Spinario. Storia e Fortuna
Una mostra importante e ricca di spunti che, partendo dal capolavoro in bronzo dei Musei Capitolini, espone 44 opere per consentire una panoramica il più completa possibile del tema “Spinario” e del suo successo.
Comunicato stampa
Lo Spinario. Uno dei capolavori tra i più famosi e ammirati delle collezioni capitoline, ma anche una scultura la cui fama ha attraversato i secoli. Un’opera che, per la vitalità del tema rappresentato, ha suggerito e ancora suggerisce nella cultura moderna, continue sollecitazioni visive e artistiche. La statua in bronzo dello Spinario, giunta in Campidoglio nel 1471 con la donazione dei bronzi lateranensi al Popolo Romano da parte di Sisto IV, rappresenta uno dei massimi capolavori della scultura antica, che ha conosciuto un’ininterrotta fortuna nell’evo antico come in quello moderno.
La mostra “Spinario. Storia e fortuna” è curata da Claudio Parisi Presicce ed è ospitata ai Musei Capitolini dal 5 febbraio al 25 maggio 2014.
Una vetrina importante e ricca di spunti – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, dalla Sovrintendenza Capitolina con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura – che, esponendo 45 opere, vuole consentire una panoramica il più completa possibile del tema “Spinario” e del suo successo, riunendo le repliche e le rivisitazioni antiche diffuse oggi nei musei europei e conferendo ampio spazio alle opere di età moderna e contemporanea. Saranno così presentati bronzetti, disegni e quadri ispirati allo Spinario a tracciare la linea del successo ottenuto nel tempo.
Sono 7 le copie e varianti del corpo attraverso cui è noto il tipo del giovane che si toglie la spina dal piede, oltre a due frammenti delle mani, uno dei quali forse non antico.
Dal primo Rinascimento lo Spinario acquisì una grande notorietà e, da allora, è sempre stato al centro di interpretazioni che ne hanno messo in evidenza, di volta in volta, temi tra loro contraddittori: infatti è un soggetto che è stato solitamente identificato con un pastorello, anche se veniva collegato ad un racconto di tipo eroico. Ampie dispute anche sul rango della scultura, con la contrapposizione di fautori di cronologie molto distanti tra loro: un’opera di stile severo o della scuola di Pasitele prima, un’opera originale del III o del I secolo a.C. poi.
Lo Spinario ospitato dai Musei Capitolini - considerato quasi unanimemente un’opera eclettica che unisce un corpo concepito su un prototipo ellenistico con una testa nella forma di stile severo - è stato creato in età ellenistica e giunto a noi in questa redazione di I secolo a.C. Piccola scultura che riproduce un pastorello, all’incirca dodicenne, seduto su un sedile di roccia, curvo in avanti nell’intento di togliersi una spina dal piede sinistro, la cui pianta è poggiata sul ginocchio destro. Non è una rappresentazione idealizzata né l’immagine di un dio, ma un soggetto di genere che prende spunto da un evento o da una condizione contingente. In particolare, l’opera ritrae una figura giovanile, minuta e concentrata in un gesto che tradisce fragilità e inesperienza, rivelando in maniera didascalica i rischi e le conseguenze di piccole avventure nel bosco, passeggiate in luoghi ameni e bucolici, molto apprezzate dai cittadini benestanti delle grandi metropoli ellenistiche.
Il tema figurativo, grazie al significato simbolico assegnato all’azione dell’estrarre la spina, si è trasformato già in età antica in una metafora del dolore procurato dall’innamoramento, che ne ha decretato la grande fortuna. L’insolito soggetto è noto da molteplici copie e varianti romane e quella dei Musei Capitolini costituisce senz’altro l’esempio più famoso e perfetto, anche per la preziosità dei particolari e l’accuratezza della resa artistica, esaltata dal bronzo e dal rame.
E lo Spinario Capitolino divenne immediatamente celebre e apprezzato per la sua composizione versatile e la grazia leggera dell’esecuzione, dando origine a un’innumerevole serie di repliche, più o meno fedeli e nei più vari materiali, sia scolpite sia disegnate e dipinte, presenti nel corso dei secoli in tutte le collezioni europee, nei Gabinetti artistici privati e nei quaderni di schizzi degli artisti di varia fama e grandezza.
E se nel Medioevo il tipo statuario del giovanetto che si toglie la spina dal piede, per la sua nudità, era considerato un immorale idolo pagano, nei secoli successivi questa posa si diffuse ampiamente tra i maggiori artisti come modello iconografico.
Dal Rinascimento in poi sarà proprio lo Spinario dei Musei Capitolini l’opera più famosa e apprezzata, riprodotto poi in numerosissimi capolavori, sia singolarmente sia in contesti di più ampio respiro.
L’opera ospitata nei Musei Capitolini, sembra sia stato inoltre il primo esempio di statua musealizzata, non solo emblema della continuità di Roma, ma simbolo per eccellenza dell’ ”idolo”. Infatti, diversamente dalle altre celebri sculture bronzee come la Lupa, Camillo, la Testa colossale e la mano con globo di Costantino, lo Spinario ha avuto un ruolo particolare sul colle capitolino e, probabilmente, è stato l’unico bronzo lateranense collocato dai Conservatori fin dall’inizio all’interno del loro palazzo.
Dopo l’intervento di restauro, effettuato nel 2000, sono emersi elementi molto significativi per l’identificazione del soggetto, prova del fatto che la scultura è composta di parti diverse saldate tra loro con la tecnica della fusione a cera persa indiretta.
Considerando poi l’età proto-augustea come origine del bronzo capitolino, le possibilità identificative si riducono notevolmente, qualificando la scultura non come immagine generica di pastore, ma come personaggio specifico e significativo per la storia mitica dell’antica Roma. E in età augustea il pastore di origini greche per antonomasia era Ascanio/Iulo, capostipite della gens Iulia. L’elemento caratterizzante della testa dello Spinario capitolino e delle altre copie a essa più vicine è il ciuffo ritorto presente sulla sommità del capo, che consentiva evidentemente di distinguere senza equivoci l’immagine di questo determinato pastorello da tutte le altre consimili.
Da febbraio a maggio, incontri e laboratori didattici con studenti e docenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma arricchiranno ulteriormente le opportunità di approfondimento che offre questa mostra. Si potrà assistere in diretta alla nascita di un’opera d’arte grazie agli appuntamenti di disegno dal vivo, partecipare a laboratori creativi e analizzare i tanti aspetti attraverso la presenza e la mediazione di giovani artisti ed esperti.
Dunque “Spinario. Storia e fortuna” non è solo una raffinata e coinvolgente esposizione, ma un viaggio particolare e approfondito attraverso la vita di un’opera – perché ogni opera ha la sua vita – e di tutto ciò che ha fatto fiorire attorno a sé.
Questo ricco panorama espositivo sarà impreziosito da un catalogo, dove poter proseguire, grazie a testi e schede di elevato valore scientifico, lo studio di questo raffinato capolavoro.