Soft Crash

Informazioni Evento

Luogo
GAMEC - GALLERIA D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via San Tomaso 53 24121 , Bergamo, Italia
Date
Dal al

martedì-domenica: 10:00-19:00 / giovedì: 10:00-22:00 / lunedì chiuso

Vernissage
26/05/2016

ore 19

Biglietti

Intero: € 6,00 / Ridotto: € 4,00 / Scuole: gratuito

Artisti
Yin-Ju Chen, Tsang Kin-wah, Anthony Discenza, Fabien Giraud, Raphaël Siboni, Diana Thater
Curatori
Xiaoyu Weng
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Lo Spazio Zero della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita la mostra Soft Crash, per la VIII Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize.

Comunicato stampa

Dal 27 maggio al 24 luglio 2016 lo Spazio Zero della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita la mostra Soft Crash, per la VIII Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize.

Xiaoyu Weng, vincitrice di questa edizione, è stata premiata da una giuria internazionale composta da

Chiara Bertola – Responsabile per l’arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia, Venezia e ideatrice del Premio FURLA
Martin Clark – Direttore della Bergen Kunsthall, Bergen
Giacinto Di Pietrantonio – Direttore, GAMeC, Bergamo
Stefano Raimondi – Curatore, GAMeC, Bergamo

che, dopo aver considerato tutti i progetti partecipanti come accurati, molto originali e aderenti alle più recenti ricerche di arte contemporanea, all’unanimità ha deciso di assegnare il premio al suo progetto con la seguente motivazione:

Soft Crash spiega al meglio uno degli aspetti fondamentali del contemporaneo, ovvero come la tecnologia e la macchina siano stati in grado di influenzare e cambiare l'essere umano. Il curatore ha scelto e selezionato artisti e opere d'arte che approfondiscono con precisione questo tema. Allo stesso tempo, ha presentato un allestimento in grado di trasformare lo Spazio Zero della GAMeC in un ambiente molto suggestivo, coerente e imprevedibile.
Il modo creativo di Xiaoyu Weng di avvicinarsi all'idea di mostra è sembrato alla giuria molto convincente nel contesto di un premio curatoriale che fin dall'inizio persegue lo scopo di portare nella città di Bergamo le pratiche curatoriali più innovative e originali.

La cerimonia di premiazione si è svolta lunedì 26 ottobre 2015 a chiusura di Qui Enter Atlas. Simposio Internazionale di Curatori Emergenti, che ha visto i 5 candidati del Premio Lorenzo Bonaldi confrontare esperienze personali e posizioni teoriche e metodologiche con una ventina di giovani curatori provenienti da corsi in pratiche curatoriali.

IL PREMIO

Ideato dalla GAMeC con il sostegno della famiglia Bonaldi e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi, è volto a sostenere la ricerca di un giovane curatore under 30 e il suo progetto di mostra.
Organizzato per la prima volta nel 2003, ha assunto cadenza biennale dal 2005.
Con questo riconoscimento si vuole sottolineare la centralità e il significato che la figura del curatore ha assunto nel panorama artistico internazionale, oltre a incoraggiare e sostenere il talento di un giovane in un momento estremamente vitale del suo percorso professionale.

Il Premio non è mai stato considerato un’occasione di competizione, bensì un’opportunità di crescita professionale e confronto. Proprio per questa ragione, nel 2005 è nata l’idea di affiancare nell’anno della sua assegnazione un convegno dedicato, Qui. Enter Atlas - Simposio Internazionale di Curatori Emergenti, che si svolge a cadenza biennale.

IL PROGETTO DI MOSTRA

SOFT CRASH

Curatore: Xiaoyu Weng
Nominata da Leeza Ahmady, Curatore indipendente, direttore di Asia Contemporary Art Week (ACAW)

Artisti: Yin-Ju Chen, Anthony Discenza, Fabien Giraud & Raphaël Siboni, Diana Thater, Tsang Kin-Wah

La mostra delle atrocità. Entrando nella mostra, Travis vede le atrocità del Vietnam e del Congo mimetizzate nella morte parallela di Elizabeth Taylor; cura l’attrice morente, erotizzando i suoi bronchi trafitti nelle verande iperventilate dell’Hilton di Londra; sogna Max Ernst, superiore degli uccelli; “Europa dopo il diluvio”; la razza umana, Calibano che dorme su uno specchio imbrattato di vomito.
J. G. Ballard

Entrando nella mostra, lo spettatore vede una farfalla, tassidermizzata, fissata al muro con uno spillo; l’atto di uccidere si è camuffato nel nome della conservazione, trasformando la farfalla in un oggetto di studio, da archiviare ed esporre; ma la morte sembra avvicendarsi quando la farfalla riemerge e svolazza sui monitor di Untitled (Butterfly Videowall #2) di Diana Thater; è tornata veramente a vivere o è soltanto diventata un’iper-realtà parzialmente morta? Stiamo forse esponendo un diverso genere di atrocità?

