Silvano Bacciardi – Uno schedario di terra e carni

Informazioni Evento

Luogo
RF64 - SPAZIO MINIMO
Via Rivo Fontanelle, 64 a , Gualdicciolo di Acquaviva, San Marino
Date
Dal al

l’esposizione sarà visibile anche domenica 8 giugno, dalle ore 16 alle ore 19, e fino al 6 luglio su appuntamento telefonico

Vernissage
07/06/2014

ore 17

Contatti
Telefono: +39 3357345025
Artisti
Silvano Bacciardi
Generi
fotografia, personale
Loading…

RF64 Spazio Minimo presenta le opere fotografiche di Silvano Bacciardi, art-director e fotografo marchigiano, che vive a Pesaro e lavora nel campo del design, della moda e del teatro.

Comunicato stampa

RF64 Spazio Minimo presenta le opere fotografiche di Silvano Bacciardi, art-director e fotografo marchigiano, che vive a Pesaro e lavora nel campo del design, della moda e del teatro.

L'inaugurazione si terrà sabato 7 giugno alle ore 17 e l’esposizione sarà visibile anche domenica 8 giugno, dalle ore 16 alle ore 19, e fino al 6 luglio su appuntamento telefonico / 335 7345025.

RF64 Spazio Minimo si trova in un piccolo appartamento posizionato in uno stabile di via Rivo Fontanelle N.64 a Gualdicciolo di Acquaviva nella Repubblica di San Marino e a causa della ridotta capienza può essere fruito soltanto da poche persone contemporaneamente quindi l’ingresso all’inaugurazione sarà riservato soltanto a colore che comunicheranno in anticipo la propria partecipazione.

Silvano Bacciardi. Uno schedario di terra e carni

Il lavoro artistico presentato da Silvano Bacciardi raccoglie e abbina in dei dittici fotografici sue fotografie di paesaggio in bianco e nero a scansioni di lastre recuperate in un mercatino dell’antiquariato, dove sono state impresse le impronte digitali che in passato sono servite agli organi di polizia per l’identificazione delle persone a cui sono appartenute. La scoperta di Bacciardi sta nella forte assonanza formale che ha riscontrato esistere tra queste due tipologie di traccia, raccolte dalla terra e dalle carni quasi come fossero un tutt’uno.

In un modo o nell’altro, il fotografo utilizza immagini già fatte. È molto raro scoprire di aver realizzato, o che altri abbiano realizzato, delle immagini mai fatte. Nella normalità della comunicazione quotidiana è consuetudine inevitabile appropriarsi di immagini già fatte (di parole già dette), di ciò che si è sedimentato culturalmente, come semantica, nella società e, nello specifico, nel sistema sociale dell’arte, della fotografia.

C’è anche chi si appropria fisicamente delle immagini, delle fotografie o di altri documenti e oggetti, per realizzare la propria espressione a partire dal già fatto, rientrando così tra gli artisti del prelievo, una tendenza ormai storicizzata, che attraversa tutta l’espressione contemporanea, dai ready-made di Marcel Duchamp a Blob (di tutto di più), una storica trasmissione televisiva di Rai 3. Parliamo di una caratteristica dell’agire artistico contemporaneo che ha fatto parlare molti critici della scomparsa dell’autore, come se questa pratica fosse una forma simbolica del nostro tempo (Manovich). Di sicuro, nell’arte contemporanea viene superata la concezione classica dell’invenzione artistica, quella che richiedeva una specifica e riconoscibile abilità pratica nel realizzare manufatti mai visti prima. Possiamo quindi dire di appartenere al tempo che ha costruito un radicale cambiamento estetico, che concepisce come normale la possibilità di prelevare qualcosa di già fatto per produrre opere d’arte originali.

Silvano Bacciardi, autore di “Uno schedario tra terra e carni”, è una persona solida nell’aspetto, radicata alla terra in un modo che è immediatamente visibile allo sguardo, le cui fotografie, quelle libere dalle committenze della professione, però, sembrano essere il frutto della leggerezza che agisce nella certezza, quella che viene richiesta a chi si muove svolazzando liberamente sulle cose, facendosi portare dal desiderio di vivere senza tempo, ma in modo concreto. Credo sia un fotografo dotato di buona competenza tecnica e dell’abilità nel fare, che si affida alla sua curiosità intellettuale, al desiderio di conoscenza, e che persegue l’esigenza dell’espressione nella fotografia artistica, quella che egli realizza stando su due piedi, quello della forma documentale e l’altro della dimensione pittorica e della grafica.

Ho fatto riferimento alla curiosità intellettuale, perché è da questa che nasce quella per gli oggetti del presente e del passato, e tra questi, per quelli che trova (o che compra) dai rigattieri. Mi riferisco a oggetti che hanno già svolto una loro funzione nella società, una funzione materiale, come sono le lastre fotografiche prodotte dalla Polizia per identificare e schedare gli individui (quelli che si presume abbiano sbagliato), dove sono impresse le impronte digitali di quegli uomini, che Bacciardi ha recuperato e che trasforma portandole ad un nuovo stadio; le distacca dalla loro realtà abituale per fargliene abbracciare una nuova, magica come l’arte che ne scaturisce, quella della combinazione che l’autore agisce tra le fotografie.

La scoperta è stata di trovare un’assonanza forte, una somiglianza di forme, tra questi oggetti e i paesaggi ritratti da lui stesso tempo addietro e che poi ha connotato nel tono dal contrasto forte della stampa in bianco e nero: il tono del grigio colorato di un’espressione che pensa al passato. È come se esistesse uno stesso spirito nella forma che caratterizza queste cose differenti tra di loro, una scrittura già data e intrappolata nelle singole fotografie. Parlo della magia che si realizza nella visione di questa ripetizione fatta da immagini speculari, ma di diversa provenienza, prodotte da sguardi Altri, che ora, unite assieme, rompono l’abitudine e creano la pausa di una silente sorpresa, quella che conduce altrove ogni osservatore.
Guardare questi “doppi” tranquillizza chi ama pensare che sia tutto già scritto, ma inquieta chi invece pensa che non esista un progetto precedente e che si costruisca tutto nella imprevedibilità della contingenza, che l’attento sguardo del fotografo ha saputo rilevare e mostrare. (Marco Vincenzi)

Come raggiungere RF64 Spazio Minimo

> dall'Italia
percorrere la via/strada Marecchiese che collega Rimini a Novafeltria. tra Ponte Verucchio e Pietracuta c'è una rotatoria che indica San Marino. seguire l'indicazione e dopo circa 500 metri si è sul confine. RF64 Spazio Minimo si trova 500 metri dopo il confine, a sinistra, risalendo la strada che porta a San Marino Città, in un edificio giallo al 2° piano (via Rivo Fontanelle, 64).

> da San Marino
seguire le indicazioni che portano ad Acquaviva e poi a Gualdicciolo. RF64 Spazio Minimo si trova 500 metri prima del confine con l'Italia, in un edificio giallo, sulla destra al 2° piano (via Rivo Fontanelle, 64).

NB
consigliamo di parcheggiare l'auto al confine e risalire a piedi perché il parcheggio auto è limitatissimo e destinato ai condomini