The Haptic Eye

Informazioni Evento

Luogo
ALLEGRA RAVIZZA - ART PROJECT
Via Gorani 8, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
14/10/2020

ore 12

Curatori
Mark Gisbourne
Generi
arte contemporanea, collettiva

Doppia esposizione fisica di un percorso presentato in contemporanea virtualmente sulla piattaforma Art-Circle e alla fiera di Londra, Frieze 2020.

Comunicato stampa

La Galleria Allegra Ravizza, in collaborazione con Diehl Gallery, è lieta di annunciare la mostra “The
Haptic Eye” curata da Mark Gisbourne, esposizione fisica di un percorso presentato in contemporanea
virtualmente sulla piattaforma Art-Circle e alla fiera di Londra, Frieze 2020.
Doppia esposizione a Lugano e Milano, il 14 ottobre 2020 inaugura “The Haptic Eye”, collettiva degli
artisti:
Charles Chamot
Birgit Dieker
Ritzi & Peter Jacobi
Klara Birò Jecza
Jolanta Owidzka
Günter Weseler
Magda (Vitalyos) Ziman
La mostra vuole approfondire e ampliare la ricerca sulla percezione visiva e tattile che proviamo di fronte
a forme, colori e materiali permettendoci di comprendere come le esperienze estetiche derivino da un
profondo legame tra l’occhio, il nostro cervello e il nostro corpo.
Con le Avanguardie degli anni ‘50, diviene centrale lo studio dei nuovi materiali perché necessari a quello
che fu il grande cambiamento ideologico e concettuale dell’arte contemporanea, dai materiali industriali,
ai motori e alla luce artificiale, che prima non rientravano nell’uso artistico, irrompono ora nell’opera
d’arte. Ogni materiale, grazie alle sue diversità, possiede delle potenzialità specifiche che noi percepiamo
in base alle nostre sensazioni e al nostro vissuto. La ricerca stessa sulla luce sfocia in un automatismo
metodico sulla materia. I tessuti, la lana, il pelo naturale, grazie alle loro caratteristiche intrinseche,
reagiscono diversamente alla luce, modificandosi e trasformandosi.
Piazza Cioccaro 7, 6900 Lugano | tel. +41 (0)91 2243187
www.allegraravizza.com | [email protected] | P. IVA: CHE-319.573.920
Managing Director: Volker Diehl · Niebuhrstrasse 2 · 10629 Berlin · t +49 30 22 48 79 22 · f +49 3022487920
Amtsgericht Charlottenburg · HRB 37989 · St.-Nr. 27/260/30925 · VAT N°. DE 136611273
A partire dagli anni ’50, le fibre abbandonano il legame con l’artigianalità per entrare di diritto nel mondo
dell’Arte in forme svariate. Acquisiscono tridimensionalità, permettendo all’opera d’arte di arricchirsi di
una serie di qualità sensoriali prima impossibili da essere percepite.
La morbidezza, l’elasticità, la sofficità, sono solo rappresentati nei panneggi e nei tessuti della storia
dell’Arte, come in Cosimo Tura, Tiziano e Tiepolo dove, quasi come in un’idea
platonica, diventano reali nella loro essenza attraverso la rappresentazione/idea fatta di colore e del
nostro ricordo emozionale.
I tessuti, le fibre, le corde, permettono a questi artisti di creare nuove strutture tramite annodatura,
attorcigliamento, intreccio, avvolgimento, pieghettatura, ancoraggio e intreccio. Hanno esplorato le
qualità del tessuto per sviluppare opere che potevano essere bidimensionali o tridimensionali, piatte o
volumetriche, di qualsiasi forma e dimensione, non oggettive o figurative.
Questi artisti affrontano a volte la sfida del messaggio o del significato dell'opera d'arte che viene
accompagnato dallo studio dei materiali e utilizzati creando un legame indissolubile con il materiale
stesso. Tali opere minano le idee tradizionali, mostrando come il percorso artistico legato all’evoluzione
tecnica e la scoperta dei nuovi materiali è in continua evoluzione nonostante i
tessuti affondino le loro radici in una storia millenaria.
Have a Cup of Tea, n. 108 n. 8, Günter Weseler, 1975,
tazza di porcellana inglese, motore elettromeccanico, pelliccia di coniglio, 25x15 cm
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BIOGRAFIE
Charles Chamot, nato nel 1951 a Lima, Perù, è un affermato pittore, designer, grafico e gallerista
americano. Chamot crea opere astratte e realistiche, che riflettono la sua passione per la forma, il colore,
