Verónica Virreira – RECuse
Ci ritroviamo immersi in una poetica quasi cinica, un futuro spazio museale per incontrare ciò che gli esseri umani estinti hanno consumato in modo irresponsabile durante la loro permanenza.
Comunicato stampa
Ci ritroviamo immersi in una poetica quasi cinica, un futuro spazio museale per incontrare ciò che gli esseri umani estinti hanno consumato in modo irresponsabile durante la loro permanenza. E così tra reperti a volte presentati con ordine ed eleganza e altri che soffocano gli spazi, l'ipotetico essere del futuro può conoscerci solo attraverso ciò che è sopravvissuto, la plastica e suoi derivati, metalli e altri residui che il fiume e le sue sponde contenevano prima di scomparire. Si percepisce l'assenza dell'uomo sottolineata dagli oggetti in disuso una volta facenti parte dell'impiego quotidiano. Alcuni di questi elementi sono stati conservati all'interno delle resine quasi intatti come quegli organismi preistorici che ci hanno permesso di interpretare il passato, intrappolati nelle resine degli alberi. Questo punto di vista dell'artista ci trasporta non solo in un futuro molto prossimo ma in una atmosfera post apocalittica.
La domanda scomoda che vorremmo che ognuno si ponesse è: la tua spazzatura, cosa direbbe di te?
Veronica vuole così sottolineare l'indifferenza con cui spesso affrontiamo un problema ambientale che, come nell'ultimo rapporto presentato all'ONU*, viene indicato come quasi irreversibile. Cosa potrebbe concludere il visitatore del futuro? Cosa siamo disposti a cambiare nelle nostre abitudini quotidiane per evitare che questo processo degenerativo continui? Verónica Virreira ci offre una riflessione su cosa possiamo ancora fare, per salvarci.
* Sesto rapporto di valutazione IPCC sui cambiamenti climatici 2021
A cura di Sandra Miranda Pattin & Francesca Morozzi
Assistant Curator Isabella Tamayo