Vincenzo Simone – Secondo paesaggio

Informazioni Evento

Luogo
LOCALEDUE
via Azzo Gardino 12c , Bologna , Italia
Date
Dal al

giovedì, venerdì e sabato 15_19 e su appuntamento

Vernissage
25/01/2014

ore 18

Artisti
Vincenzo Simone
Generi
arte contemporanea, personale
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Le pareti ospitano delle immagini, una linea disegna la finitezza dei suoi punti e dichiara il suo peso (il peso delle immagini?).

Comunicato stampa

Le pareti ospitano delle immagini, una linea disegna la
finitezza dei suoi punti e dichiara il suo peso (il peso delle immagini?). Mi sono immaginato all’interno di LOCALEDUE, circondato da pochi elementi, da parti visibili, da altre non visibili, ma con uguale importanza.
Ci sono alcune parti della stanza più’ evidenti, quasi a suggerirmi un discorso e un movimento. Altre invece silenziose, e celate, che nascondono, e si nascondono.
La mostra è costruita secondo coppie di concetti: sopra-sotto, visibile-occultato.

Vincenzo Simone

Caro Vincenzo, ho preso in mano le tue idee, le tue immagini e i tuoi intenti, vedendo con piacere che la tua idea di mostra è ben più complessa di quello che mi aspettavo e, forse, anche di quello che ti aspettavi tu. Mi hai parlato di un lungo paesaggio, capace di raccogliere tutta la stanza come fosse un unico grande luogo della pittura, un quadro, lo studio di un artista spiato dietro una tenda oppure, semplicemente, uno sguardo alla pittura più vasto e capace ancora di raccontare. Quando mi hai parlato del tuo "battiscopa" è stato come pensare ad un lungo momento che circondi lo spettatore proprio mentre si accinge a trovare un punto di vista per osservare i tuoi quadri. Quando mi hai detto che il titolo di questo intervento sarebbe stato "La notte cade sulle cose", il cerchio si è come chiuso. Ho l'impressione di poter scorgere perfettamente quello che accade nelle tue intenzioni: se lo sguardo alla pittura si svolge solitamente in un'unica direzione, questo secondo lavoro sembra come sconfinare, divenire un unico evento della mostra. Ho subito pensato ai minuti che preferisco nell'arco di una giornata, quando il sole è calato ma la luce resiste ancora, illumina l'atmosfera, non è ancora buio eppure non abbiamo una direzione precisa verso cui guardare per osservare lo svolgersi di questo accadimento in quanto il crepuscolo si sta posando su tutte le cose, uniformemente, senza escludere nulla. In quei pochi minuti potremmo davvero affermare di aver perso ogni possibile direzione d'osservazione, non osserviamo il sole, ne la luna, siamo semplicemente parte di questo lento abbuiarsi, la notte sta calando su tutte le cose, e anche su di noi... Credo che non sia un caso che la tua intenzione sia di circondare la stanza, credo non sia un caso che si parli di orizzonte e, proiettandomi nel momento in cui sarò anche io in quella stanza -in quell'omogeneo punto di vista- vorrei per una volta avere la possibilità di non dover guardare solo di fronte a me, per poter affermare con te che ciò che è importante è ciò che mi circonda e che ciò che mi circonda è ancora capace di contenere del mistero.

Ancora più piacevole è il come quest'ultimo progetto mi abbia svelato cosa accade nelle tue pitture, ciò che persegui o, sarebbe meglio dire, ciò che cerchi di nascondere. I tuoi paesaggi si sono aperti, adesso posso davvero scrutare nel buio per tentare di identificare qualcosa che il "senza luce" non mi permette di vedere. Il buio cade come una forte massa sui campi incolti, sul susseguirsi dei piani delle montagne, sugli specchi d'acqua. Eppure tutte queste cose non esistono più, non ci circondano, non sono parte né di me né di te. Li abbiamo persi, forse non li abbiamo mai posseduti, sono nascosti nei libri che ci piace sfogliare, sono le stampe dai colori falsati di pitture ottocentesche, sigillate nelle loro copertine rigide.

Sembra che tu mi stia consigliando di non illudermi, di tenermi un passo indietro dalle cose magnifiche che si celano dietro a quel muro di buio... eppure ormai le ho già guardate... il tuo consiglio si è trasformato nel mio passo falso. Vincenzo, e tu? Tu cosa ti aspettavi che facessi? T'aspettavi davvero che fossi incapace di guardare?

Giulia Cenci