a creare consapevolezza tra istituzioni e candidati.

Una delle critiche più diffuse mosse al sito francese, è che gli annunci riguardano soprattutto stage…
Questo rispecchia la realtà dei fatti: il mondo del lavoro culturale non può accogliere 200.000 lavoratori al mese. Ci sono poche offerte di lavoro e i più ambiziosi dovranno accettare di affrontare un percorso professionale fatto di diversi cambiamenti. Per molti si tratterà di cimentarsi in esperienze “periferiche” rispetto ad attività perfettamente contornabili nel lavoro culturale, per arrivare a occupare, grazie alle esperienze acquisite, la posizione centrale che immaginavano per il futuro professionale.
Avendo uno strumento come ProfilCultura, che si propone di essere lo specchio di buona parte dell’offerta lavorativa nei settori della cultura, ciascuno potrà prendere atto che il lavoro culturale non andrà cercato solo tra le istituzioni già note, ma anche in realtà poco conosciute o addirittura sconosciute, ora monitorabili grazie a ProfilCultura.

Secondo voi, quali sono le principali differenze tra sistema culturale francese e italiano?
Fare un confronto con la Francia è difficile, anche se rimane un paese di riferimento. Prendiamo Parigi: è una città unica, nel bene e nel male. Ma qual è il costo a livello sociale di una città che accentra buona parte delle attività culturali di un intero Paese? In Italia non c’è forse la stessa organizzazione, ma il potenziale è enorme, si tratta di coordinarlo e renderlo consapevole. Dell’esperienza parigina raccogliamo l’entusiasmo: in particolare la voglia e la capacità di parlare continuamente di professionalizzazione del lavoro in ambito culturale. È un po’ un mantra che dovremmo introdurre anche qui, perché crediamo che sia un primo passaggio per il cambiamento.
In Italia abbiamo un numero enorme di festival, teatri, biblioteche, attività diffuse su tutto il territorio che si muovono nell’ambito dell’economia “arancione”, quella della creatività. Questo ci porta a essere l’unico vero paese che fa veramente della cultura un’essenza. Magari non lo sbandieriamo, ma qui la cultura è presente in ogni singola via, in ogni angolo.

Roberta Lombardi

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Roberta Lombardi

Roberta Lombardi

Roberta Lombardi lavora come giornalista e autrice. Ha gestito la pagina culturale del Riformista e lavorato come curatrice e organizzatrice di eventi culturali, collaborando tra l’altro con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Muf Architecture/Art, H+, Cardi Black Box.

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