Stefano Chiassai – Incantamento
Nella suggestiva cornice del Complesso di Sant’Agostino a Pietrasanta prende forma l’importante mostra personale “Stefano Chiassai. Incantamento”, a cura di Gianluca Ranzi.
Comunicato stampa
Nella suggestiva cornice del Complesso di Sant’Agostino a Pietrasanta prende forma l’importante mostra personale “Stefano Chiassai. Incantamento”, a cura di Gianluca Ranzi, dal 26 ottobre 2025 all’8 febbraio 2026. L’imponente esposizione, patrocinata dal Comune di Pietrasanta e dalla Provincia di Lucca, raccoglie oltre 100 opere in gran parte inedite tra sculture monumentali, lavori su carta, grandi arazzi ed elementi di design e nasce come progetto site-specific in grado di instaurare un dialogo con i diversi ambienti e offrire un’esperienza immersiva, capace di suscitare richiami tra passato e presente, tra vissuto individuale e memoria collettiva.
Il percorso espositivo si snoda dentro e fuori il Complesso, interessando sia maestosi spazi interni come la navata e il coro della chiesa, le sale dei Putti e del Capitolo, sia iconici luoghi aperti della città come Piazza del Duomo dove, in corrispondenza della piazzetta del campanile, si colloca la scultura monumentale in bronzo RISPETTO. Alta tre metri e mezzo, l’opera si configura come un’alta figura dai connotati sia umani che floreali in cui occhi, mani e bocche si intrecciano a rami e fiori per comporre un messaggio di accoglienza, ascolto e diversità. In diversi punti la scultura presenta la parola “rispetto”, ripetuta come un inno alla convivenza, alla gentilezza e alla cura dell’ecosistema naturale.
Attraversando la navata della chiesa si incontrano gli arazzi di grandi dimensioni, contraddistinti da colori vividi e forme dal forte impatto emotivo. Intessuti a telaio jacquard questi lavori, grandi oltre due metri, affrontano gli argomenti della contemporaneità, da cui Chiassai trae ispirazione attingendo a temi urgenti come la storia, l’attualità, la società, l’ecologia e la pace. Tra i lavori più significativi ci sono affascinanti arazzi quali “Senza memoria non c’è futuro”, che l’artista definisce “un’esortazione a difendere ogni giorno i valori della libertà e della Repubblica”, “Giulia e tutte le altre”, con cui intreccia fiori e parole, sangue e speranza, nel tentativo di trasformare la tragedia in consapevolezza e “Bee...Bee...Bee...e il loro mondo incredibile”, “Bla Bla Bla solo pace”, dove “le api, tradizionalmente viste come simbolo di ordine e produttività, si fanno portavoce di libertà, amore, rispetto e creatività”, scrive Chiassai.
Portatori di un immaginario altrettanto potente sono gli arazzi incentrati su tematiche quali il passare del tempo, come nel caso di “Eflorescenza. Primavera…Vita…Sole…Fioritura”, immaginata come “una visione floreale, quasi psichedelica, ma anche un atto di resistenza contro la freddezza della serialità e la velocità dell’oblio”, e lo sport e ai suoi valori collettivi nell’opera “Superamento dei limiti. Paraolimpiadi”, che l’artista descrive come “un’esplosione di resistenza, coraggio, determinazione e bellezza umana”.
Nel coro si trovano gli “Alieni”, quattro magnetiche figure antropomorfe alte due metri e mezzo realizzate in stampa 3D. Queste sculture, caratterizzate da fisionomie futuristiche e provenienti da universi alternativi ed apparentemente uniformi, presentano in realtà piccole discrepanze nella posizione e nei gesti del corpo che conferiscono alle opere un dinamismo coinvolgente e inaspettato. Ammantati di un’aura potente e misteriosa e contraddistinti da una speciale texture decorativa e testuale che ricopre l’intera superficie del loro corpo, gli Alieni veicolano valori universali quali Future, Peace, Hope, Dream, Humanity, Equality, Love. Inoltre, un video documenta le fasi del processo di ideazione delle opere di Chiassai, illustra il suo vivace immaginario e trasmette la libertà e il rigore con i quali l’artista approccia la propria pratica creativa, da cui nascono visioni di straordinaria bellezza.