il contesto sociale e il fascino verso la capacità dell’arte di riflettersi nelle relazioni, nell’esperienza e nella
memoria. Inizialmente l’artista si ispira agli anni Settanta, elaborando un’arte che unisce elementi propri
del Concettualismo insieme ad altre considerazioni formali, generando lavori criptici e sperimentali. La
pittura figurative inizia a riacquistare importanza per la prima volta dagli anni del declino
dell’Espressionismo Astratto. Numerosi suoi dipinti, stampe arazzi sono presenti in collezioni pubbliche
e private in tutto il mondo.
Birgit Dieker nasce a Gescher, in Germania, nel 1969, ora vive e lavora a Berlino. Fortemente influenzata
dai cambiamenti turbolenti degli anni Ottanta, caratterizzati da un crescente capitalismo globale, dalla
nascita dei mass media, dalle forti discrepanze sociali ed economiche, realizza opere scultoree
potentemente abiette che sfidano il modo in cui l'identità femminile è stata imposta da un patriarcato
storicamente dominante. Andando oltre la tradizione estetica legata al nudo femminile e alle
soppressioni del desiderio femminile da parte delle convenzioni sociali, Dieker stratifica e taglia abiti
usati per esplorare corpi che assumono forme singolari e frammentate. Le sue opere chiedono di andare
oltre al corpo oggettivato della donna rendendosi libero in un corpo nuovo, totalmente inventato, alla
ricerca di un sé nascosto sotto strati di esperienze, storie e vite personali.
Peter (Ploiesti, 1935) e Ritzi (Bucarest, 1941) Jacobi si conobbero durante gli anni di studio presso
l’Accademia d’Arte di Bucarest, dove appresero rispettivamente l’arte tessile e della scultura. Sposatisi
nel 1966, Peter e Ritzi Jacobi collaborano insieme fino agli inizi degli anni Ottanta specializzandosi in
particolar modo nella creazione di opere di Fiber Art. Utilizzando fibre di cotone, di cocco e peli di
animali, creano degli arazzi in rilievo dalle forme scultoree ispirate alla tradizione artigianale rumena, ai
suoi tessuti, alle coperte finemente tessute, alle bandiere e ai ricami religiosi medievali. Anni Albers ha
individuato nei loro tessuti una particolare tattilità derivante dalla loro capacità di mostrare all’occhio
dello spettatore la composizione del materiale, la sua materialità e pesantezza. Gli artisti infatti riescono
ad esaltare l’effetto del tessuto spesso aggiungendo un contrasto dato dall’utilizzo della carta e
accostando alle superfici tessili elementi non tradizionali come scatole, spesse corde e pezzi di legno.
Klarà Birò Jecza nasce in Romania il 21 ottobre 1937. I temi dei suoi arazzi sono tratti dal mondo vegetale
della frutta e nascono dalla preoccupazione dell'artista di superare il puro decorativismo della forma, la
sua funzione strettamente ornamentale, e donare un valore aggiunto attraverso significati spirituali e
implicazioni plastiche. La gamma di colori utilizzata è austera, il bianco, il nero, i colori della terra, toni
tenui. Questa severità cromatica, ascetica potremmo dire, comunica con la tecnica di tessitura conferendo
alle forme piatte una voluta levigatezza.
La sua arte diventa fisica dei suoi stati d'animo, in bilico tra un costruttivismo razionale ed equilibrati
principi estetici. I grandi arazzi di Jecza testimoniano un attaccamento ai valori della creazione popolare,
preservando i colori naturali della lana - spiccata predilezione dell'artista – e l'evoluzione del disegno
verso una certa geometria e forte stilizzazione.
Klarà Birò Jecza muore il 10 ottobre 2011.
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Managing Director: Volker Diehl · Niebuhrstrasse 2 · 10629 Berlin · t +49 30 22 48 79 22 · f +49 3022487920
Amtsgericht Charlottenburg · HRB 37989 · St.-Nr. 27/260/30925 · VAT N°. DE 136611273
Jolanta Owidzka è nata a Radom in Polonia nel 1927, ha studiato alla State Higher School of Fine Arts di
Cracovia proseguendo poi gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Varsavia, frequentando i corsi
della Facoltà di Tessile. Il tessuto unico rimane l'area principale del lavoro di Owidzka. La sua