Quando J. G. Ballard pensava a una mostra di atrocità, aveva in mente gli incidenti d’auto. La sua controversa esposizione del 1970 Jim Ballard: Crashed Cars fu un commento pungente sul complesso rapporto tra l’uomo e la tecnologia – un tema su cui egli rifletté molto.
Questa mostra rende omaggio a Ballard, ai suoi romanzi La mostra delle atrocità (1970) e Crash (1973) e alla sua visione proattiva sulle relazioni e sulle esperienze umane mediate dalla tecnologia. Evolvendosi e scostandosi da ciò che Ballard descrive come l’ossessione della produzione meccanizzata, gli sviluppi tecnologici della rete digitale e di informazione, l’intelligenza artificiale, la simulazione e l’animazione computerizzate hanno ora assunto il ruolo di riorganizzare la nostra vita.
Invece di brusche collisioni, questi scontri sono molto meno violenti: la tecnologia non distrugge più l’essere umano con un’azione immediata (come avviene nel caso degli incidenti d’auto) ma diventa virale e contagiosa, tramutandosi nella sua stessa esistenza.

La mostra accoglie i lavori di quattro artisti e di un collettivo (Yin-Ju Chen, Anthony Discenza, Fabien Giraud & Raphaël Siboni, Diana Thater, Tsang Kin-Wah) ed esamina concettualmente e nella loro configurazione le nozioni di ibrido, imitazione, differenza e ambivalenza di una realtà mediata dalla tecnologia.

Soft Crash, però, non è una mostra sulla tecnologia; si riferisce piuttosto alla tecnologia nel suo senso più ampio: la conoscenza di tecniche e processi. Attraverso queste nozioni, la mostra manifesta inoltre il desiderio di collocare pratiche culturali (come gli studi del post-colonialismo) all’interno di una dimensione inter-specie.

Punto di partenza della mostra, Untitled (Butterfly Videowall #2) di Diana Thater (2008) invita a una riflessione sulla mediazione della tecnologia sulla vita e sulla morte, sulla violenza e sulla compassione.
Due episodi della serie The Unmanned di Fabien Giraud & Raphaël Siboni – The Brute Force (2014) e La Mémoire de Masse (2015) – ne rappresentano la spina dorsale. La serie racconta in senso contrario una storia non umana di tecnologia e richiede una narrazione quale relazione morfologica tra l’essere umano e il suo ambiente. The Brute Force ricostruisce la scena subito dopo la sconfitta brutale di Garry Kasparov contro il computer IBM Deep Blue, avvenuta l'11 maggio 1997, mentre La Mémoire de Masse, rappresentato attraverso personaggi generati al computer, si svolge durante la seconda Rivolta dei Canuts, che ebbe luogo a Lione nel 1834 e durante la quale i tessitori protestavano contro l’introduzione di schede perforate nell'industria della seta.
Entrambi gli eventi sono emblemi nella storia delle lotte umane con il calcolo moderno.

Yin-Ju Chen, Anthony Discenza e Tsang Kin-Wah presentano ciascuno un’installazione multimediale composta da vari elementi, che devono essere viste come tre piccole mostre individuali. Nel complesso, però, queste installazioni formano uno “spazio esperienziale" che crea collegamenti singolari tra le tre diverse postazioni. Mentre l’opera As Above, So Below (2013-14) di Chen specula sulle finzioni dei moderni sistemi di epistemologia ed esplora mezzi alternativi per la produzione di conoscenza, Trouble Sleeping (2015) di Discenza osserva l’assurdità quotidiana delle interazioni tra esseri umani e tecnologia, e The Third Seal – They Are Already Old. They Don't Need To Exist Anymore (2009) di Tsang indaga le narrative religiose e filosofiche attraverso un linguaggio artistico tecnologicamente molto facilitato.
Mentre le altre opere saranno esposte per tutto il periodo della mostra, il progetto di Discenza avrà una vita separata: ogni elemento dell’opera si alterna ed evolve in tre diverse fasi per interpretare la narrativa della mostra, evocando le idee della mutazione e della non immobilità.

Infine, l’installazione in vinile su vetro Soft Crash (2016) di Tsang – che prende in prestito il titolo della mostra – commenta poeticamente la relazione tra finzione e scienza, tra corpo umano e tecnologie. I visitatori potranno vederla sia dall’interno dello spazio espositivo che dal cortile del museo.

NOTE BIOGRAFICHE

Xiaoyu Weng è curatrice associata di arte cinese della Robert H. N. Ho Family Foundation presso il Solomon. R. Guggenheim Museum di New York. È stata direttrice dei programmi asiatici presso la Kadist Art Foundation di Parigi e San Francisco, dove ha lanciato la Kadist Curatorial Collaboration – che organizza mostre che stimolano lo scambio culturale –, ha supervisionato residenze d'artista e la costituzione della collezione d'arte asiatica contemporanea.
Oltre ai rapporti con le istituzioni, Weng ha organizzato numerose mostre ed eventi per spazi internazionali come il CAFA Art Museum di Pechino, il Witte de With Contemporary Art Center di Rotterdam, lo Yerba Buena Center for the Arts e il CCA Wattis Institute for Contemporary Arts di San Francisco. È Contributing Editor di Leap, rivista bilingue di arte contemporanea di base a Pechino. Scrittrice prolifica, ha pubblicato su varie riviste professionali di arte e cataloghi di biennali.