Tino Stefanoni / Nicolò Tomaini – Rette incidenti

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MELESI
Via Antonio Mascari 54, Lecco, Italia
Date
Dal al

da martedì a sabato 16 – 19, altri orari su appuntamento

Vernissage
17/09/2022

ore 18,30

Artisti
Tino Stefanoni, Nicolò Tomaini
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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La mostra Rette incidenti ripresenta il lavoro di Stefanoni e vi affianca un altro artista, anche lui lecchese di nascita, ma di altra generazione: Nicolò Tomaini.

Comunicato stampa

Nel settembre del 1991 Sabina Melesi apriva a Lecco il suo spazio espositivo inaugurando con una mostra personale del concittadino Tino Stefanoni. Nasceva così un rapporto di lavoro sulla base di un’amicizia che già legava l’artista ai genitori della gallerista, conosciuti sul finire degli anni Sessanta. Oggi, a oltre 30 anni di distanza, la mostra Rette incidenti ripresenta il lavoro di Stefanoni e vi affianca un altro artista, anche lui lecchese di nascita, ma di altra generazione. Stiamo parlando di Nicolò Tomaini, classe 1989, che fin da bambino sente parlare e vede le opere di Stefanoni. Intrapreso il lavoro di artista decide così di presentarsi a lui e di mostrargli la sua ricerca. Nasce subito una simpatia, il Maestro incoraggia il giovane artista a tal punto da voler realizzare delle opere a 4 mani da esporre in occasione della mostra Tridente a Roma. Insieme modificano il disegno icona di Tomaini e progettano il timbro di un nuovo “oggetto quotidiano” che non esisteva nelle Tavole di Stefanoni degli anni Settanta: lo smartphone; il cui retaggio è da sempre presente nei lavori di Tomaini. Il timbro viene realizzato ma nel frattempo Tino Stefanoni si ammala e il progetto a 4 mani purtroppo si ferma.
Per l’occasione di questa mostra Tomaini realizza un polittico in memoria del progetto sopra citato dal titolo La cosa: Tavole dimenticate a memoria.
In linea con la poetica del suo lavoro, che vede l’artista utilizzare come supporto delle sue opere vecchi dipinti, Tomaini interviene su una tela di Stefanoni del 1976 dal titolo Le camicie blu come a suggellare una comunione di intenti firmata da entrambi.
Appartenenti ad una comune identità culturale e influenzati da una medesima radice di concetto, i due artisti in mostra hanno sviluppato la loro personale ricerca artistica in ambito concettuale: concettuale-metafisica per Tino Stefanoni, concettuale-neotecnologica per Nicolò Tomaini.
Di Tino Stefanoni vengono presentati proprio le Tavole degli oggetti quotidiani eseguite a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta con l’utilizzo di timbri appositamente disegnati, oltre ad un più recente Senza titolo, una Memoria e una scultura in bronzo.
Di Nicolò Tomaini si potranno vedere opere dai seguenti cicli: Caricamenti, Ritratto di amanti e Silicio, oltre ad uno Specchio nero, un Dal retaggio del Futurismo e un lavoro di inizio carriera.
L’allestimento delle opere in mostra mette in dialogo i due artisti che, come rette incidenti, si sono incontrati ad un certo punto del loro percorso…

Tino STEFANONI (Lecco 1937 – 2017) si diploma al Liceo Artistico Beato Angelico e frequenta la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Alla fine degli anni Sessanta entra nel mondo internazionale dell’arte dove è tutt’ora presente a 5 anni dalla morte.
Il lavoro di Tino Stefanoni, pur non appartenendo in senso stretto a quello dell’arte concettuale, di fatto si è sempre sviluppato nella stessa area di ricerca. Ha sempre guardato al mondo delle cose e degli oggetti del quotidiano, proponendoli nella loro più disarmante ovvietà, come tavole di un abbecedario visivo o pagine di un libretto d’istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole.

Nicolò TOMAINI nasce in provincia di Lecco nel 1989. Si diploma al Liceo Scientifico Alessandro Volta di Lecco e frequenta la facoltà di Lettere all’Università degli Studi di Bergamo. Si affaccia al mondo della pittura da autodidatta poco più che ventenne. La sua ricerca è caratterizzata dalla coesistenza di tecniche e materiali assai diversi come tele e cornici originali antiche e di oggetti tipici della contemporaneità, come imballi e i vari device, creando nell’opera finale una continua interazione tra passato, presente e futuro.