Tributo a Bruno Canova in Memoria della Shoah

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO DELLA MEMORIA
Ferramonti di Tarsia Viale R. Pacifici 87040 , Tarsia, Italia
Date
Dal al
Vernissage
24/04/2013

ore 17,45

Artisti
Vito Miroballi, Bruno Canova
Curatori
Lorenzo Canova, Paolo Coen, Carmine Siniscalco
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia dedica un tributo a Bruno Canova, recentemente scomparso, presentando cinque suoi grandi lavori insieme a trenta opere di Vito Miroballi, suo amico e allievo, che ha recentemente tenuto la mostra personale “Memoria dell’attesa. L’ombra della Shoah” alla Casa della Memoria e della Storia di Roma.

Comunicato stampa

In occasione del 68o anniversario della Liberazione, del Convegno Internazionale di studi "II incontro ECOSMEG: Ferramonti 1943-2013. Storia, contesti, didattica, prospettive", e dopo la mostra allo Studio S- Arte contemporanea di Roma per il Giorno della Memoria del 2013, il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia dedica un tributo a Bruno Canova, recentemente scomparso, presentando cinque suoi grandi lavori insieme a trenta opere di Vito Miroballi, suo amico e allievo, che ha recentemente tenuto la mostra personale "Memoria dell'attesa. L'ombra della Shoah" alla Casa della Memoria e della Storia di Roma.
Bruno Canova (Bologna 1925- Lacco Ameno, isola d'Ischia, 2012), internato in un lager tedesco nel 1944 come prigioniero politico e Vito Miroballi, suo amico, allievo e collaboratore, sono due artisti che hanno scelto di usare il linguaggio delle arti visive per contribuire al grande mosaico collettivo della memoria, alla volontà e alla necessità di continuare a trasmettere alle generazioni future il ricordo dell’orrore della Shoah e della cancellazione violenta di tutti gli avversari del regime nazista.
Per dare la sua testimonianza sulla tragedia in cui è stato coinvolto e sulle atrocità a cui è sopravvissuto, affinché non si ripetessero e non venissero dimenticate, Bruno Canova, infatti, con grandissimo impegno etico, ha lavorato dalla fine degli anni sessanta alla sua scomparsa, nel 2012, alla sua grande mostra "L’arte della guerra", dedicata alle crudeltà delle guerre di tutti tempi.
Da questo progetto complesso è nato un libro del 1972 e una mostra itinerante che ha toccato moltissime città italiane per più di quindici anni, in un progetto articolato dove hanno un’importanza particolare le opere dedicate alle Leggi Razziali, alla persecuzione degli ebrei e alla Shoah. In questi lavori Canova unisce la sua formazione di avanguardia (legata alla grafica di Albe Steiner, Max Huber e alla fotografia di Luigi Veronesi) a una personale rielaborazione del collage futurista e dadaista e alla sua vocazione iconica di disegnatore e pittore. Questi lavori, frutto di lunghe ricerche storiche, utilizzano manifesti, ritagli di giornale e documenti originali inseriti nel corpo dell’opera, elementi verbovisivi, campiture quasi informali, disegni e parti dipinte. Il risultato è di grande forza espressiva e di dolente partecipazione, legata indubbiamente alla sua esperienza diretta, dove i simboli non restano sospesi come fredde evocazioni ma diventano elementi strutturali della potenza drammatica di opere colme di una intensa e sofferta capacità di testimoniare ed evocare fatti e cose talmente spaventosi da giungere alla soglia dell’indicibile.
Allievo e collaboratore di Bruno Canova, Vito Miroballi, ha assistito alla nascita di molte opere di questo ciclo e ha potuto ascoltare i racconti delle sue vicende di internamento. Da questo rapporto diretto è nato l’interesse di Miroballi per il tema della Shoah, a cui ha dedicato molte opere recentemente esposte anche alla Casa della Memoria di Roma. In questi lavori l’artista lega così il suo interesse per il paesaggio a una nuova sintesi del segno e una nuova intensità drammatica delle stesure cromatiche che alludono alla tragedia della Shoah evitando ogni elemento descrittivo, cercando di restituirne invece tutto l’orrore attraverso una visione cruda e icastica che distilla il colore in macchie dolenti come ferite non rimarginate. La pittura, nella sua intensità, cerca allora di evocare, con i suoi strumenti metaforici, la desolazione, la nebbia e il fumo che avvolgono le sagome incerte di corpi destinati a una condanna crudele e insensata, la solitudine e il vuoto di paesaggi indistinti che accompagnano l’atmosfera plumbea di luoghi senza speranza e di eventi tragici di cui la memoria deve essere conservata, anche grazie ai gesti dell’arte che attraversano il tempo e la storia.