Virginia Mori – Un giardino è cominciato l’altro non esiste più

Informazioni Evento

Luogo
FIUTO ART SPACE
Piazza Matteotti 13, Ripatransone, Italia
Date
Dal al

FIUTO Art Space è visitabile venerdì, sabato e domenica. Tutti gli altri giorni è possibile
visitare la galleria su appuntamento: [email protected] / 3886040199

Vernissage
02/12/2023
Artisti
Virginia Mori
Curatori
Alex Urso
Generi
personale, disegno e grafica
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Classe 1981, l’artista è nota per le sue eleganti e grottesche illustrazioni in bianco e nero. Si tratta di disegni dalla linea gentile e minimale, che entrano in risonanza con il mondo emotivo di chi li osserva.

Comunicato stampa

Siete mai entrati in un sogno che non era il vostro? La domanda non vuole nascondere un rebus, ma è uno stimolo a immaginare le opere di Virginia Mori come delle porzioni oniriche nelle quali il pubblico è invitato a calarsi per qualche secondo. Classe 1981, l'artista è nota per le sue eleganti e grottesche illustrazioni in bianco e nero. Si tratta di disegni dalla linea gentile e minimale, che entrano in risonanza con il mondo emotivo di chi li osserva. “Mi interessa il tema dell'inconscio, come il nostro cervello lavora e perché produce certe immagini”, dichiara l'autrice, che negli anni ha collaborato con riviste e case editrici tra le più importanti su scala internazionale. Concepita come una “finestra” sulla produzione dell'artista, con opere che toccano alcuni dei temi e delle tecniche a lei più cari, la mostra Un giardino è cominciato, l’altro non esiste più (a cura di Alex Urso) presenta una selezione di stampe e disegni a biro – alcuni dei quali mai esposti prima.

 

Protagonisti dei singoli lavori sono creature umane e animali imprigionate in una dimensione noir e attraente. Di fronte a molte di queste scene percepiamo dubbio, forse malinconia, eppure non possiamo sottrarci dal guardarle ancora un po' – come un lettore immerso in una storia macabra da cui però non vuole uscire, anche solo per il gusto di conoscerne il finale. Questa duplice natura che seduce e intimorisce, è il fil rouge che attraversa l'intera produzione dell’artista, rendendo ogni suo disegno il frammento di una fiaba.

 

In relazione a questa straniante convivenza di opposti, l'utilizzo di un medium “umile” come la penna a sfera diventa determinante. Potreste infatti immaginare uno strumento migliore per codificare le atmosfere surreali evocate dall'artista? “La penna è un mezzo che abbiamo tutti tra le mani da quando iniziamo la scuola”, racconta. “Il fatto è che poi ho continuato ad approfondirne le capacità, e quindi a capire che può essere molto versatile”. Da questo strumento leggerissimo e quotidiano prendono forma le allegorie silenziose dell'artista: scene ambigue e a tratti ironiche, popolate da conigli e gatti neri, bambini disobbedienti e figure femminili che sembrano uscite da un film di David Lynch. Massiccia e reiterata è inoltre la presenza di elementi riconducibili alla sfera dell'inconscio e della psicoanalisi: specchi rotti, labirinti, poltrone barocche e letti sui quali gli amanti giacciono come lottatori stremati dopo la battaglia.