Where The Unmeasurable Meets The Measurable

Informazioni Evento

Luogo
ABC ARTE
Via XX Settembre 11a (16121), Genova, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato 9.30 – 13.30; 14.30 – 18.30
Domenica e Lunedì su appuntamento

Vernissage
17/01/2020
Curatori
Flaminio Gualdoni
Generi
arte contemporanea, personale

WHERE THE UNMEASURABLE MEETS THE MEASURABLE esibisce quattro personali in paratassi.

Comunicato stampa

Alan Bee, Paolo Iacchetti, Tomas Rajlich, Nanni Valentini
WHERE THE UNMEASURABLE MEETS THE MEASURABLE

17 Gennaio 2020 – 13 Marzo 2020
a cura di Flaminio Gualdoni

Un’opera, ha scritto il genio dell’architettura Louis I. Kahn, “must begin with the unmeasurable, go through measurable means […], and in the end must be unmeasurable”. L’atto di oggettivazione, di realizzazione, è una forma di razionalizzazione, ma “what is unmeasurable is the psychic spirit. The psyche is expressed by feeling and also thought and I believe will always be unmeasurable”.
La mostra che si apre il 17 Gennaio da ABC-ARTE esplora questa intuizione, sottile e decisiva, di Kahn, verificandola nell’opera di quattro artisti diversi per nazionalità, generazione e contesto culturale: Alan Bee (1940-2018), Paolo Iacchetti (1953), Tomas Rajlich (1940), Nanni Valentini (1932-1985).

Nessuna affinità d’epidermide lega gli artisti scelti: tutti ostentano un muoversi perfettamente consapevole in seno al dibattito che è stato delle avanguardie; consapevole, soprattutto, di ciò che non vuole essere.

ABC-ARTE sotto la curatela di Flaminio Gualdoni, ha scelto di non congegnare e di non confezionare un percorso sintattico, ma di esperire il senso di singolarità irripetibile di ciascuno degli artisti. Dunque, WHERE THE UNMEASURABLE MEETS THE MEASURABLE esibisce quattro personali in paratassi. Di ciascun artista un sintetico percorso di opere, mostra le ragioni fondamentali, in cui il codice di regolarità del processo operativo non è fine a se stesso, ma funzionale a distillarne le ragioni espressive profonde.

Novità ulteriore è la presentazione, per la prima volta in pubblico, dei dipinti di Alan Bee, pseudonimo di un noto industriale e uomo di finanza tedesco (Karlsfeld 1940 – Monaco di Baviera 2018) che per decenni ha accompagnato alle proprie attività ufficiali, oltre che il collezionismo d’arte, una passione segreta e intensa per la pittura. Per sua disposizione, ha autorizzato la diffusione delle proprie opere dopo la sua scomparsa, pur mantenendo un rigido riserbo sulla sua vera identità, che gli ha consentito di incrociare e frequentare negli anni autori primari come Joseph Beuys, Carl Buchheister, Emil Schumacher e Bernard Schulze.

In occasione della mostra, verrà presentato un nuovo libro, della collana bilingue, italiano ed inglese, ABC-ARTE edizioni, contenente il testo critico del curatore Flaminio Gualdoni, le immagini degli allestimenti e delle opere, ed un ricco apparato di documentazione storica.

Alan Bee, Paolo Iacchetti, Tomas Rajlich, Nanni Valentini
WHERE THE UNMEASURABLE MEETS THE MEASURABLE

17 Gennaio 2020 – 13 Marzo 2020
Orario: da martedì a sabato 9.30 – 13.30; 14.30 – 18.30
Domenica e Lunedì su appuntamento

ABC-ARTE
Via XX Settembre 11/A Genova
T.010.86.83.884
[email protected]
www.abc-arte.com

Notizia biografica sintetica degli artisti:

Alan Bee

Alan Bee è lo pseudonimo di un noto industriale e uomo di finanza tedesco (Karlsfeld 1940 – Monaco di Baviera 2018) che per decenni ha accompagnato alle proprie attività ufficiali, oltre che il collezionismo d’arte, una passione segreta e intensa per la pittura. Per sua disposizione, ha autorizzato la diffusione delle proprie opere dopo la sua scomparsa, pur mantenendo un rigido riserbo sulla sua vera identità.
Alla passione per la pittura Bee ha sempre affiancato anche quella per le api e il loro mondo: amante della natura della sua Baviera, influenzato in giovane età dalle esperienze di Joseph Beuys con il miele, le ha mediate con il senso profondo dei materiali e delle inserzioni oggettuali così come Carl Buchheister, fondamentale incontro della sua gioventù ad Hannover, Emil Schumacher, con il quale Bee ebbe in seguito diversi proficui incontri a Karslruhe, e Bernard Schulze, frequentato a Colonia, hanno predicato in pittura, traendone risultati del tutto sorprendenti.

Paolo Iacchetti

È dai primi anni Ottanta che frequento il lavoro silenzioso e digrignante di Paolo Iacchetti (Milano 1953), quel suo operare lucido sino alla scarnificazione del colore per ritrovarvi luce e spazio.
Del retaggio storico da cui nasce egli ha ereditato soprattutto il valore etico della ricerca, di una inattualità delibata, e il senso confidente del trascorrere tutte le sue ore nel silenzio luminoso del suo atelier, sempre lo stesso da tutta la vita. Non per replicare rituali, ma perché una storia d’amore vera è proprio così. Paolo Iacchetti ha insegnato alla Scuola Politecnica di Design di Milano ed ora alla Università Cattolica di Milano. Le sue opere sono presenti al Museo del Novecento ed al Museo della Permanente di Milano, oltre che in collezioni internazionali quali la Gratianus Stiftung di Reutlingen e la collezione Ciba di Basel.

Tomas Rajlich

Ho incontrato il lavoro di Rajlich (1940) nel 1974, alla sua personale da Françoise Lambert, Milano, poco prima di essere, nel 1975, tra i protagonisti, con Brice Marden, Robert Ryman, Gerhard Richter e altri, della memorabile mostra “Fundamentele schilderkunst / Fundamental painting” allo Stedelijk Museum di Amsterdam, pietra miliare dell’affermazione internazionale della pittura analitica. Da subito l’ho considerato, tra quanti esercitavano la Pittura fondamentale, un autore che annunciava un’esperienza che si voleva di lungo corso, che immetteva inciampi decisivi nella sua apparente clarté, che davvero era sempre un’implicazione trascorrente dal Silenzio alla Luce. Poi ci siamo incontrati, nel 1993, e la mostra antologica al Palazzo Martinengo di Brescia che ne è nata ne è stata la conferma piena: e l’abbiamo ribadita nell’altra, in questa stessa galleria, nel 2018. Dal 1999 al 2002 Rajlich è stato artista di residenza al Centre Pompidou di Parigi che conserva in collezione le sue opere.

Nanni Valentini

Nanni Valentini (Sant’Angelo in Vado 1932 – Vimercate 1985), scultore atipico, sapiente e umilissimo, a fine anni Cinquanta collabora con Lucio Fontana nella monumentale Tomba Melandri a Faenza, vince il Premio Faenza nel 1956, 1961 e 1977 e il premio del Syracuse Museum of Fine Arts nel 1958 – frequentando un’ampia e vivida cerchia intellettuale, da Tancredi a Scanavino, da Arnaldo e Gio’ Pomodoro a Sottsass. Lo porto in me sin dal 1976, quando tenne la sua personale, la prima della sua seconda vita, alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, quella in cui “Erano delle tele trasparenti appese e staccate dal muro. In una altra stanza c’erano dei pavimenti di terra”. Ci siamo scambiati pensieri fittissimi parlando, leggendo gli stessi libri, concependo mostre: la più memorabile, a inizio 1984, al Padiglione d’arte contemporanea di Milano, non l’ho neppure firmata: l’abbiamo davvero inventata e vissuta insieme. (Valentini aveva inoltre partecipato alla Biennale del 1980 e del 1982). Poi è scomparso improvvisamente, nel 1985, al culmine del lavoro. Ma abbiamo continuato a lavorare, ad altro titolo, insieme.

F.G.