Thingies
“Thingies” è uno scenario dove “reale” e “virtuale” si corteggiano, giocano a nascondino, e si trastullano a vicenda con racconti soft-porno – tipo: c’era una volta un’immagine composta da innumerevoli layer; i layer scivolavano voluttuosamente l’uno sull’altro: top, bottom, top, bottom; finché un Dominatore entrò in scena e ordinò: “flatten image!”; i layer furono allora tutti percorsi da brividi e in un battibaleno tutti un po’ morirono.
Comunicato stampa
"Thingies" è uno scenario dove "reale" e "virtuale" si corteggiano, giocano a nascondino, e si trastullano a vicenda con racconti soft-porno – tipo: c'era una volta un'immagine composta da innumerevoli layer; i layer scivolavano voluttuosamente l'uno sull'altro: top, bottom, top, bottom; finché un Dominatore entrò in scena e ordinò: "flatten image!"; i layer furono allora tutti percorsi da brividi e in un battibaleno tutti un po' morirono. Le opere che costellano lo scenario sono creazioni di Dario Guccio (1988; vive a Milano) e Alice Ronchi (1989; vive a Milano). I due artisti condividono un'approccio alla scultura che riflette tanto la fede nel principio di "verità dei materiali" e una curiosità nei processi produttivi, quanto un intimo fascino per l'astrazione che ne rende le opere degli ibridi tra bi- e tridimensionalità – noi chiamiamo questi oggetti "sculture anemiche". Dario Guccio contribuisce a "Thingies" con la serie di opere Integrity (2013). L'artista ha osservato alcune pose comunemente assunte sul luogo di lavoro ed evidenziato le silhouette delle porzioni di spazio tra individuo e contesto. In una seconda fase, ha "estruso" quei profili in forme solide, e rivestito gli oggetti ottenuti con una finitura superficiale ispirata alle tecniche utilizzate degli artisti del Minimalismo della West Coast. Il contributo di Alice Ronchi consiste invece nel gruppo di sculture Cerchio, Disco e Saetta (2013), oggetti in plexiglas, che ricalcano forme mutuate da quadri di pittura astratta. La principale fonte d'ispirazione dell'artista è l'opera del pittore cinese Hsiao Chin, residente a Milano dalla fine degli anni Cinquanta; e in particolare un ciclo di dipinti realizzati tra il 1963 e il 1970 nei quali la simbologia del Taoismo, che costituisce un topos di Chin, è qui assimilata all'estetica sci-fi dei viaggi nello spazio. "Thingies" propone due tentativi di negare la scultura relegandone la performance al solo esercizio della vista – come per Chris Griffin quando incontra Kate Moss: un corpo privo di spessore. Nella Cappella Sansevero a Napoli, l'invito a non toccare la scultura del Cristo Velato recita: "Gli umori corrodono il marmo"; ma, indipendentemente dalla maggiore precarietà dei materiali qui impiegati, l'interazione con questi oggetti non muoverebbe alcun sentimento patetico nello spettatore, se non echeggiare l'esperienza di un'interfaccia aptica. Minimalismo in superficie, Anti-Form nell'etica, le sculture di Dario Guccio e Alice Ronchi hanno il loro "campo esteso" nell'immaterialità delle librerie di immagini che popolano il web. In questo senso, la vetrofania Untitled (2013) commissionata al primo, e le opere in fogli di acetato Pozzanghere (2012) della seconda, sono dei touchscreen – iGasc…