Stefano Faravelli – Il serraglio immaginario

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO LUIGI MALLE'
Via Iv Novembre 54, Dronero, Italia
Date
Dal al

sabato e domenica ore 15:00 –19:00
e in altri giorni su prenotazione con ingresso libero e gratuito

Vernissage
09/10/2022

ore 17,30

Artisti
Stefano Faravelli
Curatori
Ivana Mulatero
Generi
arte contemporanea, personale
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Il Museo Luigi Mallé, come una novella Arca di Noè, accoglie e custodisce la temporanea sosta del serraglio
ambulante creato dalla verve immaginifica del pittore savant Stefano Faravelli.

Comunicato stampa

Il Museo Luigi Mallé, come una novella Arca di Noè, accoglie e custodisce la temporanea sosta del serraglio
ambulante creato dalla verve immaginifica del pittore savant Stefano Faravelli, tra i più straordinari
assimilatori del fantastico visivo tra Occidente e Oriente che, per l’occasione, presenta il suo particolare
omaggio al mondo animale in quasi cinquanta opere tra tele e carte di varie misure ed estensioni, in
prossimità con la Giornata mondiale dedicata alla salvaguardia del mondo faunistico e delle specie a rischio
(4 ottobre), evento riconosciuto universalmente fin dal 1931.
Stefano Faravelli è notissimo in Italia e all’estero per quel suo inconfondibile ductus nel dare forma e spirito
a creature e luoghi fantasiosi o in-verosimili che impreziosiscono i suoi cahier de voyage spesso rimbalzati
dallo spazio minuscolo della pagina alle vaste scene dipinte e acquarellate. Echi di appassionate letture di
enciclopedie degli animali e cronache di antichi serragli e menagerie.
La parola serraglio compare attorno al 1400 e trae, probabilmente, la sua origine dall’espressione
provenzale serralh che significa riparo, sbarramento. La locuzione menageria deriva invece dal francese
antico ménage o mèsnage (dal latino mansionaticum), cioè ciò che concerne la casa e il governo della
famiglia. Pare proprio che sia stato un re, non uno qualunque, ma il Re Sole Luigi XIV ad aver formato a
Versailles una prima “mènagerie pour les bêtes feroces”. Da allora, i due termini si diffondono in tutta
Europa e designano tanto le raccolte di animali viventi destinati alla caccia o domestici, quanto quelle di
animali selvatici indigeni ed esotici.
Gli animali, sia domestici che esotici, sono oracoli viventi per Stefano Faravelli che li interroga seduto sotto
la volta di una foresta del Madagascar o tra il coltivato fogliame del giardino collinare di S. Vito. Che siano
sorretti amorevolmente da una foglia secca che li protegge nella mimesis di apparire indistinguibili, seppure
non sfuggano allo sguardo del pittore esploratore, o trattenuti tra le dita per uno studio ravvicinato, gli
animali sono anzitutto immagini di concetti, illustrazioni di metafore. Succede però il tempo della posa che
è quel tempo in cui la delicatezza dello sguardo - e l’attenzione infinita al mondo (Andrea Semplici dixit) - sa
tramutarsi in una palpitante coesistenza di esseri - due esseri viventi che si studiano - per poi restituire su
foglio la piccola increspatura, la texture di una livrea, persino la sbavatura di uno scatto impercettibile che è
indizio di una vera e trattenuta fuga.
Ogni interpretazione è sempre frutto dell’intimo desiderio di rinnovare lo sguardo sul mondo usurato.
Come egli dice: “Viaggiare con il taccuino, disegnando come faccio da anni, è il mio modo di risarcire il
mondo – il creato – dall’usura dello sguardo ‘infiacchito’ dai tanti medium. Gli strumenti del disegno e della
pittura sono particolarmente adeguati a cogliere questo rivelarsi del mondo e a penetrarne la stupefacente
novità”.
Per gli spazi del Museo Luigi Mallé, Stefano Faravelli è intervenuto con una mostra personale che, nel
solco delle “imprese” rinascimentali, vede sfilare tigri, istrici, oche, camaleonti, giraffe altissime, cammelli
battriani, tori possenti, tartarughe, leprotti. Persino un elefante. Come egli scrive: “A questo bestiario
dall’araldica un po’ sbilenca, fanno contrappunto trabiccoli, carretti recanti doni, troni o navi su ruote,
locomotive. Come in certe immagini devozionali indostane o nell’iconografia dei trionfi che hanno sfilato
per secoli nella pittura d’occidente prima di essere riposti nelle rimesse dell’oblio o sopravvivere nel triviale
carnevalesco, così ecco a voi una solenne processione di virtù in disarmo, di intenzioni figurate, di insegne
singolari. Ciascuno di questi nuovi “trionfi” si rivolge ai sensi e all’intelletto chiedendo di essere decifrato:
ciascuno con il suo piccolo alone di mistero che chiede udienza sul gran Theatro della Pittura”.
La chiave di lettura per attraversare la mostra è il senso di “sottigliezza”, quel velo sottile che rappresenta
l’elemento fantastico con cui l’artista filosofo esploratore riveste la sua pittura, un fantastico che si insinua
nelle figure rese al confine tra la concretezza delle cose e l’astrazione delle idee.
É dunque una mostra all’interno della quale i visitatori possono seguire la genesi e l’esito di un certo
archetipo figurativo dedicato all’essere animale. Accanto alle opere, per lo più adornate dalle elaborate
cornici, il percorso sarà scandito da dipinti, carte acquarellate, scatole magiche con suggestive iconografie
ingegneristiche e antiquarie, animali impagliati e personaggi immaginari, e da fotografie, disegni e taccuini.
Biografia
Pittore, scrittore e orientalista, Stefano Faravelli vive e lavora a Torino. Dopo aver trascorso l’infanzia in un
castello all’imbocco della Valle Maira, intraprende la formazione artistica nella torinese Accademia
Albertina a cui fa seguire una laurea in Filosofia morale e lo studio di lingua e cultura araba all'Istituto di
Orientalistica. Dai suoi numerosi viaggi nel vicino, medio ed estremo oriente, riporta affascinanti carnet
pubblicati a partire dal 1994, quando esce “Sindh. Quaderno indiano”. Da allora i suoi ‘taccuini’ sono stati
esposti a Londra, New York, Parigi, Istambul e Gerusalemme. Nel 2011 ha esposto nel Padiglione Italia
della 54 Biennale di Venezia. Tra i suoi ultimi lavori pubblicati: “Elefanti” Edition Apeiron, 2020; “Piccolo
Esorcismo (visionario) di una pandemia” La Nave di Tese, 2020; “Libro-Atlante 1. Matera la Secretissima
camera de lo core”, Il Grillo Editore, 2020 (in collaborazione con il Teatro dei Sassi, Alessandro Baricco e
scuola Holden); “In Etiopia” in “The Water Tower of Africa”, Rizzoli Editore per Webuild-Salini
Impregilo, 2019.