Titanic. Dal cantiere all’oceano
Immagini raffiguranti la costruzione del transatlantico più famoso del mondo sono le protagoniste assolute dell’esposizione intitolata Titanic – Dal cantiere all’oceano, che si inaugura a Trieste, al Centro Commerciale Il Giulia.
Comunicato stampa
Immagini raffiguranti la costruzione del transatlantico più famoso del mondo sono le protagoniste assolute dell’esposizione intitolata Titanic – Dal cantiere all’oceano, che si inaugura a Trieste, al Centro Commerciale Il Giulia, sabato 14 aprile alle ore 18.30, e che vede proposte una quarantina di fotografie provenienti prevalentemente dall’archivio dello storico navale Maurizio Eliseo. Organizzata da Il Giulia in collaborazione con Luglio Editore, l’esposizione è curata da Claudio Luglio e presenta un insieme di immagini documentanti gli anni antecedenti il varo nei cantieri di Belfast, esposte per la prima volta a Trieste in occasione del centenario del naufragio, avvenuto il 14 aprile 1912.
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 avveniva una delle più grandi tragedie che la storia della navigazione ricordi in tempo di pace: il naufragio nel corso del suo viaggio inaugurale del transatlantico britannico Titanic, allora la più grande nave passeggeri del mondo. Un evento che ha inciso in profondità sull’immaginario collettivo attraverso decine di libri e film che hanno rievocato il disastro che vide la scomparsa degli oltre 1500 passeggeri.
Sono poche, invece, le testimonianze relative agli anni impiegati dalla compagnia britannica White Star Line per la costruzione del transatlantico inaffondabile che potesse battere qualunque altra nave per dimensioni, comfort, lusso, sicurezza e potesse assicurarle il dominio delle rotte oceaniche che collegavano il vecchio continente all’America.
Tra queste, una tra le più recenti è rappresentata dal volume “Titanic – dal cantiere all’oceano”, scritto dal giovane ricercatore Gaetano Anania. Il libro, frutto di una passione a lungo coltivata dall’autore, racconta la vicenda del Titanic da una prospettiva inedita, quella di William Walsh, studente di ingegneria navale che ebbe la possibilità di documentare in un diario i lavori di costruzione della nave nei cantieri Harland & Wolff di Belfast.
Ed è proprio il ricco apparato iconografico contenuto nel libro, proveniente in buona parte dal prestigioso archivio dello storico navale Maurizio Eliseo, a costituire il cuore della mostra triestina. Una quarantina di immagini d’epoca che raffigurano soprattutto gli operai al lavoro e le diverse fasi di lavorazione del transatlantico all’interno dei cantieri irlandesi che, per poter costruire navi di siffatte dimensioni, all’epoca subirono grandi lavori di potenziamento.
“In quegli anni - racconta lo storico navale Matteo Martinuzzi - le compagnie inglesi e tedesche, ovvero le principali potenze marittime dell’epoca, si contendevano il primato delle navi più grandi lussuose e veloci, arrivando a costruire veri e propri colossi del mare. La compagnia britannica White Star Line progettò la realizzazione di tre transatlantici giganti da oltre 45.000 tonnellate: l’Olympic, il Titanic e il Britannic. Tutte e tre le imbarcazioni verranno ricordate come le più sfortunate navi mai esistite, con le ultime due affondate e la prima sopravvissuta ad almeno tre gravi incidenti. L’insegnamento che ci ha lasciato la perdita del Titanic - conclude Martinuzzi - è la sconfitta della superbia dell’uomo che credeva di aver realizzato qualcosa che la natura mai avrebbe potuto distruggere ed invece non fu così”.
“La mostra vuole essere un modo originale di rievocare il centenario – dichiara il curatore Claudio Luglio – in quanto la nostra attenzione è diretta a coloro che hanno contribuito alla realizzazione della nave, il più delle volte dimenticati dalle cronache e dalle opere di fiction sul Titanic. Ma l’esposizione triestina - conclude Luglio – oltre ad avere un forte legame con una città che ha una lunga tradizione navale, intende essere anche un significativo sforzo di aprire ad iniziative culturali un luogo solitamente deputato al commercio come Il Giulia”.