Un Rumore Bianco
Il progetto, che parte dalla stessa definizione di ‘rumore bianco’, caratterizzato dall’assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze, è un’indagine sulla produzione artistica italiana legata al suono e alle sue implicazioni sensoriali dell’ultimo decennio.
Comunicato stampa
Il progetto, che parte dalla stessa definizione di ‘rumore bianco’, caratterizzato dall'assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze, è un’indagine sulla produzione artistica italiana legata al suono e alle sue implicazioni sensoriali dell’ultimo decennio.
Nella realtà il rumore bianco non può essere visualizzato, non esiste: come in molte delle prove presenti nella mostra, siamo dinanzi ad aporie, a una ricerca condotta per tracce sinestetiche dove anche silenzio e pausa focalizzano aree apparentemente vuote, ma nuove di senso, di cui la produzione artistica italiana comprova una linea coerente. Quasi che idealismo crociano e readymade duchampiano avessero trovato una improbabile area di confronto, nelle elaborazioni qualitativamente più riuscite si coglie una significativa e originale linea di ricerca. Grazie alla presenza di un rilevante numero di opere e di artisti si potrà cogliere l’articolazione e la ricchezza di una produzione artistica dalle caratteristiche morfologiche più disparate che rivela una vitalità di espressione non comune in altri ambiti e dalle potenzialità ancora solo superficialmente indagate.
Ipotizzando una matrice concettuale e neodadaista insieme, la mostra un rumore bianco fa emergere inoltre il ruolo fondante di Milano quale laboratorio europeo, centrale nella sperimentazione e nella ricerca legate alle frequenze sensoriali nelle arti visive, come confermato dai numi tutelari della mostra Luigi Russolo, John Cage e Giuseppe Chiari che, a vario titolo, nel capoluogo lombardo trovarono un humus culturale favorevole all’elaborazione e alla diffusione delle loro prove più convincenti.
Non è poi casuale che questa mostra trovi ospitalità ad Assab One, un edificio in pausa, sospeso tra un passato industriale irripetibile e un futuro incerto, e forse proprio per questi motivi uno spazio libero da condizionamenti e aperto alla sperimentazione, a sua volta un rumore bianco nella città che cambia.
Un particolare ringraziamento per la collaborazione a Mario Mazzoli.