Sul concetto di volto nel Figlio di Dio

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO COMUNALE
P.zza del Popolo 1, Casalecchio di Reno, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
17/02/2012

ore 21

Artisti
Societas Raffaello Sanzio, Romeo Castellucci
Generi
performance - happening

Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, in linea con i precedenti lavori della Socìetas Raffaello Sanzio, si presenta come un’opera complessa, stratificata e aperta a molteplici chiavi di lettura.

Comunicato stampa

SUL CONCETTO DI VOLTO NEL FIGLIO DI DIO
ideazione e regia di Romeo Castellucci
musica originale di Scott Gibbons
con Gianni Plazzi, Sergio Scarlatella
insieme a Dario Boldrini, Silvia Costa e Vito Matera
collaborazione all'allestimento Giacomo Strada
realizzazione oggetti Istvan Zimmermann, Giovanna Amoroso

Produzione Socìetas Raffaello Sanzio
in coproduzione con: Theater der Welt 2010 - deSingel international arts campus / Antwerp-Théâtre National de Bretagne / Rennes - The National Theatre / Oslo Norway -Barbican London and SPILL Festival of Performance - Chekhov International Theatre Festival / Moscow-Holland Festival / Amsterdam; -Athens Festival-GREC 2011 Festival de Barcelona -Festival d’Avignon -International Theatre Festival DIALOG Wroclav / Poland - BITEF (Belgrade International Theatre Festival)-spielzeit'europa I Berliner Festspiele -Théâtre de la Ville– Paris-Romaeuropa Festival -Theatre festival SPIELART München (Spielmotor München e.V.)-Le-Maillon, Théâtre de Strasbourg / Scène Européenne -TAP Théâtre Auditorium de Poitiers- Scène Nationale-Peak Performances @ Montclair State-USA

Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, in linea con i precedenti lavori della Socìetas Raffaello Sanzio, si presenta come un'opera complessa, stratificata e aperta a molteplici chiavi di lettura.
In un salotto borghese, bianco e immacolato, un figlio si adopera per accudire il vecchio padre il cui decadimento fisico si manifesta agli occhi dello spettatore sotto forma di incontinenza fisiologica. Alle spalle dei personaggi campeggia la gigantografia del Salvator Mundi dipinto da Antonello da Messina, un volto che osserva la scena e la platea portando lo spettatore ad un coinvolgimento drammatico di interrogazione. Il triangolo di sguardi che si viene a creare, infatti, chiama direttamente in causa il pubblico, il quale non si può cullare in una consolatoria mimesis, ma viene costantemente messo in crisi. L'inchiostro nero di china che, nella seconda parte dello spettacolo, emana dal volto del Cristo, incarna tutto l'inchiostro delle sacre scritture che, come sciogliendosi di colpo, rivela un luogo vuoto che ci interroga.
Con questo spettacolo, volutamente iperrealistico, Romeo Castellucci vuole riflettere sul decadimento della bellezza e sul mistero della fine. Gli escrementi di cui si sporca il vecchio padre sono la metafora del martirio umano come condizione ultima e reale, rappresentano la realtà ultima della creatura, ma anche il vocabolario quotidiano del linguaggio d'amore che il figlio porta al proprio padre.
Nell'opera c'è, da parte del regista, la dichiarata volontà di stare davanti al volto di Gesù, di incontrare questa figura emblematica nella storia dell'umanità che, però, è oggi segnata da un'assenza totale. Nel fare ciò, Castellucci rifugge ogni atteggiamento mistico o demistificatorio, ma dà vita ad una relazione in cui un uomo è messo a nudo davanti ad altri uomini, i quali a loro volta sono messi a nudo da quell'uomo.

Sabato 18 febbraio ore 17
MAMbo - Museo d'arte Moderna di Bologna
Incontro con Romeo Castellucci
in occasione di
SUL CONCETTO DI VOLTO NEL FIGLIO DI DIO
intervengono Piersandra di Matteo (redazione Culture Teatrali) e Tihana Maravić (redazione Culture Teatrali)

In tempi in cui il teatro è sempre meno capace di diventare una parte viva del discorso pubblico, è accaduto che lo spettacolo Sul concetto di volto nel Figlio di Dio abbia mosso qualcosa nella scala più larga della società: ha acceso emozioni, creato opinioni, suscitato polemiche, provocato reazioni. Questo lavoro, apparentemente molto semplice – che volutamente si costruisce sull’audacia di un unico gesto diretto e sintetico – si dispone all’aperto di diverse chiavi di lettura: filosofica, teologica, esistenziale, psicanalitica, politica.
Dopo che i rumori mediatici sembrano essersi acquietati, l’incontro con il regista Romeo Castellucci, uno degli artisti che più ha segnato la scena internazionale degli ultimi decenni, è l’occasione per toccare i temi che quest’opera mette in campo. La debolezza, l’enigma, la fede, lo sguardo, l’immagine sono solo alcuni dei tracciati percorribili dove questo teatro incoraggia a inoltrarsi