produzione comprende tappeti annodati, caratterizzati da un disegno irregolare e profondità di colore,
ottenute grazie all'utilizzo di molte e differenti tonalità. L'artista crea i suoi tappeti kilim secondo le regole
della pittura astratta, rinunciando alla composizione assiale e disponendo macchie di colore secondo la
griglia della divisione grafica e arricchendole con striature dello stesso colore di diversa intensità. Utilizza
principalmente lana di pecora, non solo per i tappeti e per le moquette, ma anche per tessuti jacquard,
abbinati a lino. La prima mostra personale dell'artista ha avuto luogo nel 1960 a Zachęta, Polonia, ed è
considerata un momento di svolta per l’arte del tessuto nel panorama dell’arte contemporanea polacca.
Con Owidzka il tessuto ha oltrepassato i confini dell'artigianato artistico ed è diventato una vera e
propria arte nel contemporaneo. Oltre ad aver esposto in numerose Biennali di Losanna (Fiber Art), ha
partecipato a importanti eventi e mostre internazionali, tra cui la prestigiosa mostra Wall Hangings al
Museum of Modern Art di New York (1968–1969). In totale, l'artista ha oltre cinquanta tessuti
monumentali creati nel periodo 1964-2005 per edifici pubblici - teatri, filarmoniche, hotel, banche e uffici.
Jolanta Owidzka è morta a Varsavia il 25 marzo 2020.
Günter Weseler nasce ad Allenstein, in Polonia, il 2 marzo 1930. Dopo aver conseguito il Diploma in
Architettura, a partire dal 1958 lavora come pittore e scultore autodidatta. Nel 1960 presenta la sua prima
personale presso la Galleria Utermann di Dortmund (Germania).
Nel 1964 crea il primo Atemmusiken (musiche di respiro), dando inizio a una serie di lavori basati sul
fenomeno del respiro convertito in musica. A causa di una malattia alla gola che gli rende difficoltoso
respirare, Weseler nei suoi lavori eleva il respiro ad elemento artistico, esprimendo una sensibilità quasi
nevrotica verso questo. Convinto che sia possibile controllare artificialmente tutti i processi organici del
corpo tramite l’utilizzo di sostanze chimiche e droghe, l’artista le sperimenta su se stesso con l’intento di
colmare le sue imperfezioni a piacimento. Da queste ricerche nascono gli Atemobjeckte (oggetti respiranti)
creati con pellicce e una macchina meccanica che riproduce il movimento e il suono della respirazione.
Alla fine degli anni Settanta Weseler combina gli Atemobjekt con uno specchio, realizzando i suoi
Spiegelobjekte: l’oggetto respirante semisferico diventa una sfera intera per mezzo dello specchio. Negli
anni Ottanta il suo lavoro è caratterizzato dall’elemento spirituale e attinge ai rituali e alle figure del
Mandala, cerchi magici rituali simboli di unità. Tra il 1989 e il 1993 è ospite in qualità di Professore presso
la Hochschule di Amburgo. Agli anni Novanta risalgono i primi Moosobjekt (oggetti con il muschio) e gli
Oggetti-Specchio in cui l’elemento concreto e virtuale interagiscono.
Le opere di Günter Weseler sono presenti in numerosi musei e collezioni tra cui: il Museo d’Arte di
Düsseldorf, la Kunsthalle di Brema, il Museo di Arte Contemporanea di Sydney, il Museo Atheneum di
Helsinki, il Museo d’Arte di Berna e l’Istituto per le Relazioni Internazionali di Stoccarda.
Magda Vitalyos Ziman, di origine ungherese, nasce nel 1942 in Romania, docente e artista, è nota per i
suoi arazzi e tappeti. A partire dal 1990 è stata a capo del dipartimento tessile presso la Facoltà di Belle
Arti dell'Università Occidentale di Timisoara e temporaneamente vicepreside della facoltà di design
dell'Università privata Tibiscus, dando vita a una "scuola" di arte tessile rumena. Oltre alle tradizionali
tecniche di tessitura della tappezzeria, ha coltivato i processi creativi e i generi dell'arte tessile moderna
con grande zelo e abilità. Le sue opere indagano l'impegno materiale, lo spazio, la luce e il colore
attraverso un uso altamente personale di forme organiche astratte fatte di tessuti. Il fascino della Ziman
per i materiali naturali come la lana, e la creazione di arazzi-oggetti bi o tridimensionali, fanno a tutti gli
effetti parte di una nuova visione della soft sculpure. Muore nel 2003.