Rooms 2.0. Drammaturgia per attrice e coro web

Informazioni Evento

Luogo
CAMPO TEATRALE
Via Cambiasi 10, 20131, Milano, Italia
Date
Dal al

ore 21 - domenica ore 18.30

Vernissage
08/04/2015

ore 21

Generi
teatro
Loading…

Uno spettacolo che affronta temi attuali eppure ancora poco indagati: dall’invadenza del doppio mediatico alla difficoltà di un’intera generazione di trovare un ruolo all’interno della società, una generazione capace di parlare con sconosciuti ma di essere sconosciuti in famiglia.

Comunicato stampa

ROOMS 2.0
Drammaturgia per attrice e coro web

scritto e diretto da Lisa Moras
con Elisabetta Mossa
co-regia Marco Bellocchio
scene e costumi di Stefano Zullo
sound design e programmazione di Alberto Biasutti
produzione Associazione K

Menzione speciale Premio Giovani Realtà del Teatro 2013
Vincitore La città infinita 2014
Finalista Festival Direction Under 30 2014

Uno spettacolo che affronta temi attuali eppure ancora poco indagati: dall’invadenza del doppio mediatico alla difficoltà di un’intera generazione di trovare un ruolo all’interno della società, una generazione capace di parlare con sconosciuti ma di essere sconosciuti in famiglia. E così se non sei capace di scegliere, di capire dove andare, tanto vale fermarsi, chiudersi in casa ed evitare qualsiasi contatto con l'altro per qualcuno può sembrare un soluzione efficace.

Prende spunto proprio dal fenomeno giapponese degli hikikomori, i giovani auto reclusi e le loro esistenze rovesciate, oggi in rapida diffusione anche in occidente seppur con diverse modalità, lo spettacolo ROOMS 2.0 in scena a Campo Teatrale da mercoledì 8 a domenica 12 aprile.

Una drammaturgia originale della giovane Lisa Moras con in scena Elisabetta Mossa nei panni di Olivia, una giovane istruita e intelligente, afflitta da un malessere esistenziale tipico della società contemporanea in cui il sovraccarico di informazioni e lo scollamento tra vero, reale e virtuale sono fattori di crisi molto profonde. Decide così di fare un esperimento estremo da condividere sul web: chiudersi nel suo appartamento e isolarsi dalla vita sociale a tempo indeterminato.

Ed è così che alle sue parole e alla sua presenza in scena è accostato un allestimento “vivente” ideato da Stefano Zullo. Al centro una tenda da campeggio, casa/manifesto della giovane auto reclusa, tutto intorno dodici lampadine rappresentano il web, un vero e proprio coro, l’unico vero interlocutore della protagonista, sono satelliti e costellazioni dell'universo/tenda/hub di Olivia e ad esso collegate, programmate da Alberto Biasutti per reagire a degli impulsi sonori. In proscenio un monitor collegato ad una videocamera posta all'interno della tenda sarà webcam, zoom, buco della serratura tramite cui spiare e farsi spiare in quel gioco voyeuristico cui spesso il web invita.

Un lavoro che utilizzando un tempo e una struttura frammentati in cui l’ironia è il registro dominante, non pretende di indicare vie né dare giudizi morali, ma soltanto puntare un faro su un allarmante fenomeno sociale e sui punti di contatto che questo ha con la vita di tutti noi.

Note allo spettacolo
ROOMS 2.0 prende spunto dal fenomeno degli hikikomori, termine giapponese che significa letteralmente stare in disparte, isolarsi e si riferisce a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale. In Giappone gli hikikomori sono circa numero di un milione, ma il fenomeno è ormai una realtà anche in Europa.
In ROOMS 2.0 la clausura viene presentata dalla protagonista come una protesta, come un atto di liberazione che diviene narcisistica autodeterminazione e che cresce come onirica realizzazione del sé nel proprio annientamento: non esisto quindi sono. Ma tanto più non esisto come essere umano all'interno della società, tanto più divento qualcuno nel web.
Olivia, pur essendo sola in scena, dialoga costantemente con un sistema di interlocutori distanti da lei e lo fa tramite i mezzi tecnologici di cui dispone. Le voci del web, i familiari, gli amici, i commentatori del suo blog, gli sconosciuti delle chat-room agiscono come un vero e proprio coro: osservano, intervengono, difendono, accusano, esistono prima e dopo la connessione che Olivia stabilisce con loro.
La nostra ricerca è ruotata intorno all'individuazione di un codice rappresentativo che non portasse in scena l’assenza, ma la costante presenza di una realtà mediata, tecnologica e virtuale, priva del contatto, quindi solo percepita.
Al centro della scena una tenda da campeggio rialzata, fragile casa/manifesto di Olivia in cui poter scegliere se mostrarsi o celarsi, da indossare come una gonna, o picchettare per un sit in di protesta. A circondarla dodici lampadine, satelliti e costellazioni dell'universo/tenda/hub di Olivia e ad esso collegate, programmate da Alberto Biasutti per reagire a degli impulsi sonori. Rappresentano le presenze digitali con cui Olivia interloquisce, il coro. In basso uno schermo video collegato ad una videocamera posta all'interno della tenda che verrà utilizzata da Olivia. Sarà webcam, zoom, buco della serratura tramite cui spiare e farsi spiare in quel gioco voyeuristico cui spesso il web invita.
Nella drammaturgia di ROOMS 2.0 un'esilarante conversazione in chat con due sconosciuti viene spezzettata lungo il dramma, i video-messaggi caricati da Olivia sono la chiave del suo successo nel web grazie al loro contenuto dissacrante, il coro del web alterna critiche e lodi in una continua bagarre virtuale, le assurde telefonate con la famiglia nel tentativo di aiutarli a capire. Ma capire cosa?
E' il segreto indicibile di Olivia. L’inesplicabile, vergognosa fatica che si fa ad abbandonare un sistema che sappiamo essere fallimentare, ma con il quale siamo cresciuti. Un disagio interiore condiviso e da molti celato. Il segreto della generazione definita choosy a cui è stato detto “puoi essere ciò che vuoi” e che scopre che non è affatto così.