Spin-OFF – Chiara Fantaccione / Fabien Zocco

Informazioni Evento

Luogo
THEPOSITO ART SPACE
Via del Parco, 1, Narni Scalo, TR, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
13/09/2025
Artisti
Fabien Zocco, Chiara Fantaccione
Curatori
Valentina Muzi, Lorenzo Rubini
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Per il ciclo 2025–26, Spin-OFF apre le porte a ‘Chronotopia’: un’indagine articolata e plurale sul tempo, sulle sue forme e percezioni, sulle sue tracce e assenze ricercate nella rilettura del lavoro di alcuni artisti selezionati.

Comunicato stampa

Spin-OFF è la nuova costola narrativa di THEPÒSITO, un formato espositivo autonomo, laterale ma connesso, che nasce per abitare uno spazio sperimentale, aperto al racconto derivato, alla deviazione. Come accade nelle serie televisive o nei franchise narrativi, lo spin-off si muove fuori dalla trama principale, ma ne mantiene le risonanze, espandendo l’universo concettuale della galleria in direzioni inaspettate.
In questo senso, Spin-OFF non è solo un contenitore di mostre, ma un ambiente curatoriale parallelo, in cui il tempo si dilata, le regole si sfumano, e il racconto si disallinea. Un territorio in cui la programmazione si fa racconto frammentato, ecosistema derivativo, atto di rifrazione.
Spin-OFF è lo spazio in cui le cose accadono lateralmente. Un dispositivo curatoriale pensato per accogliere progetti che non trovano posto nella linearità del programma ufficiale, ma che ne amplificano il campo semantico, gettando luce su ciò che scivola ai margini: linguaggi ibridi, visioni anomale, tempi obliqui.
Per il ciclo 2025–26, Spin-OFF apre le porte a ‘Chronotopia’: un’indagine articolata e plurale sul tempo, sulle sue forme e percezioni, sulle sue tracce e assenze ricercate nella rilettura del lavoro di alcuni artisti selezionati. Nello specifico i progetti espositivi della prossima stagione vedranno attiva la collaborazione curatoriale tra Valentina Muzi (curatrice indipendente e giornalista di Artribune) e Lorenzo Rubini (curatore indipendente e fondatore di THEPÒSITO Art Space).
Il termine “Chronotopia” è un neologismo che unisce chrono- (tempo) e -topia (luogo), suggerendo un’idea di paesaggio temporale, di geografia in cui il tempo si manifesta in modi molteplici e spesso non umani: non lineari, ciclici, intermittenti, dissonanti.
‘Chronotopia’ vuole essere un archivio aperto di esperienze temporali impossibili o dimenticate, un atlante di tempi che non ci appartengono, ma che ci attraversano. Una mappa instabile, un archivio poetico di tempi eccentrici e disallineati. Un invito ad abitare altri orizzonti, altre dimensioni. Un tentativo di scardinare la centralità della percezione umana per fare spazio a letture temporali decentrate, in bilico tra antropocentrismo e alterità. Nel tempo della simultaneità, ‘chronotopia’ è un atto di ascolto sul contemporaneo.
Nella prima mostra ‘chronotopia’ il tempo viene osservato attraverso lo sguardo della macchina, in una prospettiva che sfugge al dominio umano per aprirsi a ritmi, algoritmi e logiche altre. Le opere di Chiara Fantaccione e Fabien Zocco mettono in scena proprio questa distanza dove il tempo diventa misura impersonale, frammento computato, percezione orbitale, mappa refratta.
Con la serie Golden Hour (2024), Fantaccione altera l’esperienza del tramonto, non più evento naturale da contemplare ma struttura luminosa che si ribalta nello spazio espositivo traducendo l’orizzonte in verticalità e la luce in materia. Nel video The World I Know (2023) il paesaggio digitale generato in CGI appare come un mondo interamente modellato dall’algoritmo, un ambiente senza testimoni umani, dove il tempo non scorre ma viene calcolato, orchestrato, riprodotto eludendo qualsiasi ciclicità naturale. In entrambi i lavori, la macchina interviene come filtro che ridefinisce il ritmo del reale, traslandolo in una temporalità decentrata e quasi autonoma.
Un’analoga tensione attraversa i lavori di Fabien Zocco. In From the Sky to the Earth (2014) il tempo viene scandito da un algoritmo che, minuto per minuto, connette nomi di stelle e immagini terrestri estratte da Google Street View. Qui l’atto meccanico di interrogare un database genera un paesaggio inedito, in cui il cosmo e la città dialogano attraverso una temporalità computazionale. In Survol (2016), invece, il tempo diventa orbitale: lo sguardo della Stazione Spaziale Internazionale scandisce un sorvolo continuo della Terra, interrotto solo da frammenti di inni nazionali o testi poetici. È il tempo del pianeta visto dall’alto, un flusso incessante di immagini e suoni che la macchina raccoglie e ricompone.
Se in Fantaccione il tempo appare come luce rifratta e scenario sintetico, in Zocco si manifesta come flusso orbitale e associazione automatica. In entrambi i casi, l’umano è spostato ai margini, il tempo prende le sembianze di un paesaggio non-umano, una ‘chronotopia’ dove il battito non è biologico ma tecnico, algoritmico, artificiale.

Chiara Fantaccione (Terni, 1991) vive e lavora tra Terni e Roma. La sua ricerca artistica si basa sull’utilizzo dell’immagine nell’era contemporanea e in particolare sulla sua sovrapposizione alla realtà. Analizzando i generi appartenenti alla storia dell’arte e alla fotografia, dettati da criteri e similitudini che ne fanno dei cliché, utilizza oggetti reali, immagini fotografiche e dispositivi digitali, attingendo dall’esperienza visiva dell’osservatore per interrogarsi sulla pratica della rappresentazione. Dal 2017 fa parte dell’artist-run space romano Spazio In Situ.
Fabien Zocco (Lille - Francia, 1980) vive e lavora a Lille. Il suo approccio artistico si evolve verso la ricerca scultorea combinando molteplici materialità (vetro, porcellana, ecc.) e processi di creazione digitale. Le sue opere, che a loro volta evocano la storia, la filosofia, la letteratura o la scienza come molteplici fonti di ispirazione, cercano di esplorare i confini tra il vivente e l'inerte, l'umano e il non umano. L’artista è rappresentato dalla Galerie Keshavarzian (Paris).

www.theposito.com
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Mostra patrocinata dal Comune di Narni
In collaborazione con Galerie Keshavarzian (Parigi)