Signed Sealed Delivered

Informazioni Evento

Luogo
NUMERO 51
Viale Emilio Caldara, 51, 20122 Milano, MI, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/10/2025

ore 18

Generi
arte contemporanea, collettiva

Mostra collettiva.

Comunicato stampa

L’arte postale, o mail art, nacque agli inizi del Novecento come forma di comunicazione ed espressione creativa al di fuori dei circuiti ufficiali dell’arte.
Precursore fu sicuramente il futurismo italiano di Filippo Tommaso Marinetti e la sua peculiarità risiede nel fatto che ogni autore sviluppò un rapporto strettamente personale con il mezzo della cartolina (vi invitiamo a scoprirli tutti tramite la dettagliata opera di Maurizio Scudiero “Arte Postale Futurista”, Luni Editrice, 2023). Sarà poi a partire dagli anni ’60 che quest’arte assunse una forma più definita grazie a Ray Johnson (1927–1995) e alla nascita della “New York Correspondence School of Art”. Anche se diversi artisti — da Yves Klein fino a On Kawara — svilupparono strategie artistiche parallele che si avvalsero del mezzo postale, Johnson fu il primo a specializzarsi e delineare, tramite la sua fitta rete di relazioni, un progetto sempre più ampio e variegato. Tra gli artisti coinvolti si possono citare: Andy Warhol, Willem de Kooning, Robert Rauschenberg, Claes Oldenburg, Robert Indiana, May Wilson e Ruth Asawa.
Queste opere postali venivano alterate da vari autori, rendendo difficile attribuire loro una paternità univoca. Anonimato ed eterogeneità miravano a cancellare l’identificazione a fini commerciali o politici delle opere, permettendo a chiunque di esprimersi, con particolare attenzione alle comunità gay e lesbiche, che trovarono in questo mezzo uno spazio libero di espressione. Il carattere internazionale dell’arte postale, rende interessante osservare come diversi paesi abbiano attinto alle proprie tradizioni culturali per generare nuovi linguaggi.
In Giappone, ad esempio, quando nel 1871, il servizio postale giapponese introdusse ufficialmente le cartoline, queste divennero il mezzo ideale per simili comunicazioni, che spesso richiedevano solo la scritta “Buon Anno”, accompagnata dal nome e dall’indirizzo del mittente. Gli artisti del gruppo Gutai emergono in particolar modo per il loro utilizzo dei nengajo (年賀状) o nenga-hagaki (年賀はがき), cartoline di auguri tipiche del nuovo anno, che in questo caso cambiano connotazione e diventano supporto per la loro mail art.
È interessante ricordare che l’invenzione del francobollo risale al 1840 con il Penny Black britannico, seguito nel 1878, in Cina, dal Grande Drago emesso dal governo Qing. Circa un secolo dopo, a partire dai primi anni ’80, anche in Cina si sviluppò una vivace ricerca artistica sperimentale, favorita dalla circolazione di riviste e libri d’arte che introdussero le tendenze dell’arte occidentale nel paese. Un esempio significativo è quello di Huang Yan e Tie Mei, artisti originari del nord-est della Cina, che, dopo la laurea, furono assegnati a lavorare in due città molto distanti tra loro. Cominciarono così a comunicare per via epistolare, e il numero di lettere d’amore che si scambiarono segnò l’inizio della loro pratica di mail art. Quelle lettere non erano soltanto veicoli di sentimenti personali, ma anche strumenti di scambio artistico e informativo. La loro produzione è stata recentemente esposta nella mostra Mail Delivery: Chinese Mail Art by Huang Yan and Tie Mei, curata da Brian Wallace presso la Red Gate Gallery di Beijing.
In Corea del Sud, invece, il pioniere in questo settore è stato senza dubbio Kim Kulim (1936–), artista poliedrico e fortemente sperimentale, la cui ricerca ha spaziato tra pittura, scultura, installazione, performance, land art, video e mail art. Nel 1969, Kim lanciò Relics of Mass Media, considerato l’atto fondativo della mail art in Corea del Sud. Insieme a Kim Tchah-sup, inviò 300 lettere a 80 pittori e 20 redazioni di giornali. In un’intervista, Kim dichiarò: “Il mezzo stampato chiamato ‘lettera’ scomparirà presto, rimanendo solo come una reliquia. Ho creato un’opera d’arte universale che nessuna macchina potrà mai imitare.”
Negli anni ’70 e ’80, la mail art fiorì come rete internazionale sotterranea, libera dalle logiche del mercato e dai circuiti istituzionali. Le cartoline, spesso disegnate a mano, divennero piccoli capolavori unici, capaci di viaggiare da un continente all’altro con un semplice francobollo. Con l’avvento del digitale e l’esplosione di internet, la pratica dell’invio di cartoline ha cominciato a diminuire drasticamente. Oggi, in un’epoca in cui la comunicazione è istantanea e ogni persona è raggiungibile ovunque e in qualsiasi momento, spedire una cartolina diventa un gesto controcorrente, quasi un’operazione di riappropriazione del tempo epistolare.
Numero 51 invita gli artisti a utilizzare la cartolina come mezzo espressivo per dare forma a un messaggio sospeso. Il destinatario può essere chiunque o qualunque cosa: un amore, un nemico, un rimorso, un’ossessione, una verità scomoda, un insulto mai urlato, una speranza, una persona che non c’è più, oppure una versione passata o futura di sé stessi. La cartolina, nella sua totalità, diventa sia messaggio che opera d’arte. Non vi è distinzione tra fronte e retro, tra immagine e parola: l’intera superficie si trasforma in una tela bianca su cui imprimere l’essenza di un pensiero non espresso, trasformando un frammento di vulnerabilità, rabbia o sincerità in un gesto artistico.