Le due Sale che completano il percorso espositivo esemplificano perfettamente l’identitaria cifra stilistica di Chiassai: da un lato la Sala del Capitolo trasporta lo spettatore in un ambiente che incarna in ogni suo aspetto la sua originale visione delle cose, grazie ad un’istallazione composta di arazzi ma anche elementi di design come tappeti, abiti e sedute; dall’altro la Sala dei Putti accoglie una selezione di disegni a pennarello su carta, tecnica adottata nel 2020 con il “Diario di un Lockdown” e da quel momento diventato il suo medium di riferimento. I disegni, resi unici dal mescolarsi di linee, colori, scritte e figure che delineano un linguaggio denso e stratificato, trovano spazio su di una pannellatura in stoffa animata dagli Sgorbis, protagonisti di molte delle opere di Chiassai. Essi sono creature in equilibrio fra il mondo reale e quello fantastico, che assumono le sembianze a volte di personaggi e animali surreali, altre di figure simili a folletti o di atipici oggetti fluttuanti. Negli Sgorbis l’artista concentra le attitudini positive che animano l’essere umano, facendone un simbolo di speranza che riflette la fiducia nella possibilità di un domani più luminoso.
Il Sindaco di Pietrasanta Alberto Stefano Giovannetti commenta: “La mostra che Stefano Chiassai ha preparato per Pietrasanta e che ci accompagnerà fino a febbraio è un progetto contemporaneo di grande valore, all'interno di uno scrigno antico come il nostro Complesso di Sant'Agostino. In questo percorso vediamo proprio l'artista che si fa interprete ed espressione del nostro tempo: i mesi della pandemia, i grandi conflitti esplosi nel mondo ma anche il bisogno di accoglienza e di equilibrio. Voglio ringraziare Chiassai per l'originalità del suo lavoro e soprattutto per l'impegno di proporlo, con professionalità e dedizione, anche in una situazione non ottimale, visto il concomitante restauro della facciata della Chiesa di Sant'Agostino realizzato grazie al sostegno della Fondazione Paolo e Giuliana Clerici”.
L’opera di Chiassai colpisce per la sua capacità di tradurre nel proprio caleidoscopico linguaggio visivo tematiche di attualità, vicende legate alla politica nazionale e internazionale, alla società in costante mutamento e a frammenti di vita, tramutando eventi negativi legati all’orrore della guerra e alle urgenze ambientali in composizioni dinamiche e dai colori sgargianti, in grado di lasciare un segno profondo negli occhi e nella mente di chi li osserva. Attraverso un esercizio di disegno quotidiano che non prevede ripensamenti o correzioni, Chiassai imprime le proprie idee, considerazioni ed emozioni in tutte le sue creazioni, stimolando la nascita di un dialogo e di un pensiero critico fondamentali per navigare in sicurezza tra numerose problematicità del presente.
Accompagna la mostra un esaustivo volume con testo critico di Gianluca Ranzi pubblicato da Dario Cimorelli Editore.
Cenni biografici. Artista, fashion designer, art director, autore, Stefano Chiassai si forma all’istituto d’arte di Firenze. Nel 1980 crea il suo marchio “Stefano Chiassai”, nel 1987 la sua idea di moda rappresenta lo stile italiano alla Biennale Giovanile di Barcellona; dal 1988 al 2000 è docente di “Menswear Fashion Design” al Polimoda di Firenze. Nel 1995, insieme alla moglie Alessandra Dall’Anese, fonda la “SCS Studio Chiassai”. Dall’inizio degli anni 2000 disegna diverse linee menswear a livello internazionale, in un dialogo fondato su un’estetica tra tradizione artigianale e nuove tecnologie. Dal 2009, grazie anche al supporto del suo team, diventa il designer della linea di abbigliamento “Fendi Uomo”. Nel tempo, l’artista toscano colleziona 20.000 capi vintage, custoditi oggi presso lo spazio “TheCube Archive”: luogo di incontro tra stilisti, artisti, musicisti, studenti e creativi desiderosi di dialogare.
Fra le più prestigiose e recenti esposizioni in spazi pubblici si ricordano: Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Arezzo, 2022; ADI Museum, Milano, 2023; MAD Murate Art District, Firenze, 2023; Museo del Tessuto, Prato, 2025.
Importanti pubblicazioni accompagnano le innumerevoli attività di Chiassai, tra cui si ricordano i libri di Silvana Editoriale e di Dario Cimorelli Editore.