Vincenzo Castella – Il Corpo Della Città
Mostra personale
Comunicato stampa
Nel 2011 Vincenzo Castella e Hema Uphadyay si erano incontrati in occasione di una mostra e
avevano avuto modo di confrontarsi sui rispettivi lavori: grandi città osservate dall'occhio
antropologico di Castella e le megalopoli indiane coagulate dallo sguardo sociale di Uphadyay
nella sua grande installazione sulla bidonville multietnica.
L'affinità tra i due artisti è stata tale che la naturale conclusione della loro conversazione, intensa e
ricca di stimoli reciproci, è stata la promessa di fare una mostra insieme prendendo in esame il
tema della città.
Il progetto non ha avuto modo di realizzarsi per l'improvvisa scomparsa di Hema Uphadyay, ma
Vincenzo Castella ha voluto tenervi fede e rendere omaggio a Hema realizzando una mostra
proprio accanto alla grande opera "Where the bees suck, there suck I..." dell'artista indiana nella
galleria Studio la Città fino al 18 giugno.
Castella proporrà per l’occasione un’installazione composta da molti frammenti fotografici tratti
dalla stessa scena (un campo Palestinese di Betlemme) che lasceranno traccia simultanea sulla
parete al centro della galleria: lavoro tratto da un video in movimento, anch’esso esposto su uno
schermo sospeso all’interno della stessa sala.
Dello stesso artista, saranno inoltre esposti tre scatti di maggiori dimensioni, incentrati sulla città di
Milano e presentati due anni fa alla Biennale di Architettura di Venezia.
Sia il lavoro della Upadhyay (che costruisce l'accumulo) che quello di Castella (che isola le varie
immagini) partecipano allo stesso progetto di rappresentazione in cui, per dirla con parole della
stessa artista indiana, l’osservatore (outsider) diventa parte dell'osservazione (insider) per poi
trovare la distanza e la misura del discorso.
Nasce così Il Corpo Della Città, frutto di quella promessa fatta ed ora onorata: un’esposizione
spalla a spalla delle opere di due artisti che si interrogano e da vicino si guardano.
Vincenzo Castella (Napoli 1952), vive a Milano e dal ’75 usa la fotografia a colori.
Dal ‘98 inizia la serie sugli edifici e realizza ipotesi di narrazione visiva sulla complessità del
tessuto e dell’intreccio delle città, producendo grandi stampe a colori da film di grande e
grandissimo formato. La ricerca è basata sui concetti di distanza e dislocazione.
Con particolare attenzione alle possibilità identitarie dei materiali della fotografia.
Dal ’06, costruisce installazioni video tratte da grandi negativi fotografici (Cronache da Milano
realizzato nel 2007/2008 presentato ad Art Unlimited – Basel 2009).
Nel ‘09 realizza About Town su Amsterdam, relazione tra due quartieri della città, fino all’ultima
creazione Inside Deisha Camp, Bethlehem 2007/2014 che verrà presentata il prossimo maggio a
Studio la Città. I movimenti di lettura della fotografia restituiscono un insieme disambiguo sulle
relazioni del visibile e dell’invisibile nella vita della città.
Le sue fotografie suggeriscono un re-editing visivo della complessità del tessuto e dell’intreccio
delle metropoli urbane.